Informazioni che faticano a trovare spazio

18 maggio, l’udienza del processo Rostagno

Purtroppo oggi Rino non ha potuto fare il resoconto di tutta l’udienza, ci ha raccontato solo la mattinata. Adesso per un po’ di giorni si occuperà della sua salute, spero non me ne voglia se lo scrivo qui, ma questa pagina vuole seguire il processo, e anche raccontare e raccogliere ricordi di Mauro. Ma come dice il nostro amministratore è anche una pagina fatta di persone, e gli “inquilini” sanno quanto sia prezioso il suo lavoro. Forse farà un articolo, non lo so. Io non credo di essere la persona più adatta a scriverne, anche perché oggi non ero in aula e Chicca è in volo per tornare. Credo che alla fine della prossima udienza -il prossimo mercoledì- quando finiranno di sentire Emilia, potremo raccontarvi ciò che sarà emerso in aula dalla testimonianza di due donne allora giovani ragazze, Silvana era ancora più piccola di me. Conosco le carte, e da quel poco che ho sentito dell’udienza di oggi, ancora una volta emerge quanto alcune piste, tanto acclamate, furono… mi manca la parola. A mercoledì prossimo e grazie ancora a tutti voi di essere qui. Maddalena

“Sta diventando oramai la costante del dibattimento davanti la Corte di Assise di Trapani. Non manca udienza dove non emergono circostanze anomale. Vicende che non correttamente trattate nella fase investigativa hanno finito con il creare equivoci. Anche gravi. In questo momento dopo l’intervento del difensore di parte civile avv. Carmelo Miceli, il pm Gaetano Paci sta producendo gli originali dei registri di presenza all’interno della comunità Saman all’epoca del delitto di Mauro Rostagno.

L’indagine “Codice Rosso” quella che nel 1996 puntò l’accusa contro la cosiddetta pista interna alla comunità indicò alcuni degli indagati in quel troncone d’inchiesta come presenti nei giorni del delitto all’interno della Saman. La Digos presentò agli atti una trascrizione informatica dell’elenco delle presenze, e però dopo l’intervento dell’avv. Miceli, si è fatto notare che vi sono enormi discrasie tra il registro scritto in maniera elettronica, e quello trascritto a mano.

Il secondo peraltro è fotocopia del registro originale, Chicca Roveri, presente in aula, non ha riconosciuto come proprio quello trascritto elettronicamente, era lei che si prendeva cura del registro delle presenze e l’unico documento corretto in tal senso è quello vergato a mano. Che non corrisponde però con l’altro che sarebbe stato usato durante le indagini.

Il pm Paci ha prodotto la fotocopia del registro delle presenze, la Corte, presidente Angelo Pellino, ha chiesto al pm di provvedere per quanto possibile a recuperare il registro originale. Richiesta fatta anche dalle difese degli imputati, Vito Mazzara e Vincenzo Virga. Adesso sta deponendo l’ispettore della Digos Pietro Amodeo.

L’ispettore Amodeo ha svolto accertamenti a proposito della presenza di Francesco Cardella, l’ex guru della Saman, il giorno 26 settembre del 1988 all’interno della Saman.

Amodeo ha detto di avere accertato che lo stesso quel giorno si trovava a Milano e di essere arrivato a Trapani dopo il delitto. La Digos accertò che lui arrivò con un volo Alitalia a Palermo l’ispettore però visionando la documentazione non è riuscito a dire a che ora Cardella partì quel giorno da Milano. Sullo stesso volo c’era l’on. Bartolo Pellegrino. Ma anche in questo caso sebbene avendo a portata di mano la documentazione l’ispettore non è riuscito a essere preciso sugli orari di partenza del volo da Milano. L’ipotesi circolata negli anni è quella che Cardella si sarebbe presentato in aeroporto quando ancora Rostagno non era stato ucciso, ma Pellegrino sentito avrebbe dichiarato che Cardella era presente in aeroporto come se già sapeva che Rostagno era stato ucciso. Un giallo rimasto tale e mai chiarito.

