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In memoria dei giornalisti uccisi e degli otto colpiti dalla mafia in questo dopoguerra: una serata alla Biblioteca Nazionale

Cosimo Cristina. “Suicidato dalla mafia”, un cronista ucciso e poi fatto passare per suicida nel maggio di 51 anni fa. Ieri sera è stato ricordato a Roma (alla Biblioteca Nazionale Centrale) insieme agli altri 27 giornalisti uccisi in Italia nel dopoguerra – di cui otto soltanto per la sola Sicilia, un record anche rispetto ad altre realtà nazionali estere  che hanno meno morti della nostra regione insulare -, soprattutto il primo a subire il trattamento di fango e depistaggi che poi da allora ha colpito tutte le vittime.

I due magistrati che si occuparono del corpo ritrovato esanime all’uscita di una galleria ferroviaria di Termini Imerese, il 5 maggio del 1960, vergognosamente scrissero che il giovane giornalista era sull’orlo del fallimento – infatti era stato appena licenziato su pressioni mafiose dalla ditta che gli dava uno stipendio – e in crisi per essere colpito da “troppe querele”.

In comune con le altre vittime Cristina ha la ferrovia dove viene ritrovato morto (come Impastato),  le inchieste nel suo caso sui reati dei frati di Mazzarino  e altri intrecci criminali (come Spampinato e Rostagno), la liquidazione da parte dei magistrati inquirenti, la riscoperta della vicenda da parte di un valente poliziotto come Mangano (come per Rostagnocon  la squadra mobile di Trapani, oggi, guidata da Linares).

La serata alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, col sostegno dell’associazione stampa, ha visto lo spettacolo su Cristina curato la Luciano Mirone e le messe a fuoco sui giornalisti uccisi fatte da Vittorio Viviani. Il quale ha anche ricordato che a Washington sono ora nel muro del “Journalist Memorial” i  nomi di Cristina, Spampinato, Impastato e Rostagno.

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