Oggi il vescovo di Tripoli Monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli si è recato all’obitorio dell’ospedale per vedere lo stato degli otto corpi di eritrei ritrovati morti sulla spiaggia della città. Sentito dai redattori di Misna, il giornale dei missionari, Martinelli ha dichiarato che a causa dell’avanzato stato di decomposizione non è possibile confermare la notizia di colpi di arma da fuoco sui corpi.
Gli otto cadaveri fanno parte di un numero più ampio di corpi ritrovati a Tripoli, già fatti seppellire dai funzionari dell’ambasciata eritrea. Don Moses Zerai di Habeshia che ieri aveva denunciato l’esistenza di corpi di profughi eritrei raggiunti da colpi di arma da fuoco aggiunge: “Per certo mi è stato riferito da connazionali in Libia che hanno visto i corpi, che ad essere colpiti sono stati due giovani e due donne. Uno dei due giovani morti presentava una grande ferita al ventre, che in ospedale hanno cercato in qualche modo di ricucire”.
In questi giorni le forze lealiste di Gheddafi stanno esercitando pressioni sui profughi per farli partecipare, al loro fianco, nella guerra contro i ribelli. Questa è stata tra l’altro una delle ragioni che hanno spinto il 22 marzo 335 eritrei ed etiopi ad imbarcarsi su uno scafo di fortuna, nonostante il mare piuttosto agitato. Di quella imbarcazione è stata poi persa ogni notizia. Salvo vedere poi tornare a riva, negli ultimi giorni, corpi di profughi morti.