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Desaparecidos argentini: l’imputato Massera è morto, ma per la Corte era colpevole

Angela Aieta, Giovanni Pegoraro e Susanna Pegoraro “sono stati sequestrati da gruppi armati, hanno trascorso un periodo di detenzione e dopo essere stati sottoposti a torture sono stati uccisi con  modalità particolarmente odiose che non hanno neppure consentito di rinvenirne le spoglie mortali”.

L’ammiraglio Emilio Massera, capo della Scuola militare della marina argentina a Buenos Aires, il luogo in cui sono stati commessi questi omicidi nel 1976, è morto l’8 novembre scorso. E il processo in cui a Roma era accusato di fronte alla I Corte d’Assise si è chiuso oggi perché i reati ascrittigli sono “estinti per intervenuta morte dell’imputato”. Ma la sentenza con cui si conclude il processo emessa dalla corte presieduta da Anna Argento -giudice a latere Luciano Pugliese – lo dichiara di fatto colpevole dei reati imputati.

Il processo nei confronti di uno dei quattro componenti della Giunta militare golpista argentina era stato avviato nell’aprile del 2009 ed è stato uno dei processi che la Procura di Roma – Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo -è riuscita a far celebrare negli ultimi dieci anni contro le efferatezze dei militari golpisti dell’Argentina nel periodo della dittatura (1976-1983). Tre i “desaparecidos”  dei quali era chiamato a rispondere Emilio Massera, i due Pegoraro padre e figlia e Angela Aieta. Quest’ultima è stata uccisa per aver cercato di difendere un figlio arrestato. Sposata con Umberto Gullo, compaesano con il quale aveva avuto quattro figli, aveva cercato di aiutare il figlio Dante, dirigente della Gioventù peronista, al momento del suo arresto. Per questa ragione era stata poi sequestrata dai militari insieme a un altro figlio, Jorge Salvador. In un precedente processo proprio grazie alle testimonianze di Dante Gullo e dei sopravissuti della Scuola militare della marina il Pm Francesco Caporale aveva potuto far condannare alcuni militari argentini. Un film su di lei “Necisitàs algo Nena?”sarà proiettato mercoledì alle 18,30 alla Casa Argentina (via Veneto 7).

“Bel corso dell’istruttoria dibattimentale – spiegano dunque i giudici della Corte d’Assise chiamati a giudicare Massera – sono emersi molteplici, obiettivi e univoci elementi di riscontro dell’ipotesi accusatoria che individuano nell’imputato, nella sua qualità di Ammiraglio Comandante della Marina Militare Argentina, non solo uno dei principali ideatori di quel piano di eliminazione dei potenziali oppositori al regime dittatoriale instauratosi in seguito al colpo di stato avvenuto il 24 marzo 1976, noto come Processo di Riorganizzazione Nazionale, ma anche come uno dei più attivi esecutori di quel medesimo piano, arcuato unitamente ad altri ufficiali della Marina facenti parte del Grupo de Tarea 3,3,2, mediante la istituzione presso la Escuela Superior de Mecanica de la Armada (Esma) di un centro di detenzione clandestina nel quale sono stati condotti tra gli altri i cittadini italiani Angela Aieta, Giovanni Pegoraro e Susanna Pegoraro che, sequestrati da gruppi armati, ivi trascorsi un periodo di detenzione e dopo essere stati sottoposti a torture sono stati uccisi con modalità particolarmente odiose che non hanno neppure con sentito di rinvenirne le spoglie mortali…”.

Continua intanto sempre davanti alla I Corte d’Assise l’altro processo per il desaparecido cileno Omar Venturelli, per il quale è detenuto l’ex Pm militare Alfonso Podlech. La prossima udienza è prevista per il 10 marzo. La sentenza prevista entro giugno. In attesa di risposta invece dal Brasile la richiesta di estradizione per l’ex militare argentino Cesar Alejandro Enciso, arrestato il 30 novembre a Rio dove viveva sotto falso nome: anche lui deve rispondere dell’omicidio di alcuni detenuti argentini cittadini italiani torturati e fatti sparire nell’Automotores Orletti, un garage trasformato in luogo di torture.

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