Il pm Del Bene che sta conducendo l’esame sta provando a fare emergere quando Cardella comprò il biglietto: “Lo comprò quel giorno dopo avere ricevuto la telefonata sulla uccisione di Rostagno”. Un volo Milano Palermo però rimasto senza ora. Del Bene prosegue domandando gli accertamenti della Digos a proposito dell’utilizzo della base aerea di Kinisia, un aeroporto militare ufficialmente chiuso, sotto la gestione della base militare di Birgi. Kinisia è inattivo dalla fine degli anni 50 (ora è diventata sede della tendopoli per i clandestini, trasformato in centro di identificazione espulsione). La Digos accertò che Kinisia fu utilizzata tra maggio e giugno del 1988 per una operazione militare, “abbiamo acquisito delle immagini realizzate in quella occasione da una tv privata trapanese”. “L’esercitazione ci venne confermata anche dal ministero”. “Una pista in disuso abbastanza efficiente”. Su quella pista Rostagno avrebbe seguito di nascosto l’atterraggio notturno di un misterioso aereo dal quale venivano scaricate armi.

“Su quella pista – ha detto Amodeo – potevano atterrare aerei super leggeri”. Ma le prove di quella scoperta fatta da Rostagno non ci sono, restano sullo sfondo del delitto come possibile movente. Un movente però che venne preso in considerazione solo dopo, per l’operazione Codice Rosso la Digos puntò alle “vendette” interne alla Saman, anche se in ultimo il ruolo ambiguo di Cardella fece pensare che lui poteva avere conoscenza di quella scoperta fatta da Rostagno e per una ragione qualsiasi si sarebbe infastidito per questa cosa. Ma sono solo ipotesi e nient’altro.

Amodeo ricorda che la Digos ascoltò dei testi che raccontarono della scoperta fatta da Rostagno mentre in quel luogo era appartato con una donna. In una precedente udienza si era detto che quella donna sarebbe stata la compagna di un generale, Angelo Chizzoni.

“Rostagno ci dissero i testi, Sergio Di Cori, e un’altra che non ricordo il nome (Alessandra Faconti ndr) aveva ripreso quell’atterraggio notturno e avrebbe fatto vedere la cassetta a Cardella”.

Amodeo ha proseguito ricordando che il teste Francesco Elmo, faccendiere dei servizi segreti, avrebbe confermato l’esistenza di un segreto traffico di armi fatto sulla pista di Kinisia. Secondo altre indagini questo traffico sarebbe stato compiuti con le copertura istituzionali dei servizi segreti, un traffico in cui la mafia avrebbe avuto un ruolo.

Il pm Paci torna a chiedere degli accertamenti sulla partenza da Milano di Cardella. Amodeo insiste nel dire che Cardella partì da MIlano dopo essere stato avvertito della uccisione di Rostagno. E di avere accertato che in effetti da Saman di Lenzi partì la telefonata che avvertiva Cardella del delitto. Altra circostanza anomala è quella che per la prima volta Cardella si era allontanato da Lenzi per raggiungere l’aeroporto di Palermo, per partire verso Milano, con la sua Bentley, che di solito restava nel parcheggio della Comunità.

Stavolta nei giorni antecedenti il delitto Cardella lasciò Lenzi portando via la sua auto per arrivare a Palermo. Fatto che secondo alcuni confermerebbe una conoscenza di Cardella circa quello che di grave rispetto alla sua partenza per Milano da lì a poco sarebbe accaduto a Lenzi. Ma sono sospetti. Niente di più.

Visionando gli atti Amodeo riesce a dire che fu Maria Cannizzaro a ricevere a Milano, nella sede di Saman, di via Plinio, la telefonata partita da Lenzi, da parte di Andrea Grandi che cercava Cardella per dirgli del delitto,  la Cannizzaro passò così la telefonata a Cardella. Fatti che però non riescono ad avere una precisa collocazione temporale.

“Tutto quello che noi dovevamo fare sugli spostamenti di Cardella quella sera – sta dicendo Amodeo – lo abbiamo fatto, abbiamo sentito molti testi e inserito il risultato dentro il rapporto”. Accertamenti svolti tra il 1995 e il 1996 otto anni dopo il delitto.

L’avv. Lanfranca chiede notizie sulla veridicità di un incontro tra Rostagno e il giudice Falcone.”Ce ne parlò Alessandra Faconti, abbiamo svolto accertamenti e sentimmo gli agenti di scorta di Falcone e qualcuno di questi ricordò quell’uomo vestito di bianco che accompagnato da una donna incontrò Falcone. L’inconrtro avvenne nel 1988″.

L’avv. Lanfranca chiede se è stata mai cercata la misteriosa cassetta dove sarebbero registrate le immagini realizzate da Rostagno a Kinisia.

Le ricerche sono state fatte a Rtc e presso la residenza “Gabbiano” di Lenzi, dove fu scoperta una cassaforte. “Trovammo solo carte, niente cassette”.

Continuando a rispondere alle domande dell’avv. Lanfranca, Amodeo riferisce che a Saman furono trovate delle cassette di filmati, ma erano relativi a movimenti di Cardella, erano cassette personali di Cardella, ripreso in momenti di svago.

Tocca all’avv. di parte civile Carmelo Miceli. Chiede come furono individuati i presunti autori del delitto. Amodeo ripete di avere sentito tantissime persone e che quell’indagine sul delitto prendeva spunto da un’altra inchiesta del 1994  su una mala gestione della Comunità Saman. Su questo tema esiste un comunicato stampa della Procura che escludeva collegamenti tra quella indagine e il delitto Rostagno. Circostanza sconosciuta da Amodeo, l’avv. Miceli, in possesso del documento, si è riservato di produrlo.

Il ricordo di Amodeo sul delitto resta molto flebile, gli atti sono stati mandati tutti a Palermo e quindi oggi non potendo visionarli non può avere un ricordo nitido.

Amodeo si limita a dire che in effetti fu scoperta l’esistenza di una lite tra Cardella e Rostagno.

Il processo registra una fase di scontro verbale tra le parti a proposito di alcune domande poste dalla parte civile. Tutto dipende comunque molto dai non ricordo opposti dal teste.

L’avv. Salvatore Galluffo (difesa di Mazzara) torna a chiedere notizie sull’ora di partenza di Cardella dall’aeroporto di Milano.

Amodeo risponde dicendo che per quel che ricorda Cardella avuta la notizia del delitto risulta essere giunto in aeroporto senza biglietto aereo che acquistò in aeroporto a Milano.

Dalle sommarie informazioni la telefonata a Cardella fu fatta da Andrea Grandi a Milano dopo le 20.

L’avv. Ingrassia porta Amodeo a indicare i sospettati del delitto Rostagno inseriti nel rapporto della Digos codice Rosso. Tutti soggetti precisa Amodeo appartenenti alla Saman.

Adesso la domanda è sulla gestione economica della Finanza e sui contrasti nel merito sorti tra Cardella e Rostagno. Introiti notevoli quelli gestiti da Cardella, nell’ordine di miliardi di lire, tanti soldi, precisa Amodeo, che Cardella era in grado a fine di prestare soldi ad una banca di Milano, la Cesare Ponti, per pareggiare i conti di bilancio. I soggetti indagati precisa Amodeo in passato avevano avuto contrasti con Rostagno.

L’avv. Ingrassia prosegue: i soggetti indagati in codice Rosso furono riconosciuti in fotografia? Si risponde Amodeo, Fonte Silvana e la sorella, testi nel processo proprio oggi.

Le difese degli imputati avvocati Vito e Salvatore Galluffo, e Giuseppe Ingrassia, hanno fatto una serie di domande a proposito dell’operazione Codice Rosso sulla cosiddetta pista interna per il delitto Rostagno, hanno molto insistito sui riconoscimenti fotografici fatti da alcuni testi circa le persone che si trovavano su di un’auto che inseguiva l’auto guidata da Rostagno. Questi sono stati individuati come appartenenti alla comunità Saman, in parte finiti citati nella misura cautelare dell’operazione Codice Rosso.

Le domande finali del pm Del Bene però hanno fatto evidenziare che quella indagine dapprima fu contestata dal Tribunale del Riesame e successivamente annullata e archiviata, non essendo emersi elementi di colpevolezza.

Il pm Del Bene produce una serie di documenti a proposito dei biglietti aerei di Cardella, e documentazione redatta da Rostagno nell’ambito dell’attività giornalistica, anche una sorta di dossier sul caso Impastato.

L’avv. Galluffo chiede di acquisire la misura cautelare di Codice Rosso corredata dai pronunciamenti del Tribunale del Riesame e dell’archiviazione decisa dal gip, considerato, fa rilevare il difensore, che durante l’udienza si è molto parlato di questo provvedimento.

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