Informazioni che faticano a trovare spazio

Arcore: lo chiamano “Betty”. Attorniato da poliziotte e lesbicheggianti

Claudia Fusani sull’Unità:

Interni di villa San Martino, Arcore, la residenza del presidente Berlusconi. La mattina del 24 ottobre 2010 alle 4 e 44 del mattino, il 12 luglio all’1 e 48, il 23 agosto, solo alcune delle tante serate bunga-bunga secondo le indagini della procura di Milano. Si vede un letto sfatto in una camera arredata con mobili e tendaggi e tappezzerie antiche, sulla libreria le foto di un giovane Silvio Berlusconi; le gambe nude di una ragazza (la stessa Barbara Guerra) sdraiata che guarda lo schermo di una televisione; i baci saffici di tre ragazze che mimano scene intime; Barbara Guerra strizzata in una divisa da poliziotta che gioca con un paio di manette quasi fossero un oggetto erotico; Lele Mora che fa ginnastica con un amico.

Dagli atti depositati per il processo Ruby spuntano le foto estratte dalle memorie degli I-phone e dei Blackberry di Barbara Guerra, Arisleida Espinosa, Ioana Visan, Concetta De Vivo, Iris Berardi, cinque delle 33 ragazze coinvolte, secondo l’accusa, nel giro di prostituzione che aveva come sfondo la dimora di Arcore e per tema il bunga bunga. Serate che hanno avuto per protagoniste due minorenni (Karima El Magrough e Iris Berardi) e venivano ricompensate con un preciso tariffario: duemila euro per la partecipazione, 5000 per il bunga-bunga, 7000 per la prescelta che passava la notte con «lui», il Presidente chiamato «Betty».

Gli investigatori precisano di aver allegate le immagini al fascicolo perché documentano «dati rilevanti ai fini dell’indagine». Documentano che quelle serate non erano «normalissimi incontri tra amici» come dice il premier. Né «occasioni conviviali» come ripetono in coro le ragazze nei verbali difensivi. E provano che la beneficenza del premier («sono come una Caritas») era la ricompensa per incontri sessuali.

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