Wikileaks rivela: l’Aiea aveva avvertito due anni fa il governo giapponese. “Centrali non sicure, a rischio per terremoti”
mercoledì, 16 Marzo, 2011Due anni fa l’Aiea aveva avvertito il governo giapponese: le vostre misure di sicurezza negli impianti sono obsolete, un terremoto può porre seri problemi (nella fopto lo tsunami). Lo rivelano i cables di Wikileaks, ripresi oggi dall’inglese Daily Telegraph.
Così va il nucleare. All’Aiea naturalmente i giapponesi dissero che avrebbero provveduto. Chi deve rispondere della sicurezza non solo di un paese come il Giappone ma dell’intero mondo, a due passi ormai dall’apocalisse?
Chi è il nuclearista che può risponderne di fronte al pianeta e ai suoi poveri abitanti?
Riprendo dal corriere.it del 16.3.11:
L’Aiea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, già due anni fa mise in guardia il governo giapponese circa il pericolo che le centrali nucleari del Paese asiatico non fossero in grado di resistere a sismi di particolare potenza e poi anche il rischio di catastrofe nucleare a Fukushima. È quanto emerge da cablogrammi diplomatici riservati, diffusi dal sito on-line WikiLeaks, il cui contenuto è stato ripreso sul quotidiano britannico “The Daily Telegraph”. Stando ai documenti citati dal giornale, un dirigente dell’agenzia di controllo Onu comunicò alle autorità di Tokyo che le misure di sicurezza negli impianti erano obsolete, e che un terremoto davvero forte avrebbe «posto seri problemi».
La replica delle autorità nipponiche consistette nel formale impegno a migliorare gli standard in tutte le centrali, e in particolare a istituire un centro di reazione rapida proprio in quella di Fukushima 1: dagli stessi cablo risulta però che lo scenario più grave preso in considerazione contemplava un movimento tellurico d’intensità non superiore ai 7 gradi sulla scala aperta Richter, dunque due in meno rispetto all’effettiva forza del terremoto di cinque giorni fa.
SE NE DISCUSSE AL G8 – Dal quotidiano londinese risulta anche che la sicurezza nelle centrali atomiche giapponesi, cioè di uno dei Paesi più sismici al mondo, fu argomento di discussione persino in occasione del vertice del G8 che si tenne a Tokyo nel 2008. Un altro cablogramma, inviato a Washigton dall’ambasciata Usa in Giappone successivamente a quel summit, e parimenti entrato in possesso del sito di Julian Assange, riporta il parere di un esperto, non identificato, il quale manifestò tutta la sua preoccupazione a chi di dovere: soprattutto, segnalò come le norme di sicurezza anti-sismiche fossero state revisionate soltanto tre volte in 35 anni, e che alcuni terremoti avvenuti all’epoca avevano superato i criteri sulla base dei quali erano state progettate le centrali. Un anno dopo, come dimostrano ulteriori messaggi secretati, il governo di Tokyo riuscì a bloccare una decisione della magistratura che avrebbe comportato la chiusura di un impianto nella parte occidentale del Paese, in quanto inidoneo a resistere a una magnitudo maggiore di 6,5 gradi: i tecnici dell’esecutivo riuscirono invece a convincere i giudici che il reattore era sicuro, e che tutti i test avevano sortito esiti soddisfacenti. Infine, sempre secondo i testi divulgati da WikiLeaks, tre anni fa un parlamentare nipponico piuttosto noto, Taro Kono, confidò a diplomatici statunitensi che in Giappone erano stati «occultati» diversi incidenti nucleari avvenuti nel passato.
TEPCO NEL MIRINO – Proprio su questo tema la Tepco – ente di gestione della centrale giapponese di Fukushima – non gode di buona fama per quel che riguarda la tempestività e la chiarezza delle informazioni. Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, già nel luglio 2007 un sisma di magnitudo 6,8 danneggiò l’impianto di Kashiwazaki-Karuwa, il più grande del mondo con i suoi sette reattori: il primo giorno la Tepco minimizzò i danni per poi ammettere 24 ore dopo che i progettisti non avevano preso in considerazione l’eventualità di un terremoto così potente. La gestione della crisi, secondo quanto risulta dai dispacci diplomatici statunitensi diffusi dal sito di WikiLeaks, suscitò la forte irritazione del governo di Tokyo, e l’allora premier Shinzo Abe criticò il fatto che i rapporti fossero arrivati tardi: «Le centrali nucleari non possono funzionare senza la fiducia dei cittadini, e la rapidità e la trasparenza dell’informazione sono necessarie per ottenere tale fiducia».
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