Informazioni che faticano a trovare spazio

Otto milioni di contatti per l’ultimo post del blogger canadese Derek Miller

«Ecco qua. Sono morto e questo è l’ultimo post del mio blog». Comincia così il messaggio, datato 4 maggio, lasciato da Derek Miller, diventato con gli anni il più famoso blogger canadese, su www.penmachine.com, in cui lui stesso annuncia la propria morte per le complicazioni di un tumore all’intestino, all’età di 41 anni.

L’annuncio della fine ha provocato enorme commozione in rete, con oltre 8 milioni di contatti alla homepage del blog. Miller, sposato, due figlie di 13 e 11 anni, di Vancouver, era diventato famoso per la puntualità, la freddezza e il coraggio con cui aveva raccontato la lotta contro la malattia, senza mai cedere (almeno a giudicare dai messaggi) alla totale disperazione e spesso con un tocco di amaro umorismo.

In un post del 6 aprile, per esempio, chiedeva ai cittadini statunitensi che avessero visitato Vancouver e ai canadesi che tornavano dagli Stati Uniti di portargli due cose introvabili nel suo Paese, la diet coke alla ciliegia e il formaggio spray Easy Cheese della Kraft: «E se qualcuno mi dice che questi sono orribili “quasi-cibi” che mi faranno venire il cancro, non farò altro che ridere e ridere». Anche l’ultimo post segue in parte questa vena («ho chiesto ai miei cari di pubblicare questo messaggio già pronto, l’inizio del processo che trasformerà questo sito, ora attivo, in un archivio»), ma presto vira verso un tono più intimo e pieno di amore per la famiglia, anche se sempre molto misurato e in apparenza senza molta fiducia in un possibile aldilà. «Io non sono andato in un posto migliore o peggiore. Io non sono andato da nessuna parte, perchè Derek non esiste più. Non appena il mio corpo smetterà di funzionare e i neuroni del mio cervello cesseranno l’attività, subirò una notevole trasformazione: da un organismo vivente a un cadavere, come un fiore o un topo che non riescono a superare una notte particolarmente gelida».

Il suo più grande rammarico? Non essere vicino alla moglie e alle figlie nelle prove che certamente le attenderanno nella vita. La sua più grande gioia? La vita stessa, perchè «il mondo è un luogo meraviglioso e stupefacente». La malattia che lo ha ucciso? Certo, una cosa orribile. «Ma io -scrive – sono anche stato fortunato. Non mi sono mai dovuto chiedere come mi sarei procurato il mio prossimo pasto. Non ho mai dovuto temere l’arrivo di soldati stranieri, con mitra e machete, che avrebbero ucciso o ferito la mia famiglia. Non ho mai dovuto lottare per salvarmi la vita. Purtroppo, queste sono cose che alcune persone devono fare ogni giorno». «Nessuno può immaginare cosa veramente lo aspetta nella vita. Possiamo pianificare e fare ciò che ci piace, ma non possiamo aspettarci che i nostri piani funzionino. Spero che questo sia quello che le mie figlie imparino dalla mia malattia e dalla mia morte». «Airdrie – scrive alla moglie chiudendo il post – tu sei stata la mia migliore amica e il mio legame più stretto e profondo. Io non so cosa saremmo stati l’uno senza l’altra, ma credo che il mondo sarebbe stato un luogo più povero. Ti amo profondamente. Ti amo, ti amo, ti amo».

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