Chi pensava che Hamas fosse ilo peggio non conosce i Salafiti. I peggiori poi dei Salafiti sono i Guerrieri sotto Allah (Jund Ansar Allah), quelli che probabilmente stanno torturando il volontario Vittorio Arrigoni per ottenere la liberazione di propri prigionieri (nella foto salafiti di Gaza).
Da tempo i salafiti – Salafya significa letteralmente “Movimento degli antenati” – si sono asserragliati in Kabilia, sulle montagne algerine, e da lì’ cercano di fare proseliti nel resto dell’Algeria e del Maghreb, non con grande successo.
Nella striscia di Gaza dicono di essere in 10 mila, ma la cifra è certamente gonfiata, contro i 25 mila militanti di Hamas con cui disputano il potere.
Sono tre i principali gruppi movimenti salafiti attualmente operativi nella Striscia di Gaza: si tratta del Jund Ansar Allah (i Guerrieri sotto Allah), del Jaish al-Islam (l’Esercito dell’Islam) e del Jaish al Umma (l’Esercito della Nazione). Il più pericolo di questi gruppi per Hamas e per gli equilibri dell’area è Jund Ansar Allah.
Il leader di questo gruppo salafita, Abdul Latif Abu Moussa, è stato ucciso dai sicari di Hamas durante gli scontri dell’agosto 2009. Nonostante la perdita del suo leader, il movimento non solo è sopravvissuto, ma si è rafforzato soprattutto grazie al commercio attraverso i tunnel clandestini nel sud della Striscia di Gaza.
I salafiti si rifanno al movimento islamico della Salafiyya, che letteralmente significa ‘Movimento degli antenati’, fondato dal riformista egiziano Rashid Rida verso la fine dell’Ottocento. Le organizzazioni salafite si caratterizzano per una rigorosa ideologia apocalittica che comprende un netto rifiuto di tutto quanto è relativo all’Occidente.
Il loro obiettivo è quello di ristabilire il ‘vero Islam’ tramite il ritorno alle fonti, ovvero al Corano e alla Sunna del Profeta Maometto. In passato le autorità di Hamas hanno tentato di reprimere, senza successo, il complesso universo salafita presente nella Striscia di Gaza. Estremisti sul piano religioso e politico e in concorrenza con Hamas, che giudicano troppo morbido nell’applicare la Sharia, estraneo all’ideale del Califfato mondiale predicato da Bin Laden e troppo prono al compromesso politico-militare.
Con alcuni di questi ‘deviazionisti’ Hamas è parso voler stabilire in passato un modus vivendi: per esempio con Jaysh al-Islam, legato al potente clan familiare dei Doghmush e coinvolto in operazioni congiunte come la cattura del militare israeliano Ghilad Shalit.
Con i gruppi più riottosi, invece, è scoppiato il conflitto aperto, come nel caso di Jaysh al-Umma, il cui capo, Abu Hafs, è stato arrestato, e sopratutto di Jund Ansar Allah (i Guerrieri di Allah): protagonista nel 2009 di una ribellione vera e propria, con decine di ‘mujaheddin’ armati nella moschea-bunker di Rafah, stroncata nel sangue da Hamas solo dopo una violenta battaglia campale di diverse ore.