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Processo Rostagno: Monica Serra racconta l’agguato mortale del 26 settembre 1988

Mercoledì 4 maggio. