Segnalo questa intervista a Moretti uscita ieri sull’Unità. Riguarda il Caimano…
«Berlusconi si lascerà alle spalle solo macerie»
di Natalia Lombardo
Ho preso la mia decisione venticinque anni fa, nel 1986, quando fondai la Sacher Film con Barbagallo. Gli dissi: non voglio essere finanziato dalla Fininvest, ma dalla Rai, dalla tv pubblica e non dalle reti di Berlusconi, che ancora non era sceso in politica. Perché l’uomo è così e i fuochi alle spalle del Caimano, nel finale del film (http://tv.repubblica.it/copertina/no-al-caimano-a-parla-con-me-la-scena-contestata/61744?video=&ref=HRER1-1), sono le macerie che Berlusconi si lascia dietro: macerie istituzionali, macerie costituzionali, macerie culturali e macerie etiche. Lo dicevo già cinque anni fa, lo ripeto ora». Nanni Moretti sta lavorando al suo film in prossima uscita, Habemus Papam, questo sì coprodotto con la Rai; questa volta il regista non è restio a parlare come è di solito con i giornalisti.
La direzione generale della Rai ha chiesto il taglio del finale del Caimano perché avrebbe “deprezzato” il film per una prossima messa in onda. Una censura preventiva? «Le cose sono molto semplici: primo, la Rai ha acquistato il film dopo che era stato fatto per 5 passaggi tv in 5 anni, fino al 2013. Ha già sprecato tre anni di questi cinque, non avendolo mai programmato. Secondo: in questi cinque anni, e soprattutto nelle ultime settimane, molti giornalisti mi hanno cercato perché ciò che accadeva, e accade, era identico al finale del Caimano. Non ho mai voluto commentare perché trovo patetico dire “eh sì… io avevo detto”. Ho preferito evitare, ma adesso no. Terzo: il direttore di RaiTre aveva intenzione di programmarlo ma mi dicono che gli è stato detto di no, non so da chi, né perché».
Hanno detto che sarebbe stato trasmesso su RaiUno, ma senza stabilire alcuna data. «RaiUno? Non sono un ingenuo né un vittimista, ma che la Rai pensi di programmarlo in queste settimane… lo vada a raccontare a qualcun altro più ingenuo di me. La Rai ha pagato per acquistare il film, la Sacher l’ha venduto perché venga trasmesso e non certo per nasconderlo. Per questo mercoledì, con alcuni autori di Parla con me, è nata l’idea di mandare il finale. Ci avevamo pensato in altre occasioni in cui era vicinissimo all’attualità».
Aveva dato la sua autorizzazione a RaiCinema, quindi ha deciso lei di non tagliarlo e di levarlo dal programma di Serena Dandini? «Hanno detto che si sarebbe “deprezzato” per quei 7 minuti, in vista della programmazione? Sono ingenuo ma c’è un limite anche all’ingenuità. Se non era possibile mandare neppure tutto il finale, allora abbiamo deciso con gli autori di non trasmettere nulla».
Ingenuo o no, in questi anni lei ha sempre avuto un rapporto con la Rai. «Ci sono registi e scrittori che non decidono neppure nel 2011, io la mia decisione l’ho presa nel 1986, quando ho fondato la Sacher con Barbagallo gli dissi: se i film hanno bisogno anche di finanziamenti dalla televisione, non voglio essere finanziato dalla Fininvest, non era ancora Mediaset, ma dalla Rai. Ho sempre lavorato con la tv pubblica e la Rai mi ha sempre detto di sì, dai tempi di Notte Italiana, con Mazzacurati, tranne che per il Portaborse, del 1991».
Prima di Tangentopoli, un film profetico anche quello? «Sì, era un anno prima degli scandali delle tangenti. C’è chi ci arriva prima e chi dopo a capire le cose. Per il Caimano, per stare più tranquilli sia io che loro, non abbiamo voluto la coproduzione e ho realizzato il film con un partner francese, poi la Rai ha acquistato i diritti tv per cinque anni. Tre sono passati e non è ancora andato in onda. Non faccio proclami, ma vorrei un po’ di sincerità, che ci si assuma la responsabilità delle proprie azioni, o non azioni».
Lei quindi ha sempre scelto la tv pubblica, per una questione etica? «Per me le reti pubbliche e quelle Mediaset non sono la stessa cosa. Una cosa è essere finanziato dalla tv pubblica, un’altra è esserlo dalle reti di Berlusconi, che fin dall’inizio erano una certa visione del mondo. È una questione di pelle, da 25 anni ho fatto la mia scelta, anche di non usare la distribuzione Medusa. Non mi sentirei a mio agio, e trovo prepotente e stupida la frase “la coerenza è la virtù degli imbecilli”».
Che impressione le fa sentire Berlusconi pronunciare le stesse parole del suo personaggio nel film? Contro i magistrati, i comunisti, il popolo che paga… Sono identiche. «Non ho qualità profetiche, sono solo un po’ più attento. Berlusconi non è diventato questa persona, è sempre stato così. Lo dissi cinque anni fa e lo ripeto ora: i fuochi alle spalle del Caimano sono le macerie che Berlusconi si lascerà alle spalle. Macerie istituzionali, macerie costituzionali, macerie “culturali” e macerie etiche. Sulle macerie economiche non parlo perché non ci capisco nulla. Ma non ho la palla di vetro, basta non distrarsi troppo. E uno dei nostri problemi è l’assuefazione, l’abitudine a considerare normali cose che non lo sono».
È un’eco del suo “urlo” che lanciò alla sinistra a Piazza Navona nel 2002? «C’è chi il conflitto d’interessi lo ha considerato un problema nel 1994 e chi nel 2009».