Informazioni che faticano a trovare spazio

Albertelli, la Banda Koch e la targa che non c’è alla Pensione Oltremare: “Sono certo che il Comune metterà fine a questa dimenticanza dolorosa…”

Quattro giugno, anniversario della Liberazione di Roma dal nazifascismo. Il Comune non riesce ancora a mattere questa lapide promessa in via Principe Amedeo 2, a Termini, per ricordare le vittime della Banda Koch torturate e uccise nella Pensione Oltremare. Il 25 aprile di un anno fa per iniziativa dell’associazione lalottacontinua fu posta lì, in assenza di una targa, una corona. Poi nel tempo qualcuno l’ha rimossa. In seguito il delegato alla memoria del comune prof Ricci si è fatto interprete della richiesta di mettere una lapide. L’Anpi dell’Esquilino ha proposto un testo, la sezioner topomomastica delò Comune l’ha accolto, poi…Aspettyamo ancora. Intanto il 4 giugno l’Anpi si recherà sul posto. Non posso partecipare perché sarò in Sicilia a ricordare Rostagno. Però pubblico con piacere questa nota dell’Anpi Esquilino e di Marco Foroni, il suo sergretario, seguita dalla lettera di Guido, il figlio di Pilo Albertelli, (nella foto in una scuola).

Riceviamo e pubblichiamo la bellissima e toccante lettera di Guido Albertelli, Presidente dell’ANPPIA Nazionale e figlio di Pilo Alberelli. Docente di Storia e Filosofia al Liceo classico Umberto I all’Esquilino (che oggi porta il suo nome) e grande studioso di Parmenide e della scuola eleatica, Pilo Albertelli fu tra i fondatori del Partito d’Azione. Svolse a Roma una intensa attività di Resistenza antifascista, organizzando le formazioni di Giustizia e Libertà, e divenne membro del Comitato Militare del Corpo Volontari della Libertà. Catturato a seguito della denuncia di un delatore, fu rinchiuso e torturato alla Pensione Oltremare dai fascisti della Banda Koch e ucciso alle Fosse Ardeattine. Medaglia d’oro al valor militare, Pilo Albertelli lasciò scritto: “Un uomo senza ideali non è un uomo ed è doveroso sacrificare, quand’è necessario, ogni cosa per questi ideali”.
Un grazie di cuore a Guido.

Mi sono commosso quando ho saputo che la Sezione ANPI Esquilino si attivava
affinchè il Comune apponesse una lapide sul palazzo ove mio padre Pilo fu, per
venti giorni dell’infausto mese di marzo ’44, imprigionato dalla Banda Kock.
Sono passati più di sessant’anni da quel periodo e pochi ricordano che li fu
utilizzato per mesi un nascondiglio illegale della polizia fascista e delle sue
vittime. Torture e sofferenze per antifasciti della Resistenza senza processo,
senza avvocati, senza carte, senza medici. Solo grida, lamenti e coraggio.
A differenza di Via Tasso, sede ufficiale della polizia speciale nazista, in
via Principe Amedeo tutto era segreto. Era come in Argentina o in Cile nei
tempi bui. Poichè mio padre non parlava fu trasferito a Regina Coeli perchè
avevano paura che morisse li, tanto era distrutto. Non era una tortura
classica quella applicata ai partigiani ma rozza con una violenza che
divertiva i componenti di una banda che rimase famosa anche a Firenze e a
Milano.
In altre stanze vicine ben arredate il tenentino Kock si era attrezzato un
lussuoso pied à terre. Lui non aveva rimorsi per quello che faceva o facevano a
due passi.. Lui non aveva cuore. I sentimenti nobili si esprimevano nelle celle
dove soffrivano quelli che non volevano tradire pensando ai compagni liberi di
vedere un giorno una Patria diversa.
Se il Comune di Roma Capitale riesce a volare alto sui problemi di parte, si
onorerà di ricordare un altro centro di martirio dopo le Fosse Ardeatine, Via
Tasso, Forte Bravetta e La Storta, simboli di una città grande nei suoi eroismi
sotto l’oppressione e madre anche dei cittadini di varie fedi, molti popolani,
che soffrendo nella Pensione Oltremare meritano un piccolo ricordo.
Sono certo che questa Amministrazione metterà presto fine ad una dimenticanza
dolorosa.
Guido Albertelli

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