Informazioni che faticano a trovare spazio

Raja El Fani: Tunisi, il quadro politico

Ricevo questa corrispondenza da Tunisi, è di Raja El Fani che analizza i contorcimenti del quadro politico tunisino.

Mescolanze politiche in Tunisia

di Raja Elfani


Lo chiamano la Dégage Attitude il movimento nato intorno alla parola d’ordine francese, un invito reiterato sotto vari balconi, un segnale inequivocabile delle intolleranze popolari. La resistenza implacabile della Kasbah ormai innervosisce, è il luogo dove si è radicata una predisposizione al disordine ma anche dove i partiti vengono a modellare le tendenze.

Un gruppo fra i manifestanti della Kasbah domenica scorsa, guidati da una fazione agitata del sindacato ormai diviso, si è spostato sull’Avenue Bourghiba permettendo l’insinuazione di banditi lanciati ad incendiare i negozi e ad azionare i cecchini del Ministero degli Interni. Bilancio: morti e vittime di aggressioni selvagge. L’indomani la polizia ancora irritabile prosegue gli arresti a vista alla rinfusa nel cuore della capitale. Cronaca di repressioni politiche non coperta ufficialmente. Non esiste ancora in Tunisia un’indipendenza mediatica. Dopo che le tv nazionali avevano ripreso la pratica della censura denunciato dai dipendenti come la giornalista Amel Chahed, si è dimesso con tre ministri anche il direttore dell’ORTT. Ma la denuncia di Ghannoushi sgravato arriva comunque su Al Jazeera: l’arresto di un conducente che trasportava 90 mila dinari cash conferma la persistenza del clan Ben Ali-Trabelsi nel seminare violenza e caos pagando casseurs. Cani sciolti senza causa, evasi dalle prigioni appositamente incendiate, che offrono servigi anche alle milizie presidenziali libiche contro somme allettanti.

Eppure ci sono vere manovre politiche dietro le dimissioni di Ghannoushi ed era ampiamente immaginata la nomina del successore Sebsi, altro oratore della vecchia guardia indirettamente connesso con una coalizione maturata in questi due mesi, il famigerato Consiglio per la Rivoluzione. Nessma tv, presieduta da Karoui dalle discrete ambizioni politiche, diffonde prontissima un’intervista di Sebsi di gennaio mentre gli attivisti di Facebook propongono con più perspicacia un’intervista di Mestiri dello stesso programma, eminenza grigia della sinistra arabista riattivata nell’ombra. Il circolo degli oppositori storici è diviso sulla questione di uno Stato neutrale e anticlericale: l’élite francofona desturiana (partito dell’indipendenza) vede in Sebsi il legame con il gruppo zituniano (tendenza islamica). Qualcuno parla di complotto, termine che vuole allertare su uno spostamento di potere non proprio democratico. Una mossa che gode tuttavia di legittimità. Mestiri era presente al congresso a metà febbraio del FDLT partito socialista del dottor Ben Jaafar che raduna consensi internazionali tramite lo sponsor francese implicito.

Dall’esterno, la Francia incaricata dall’UE della tutela democratica in Tunisia accoglie il cambiamento tunisino con una spolverata diplomatica. Una domenica decisamente ben coordinata quella del 27 febbraio 2011, e incoronata in metropoli con nuove nomine (Esteri, Interni, Difesa). Dall’interno, il trapianto improvviso di Sebsi indica un accaparramento senza decreto del potere decisionale. La facciata Sebsi trascina con sé la spinta conservatrice (che unisce la destra e la sinistra) ingrossata con Ennahda e forze secondarie come il POCT di Hamami manipolabile e utile per il dialogo popolare anche nelle università. Fra la sessantina di partiti che nello stesso arco di tempo hanno depositato il proprio statuto qualcuno dovrà sviluppare una certa sagacia per assicurare al paese un autentico pluralismo. La voce di Gilbert Naccache, fra gli intellettuali impegnati nell’analisi del risveglio rivoluzionario, prevale con l’ammonimento di un’ulteriore lotta di clan dietro a queste nominazioni di singoli. Un clima preelettorale per una oscura maggioranza che si fa avanti languidamente.

Ultimi

Un milione e mezzo i bambini ucraini “inghiottiti” dalla Russia

Un milione e mezzo di bambini e adolescenti ucraini...

Ancora dossieraggi e schedature

Tornano dossier e schedature. Il video che è stato...

Podlech, il Cile lo ha condannato all’ergastolo

ERGASTOLO CILENO PER ALFONSO PODLECHI giudici cileni hanno aspettato...

Era ubriaca…

“Era ubriaca, così ha favorito chi le ha fatto...