I redattori dei Quaderni dell’Ora hanno reagito stizziti alle ovvie proteste, diciamo minime, suscitate dal numero che hanno dedicato all’omicidio di Mauro Rostagno per il quale si celebra il processo (nella foto la corte). Nell’ansia di dar corpo a quello che appare il sordo incubo degli scriventi, Lotta Continua come uno dei possibili mandanti occulti alle spalle della mafia se capisco bene (beh, come scenario niente male…), non solo non hanno tenuto conto di quanto Rostagno scrisse e disse pubblicamente nell’agosto e nel settembre ’88 come emerge dal suo memoriale sull’omicidio Calabresi che la Procura ha messo agli atti, cosa che ho già cercato di ricordare in un precedente commento, ma non hanno esitato neanche ad avventurarsi in ricostruzioni fantasiose di colloqui mai avvenuti. Di cosa parlo? Parlo dell’avvincente scambio di battute che secondo loro sarebbe intercorso in carcere tra il capomafia Mariano Agate e il fondatore delle Brigate rosse Renato Curcio.
Nel loro opuscolo hanno scritto infatti che alla fine del ’96 Curcio venne convocato dalla Procura di Trapani per essere ascoltato. “Al procuratore Garofalo l’irriducibile ex capo delle Br – spiegano i redattori dei Quaderni dell’Ora – conferma l’incontro avuto anni prima nel carcere di Favignana con il boss Mariano Agate che, sornione, gli avrebbe confidato: Beddu miu, l’affare Rostagno roba vostra è”. Concludono i due redattori: “Vostra di chi?”.
Peccato che la realtà sia diametralmente opposta, come conferma l’unico documento probante, il “ verbale di sommarie informazioni” con cui la Procura di Trapani acquisì le risposte da parte di Renato Curcio il 31.7.1996. Il verbale porta il numero di registro 339/96 Rg mod 21, è stato redatto a Roma presso gli uffici del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, presenti il procuratore G.Garofalo, il sostituto A.Rovida e il dirigente Digos della Questura di Trapani G. Pampillonia. Ed è agli atti processuali.
Ecco cosa vi si legge in proposito. “Non risulta al vero – risponde Renato Curcio a una precisa domanda in proposito – che io sia stato avvicinato in carcere da Agate Mariano che mi avrebbe, nell’occasione, detto che l’omicidio di Mauro non era cosa che riguardava la mafia. Ritengo di non averlo mai incontrato o, quantomeno non lo conosco personalmente”.
E allora? Non resta che l’uso del corsivo per nobilitare il testo e il dialetto per infondere maggiore credibilità. Peccato però, beddi miei, che non ci sia nulla di vero. Se sono tornato a parlare dei Quaderni de l’Ora l’ho fatto per una giusta esigenza: evitare che questo uso spregiudicato delle ricostruzioni – come lo scambio di battute mai avvenuto a Favignana tra Agate e Curcio – inganni eventuali lettori.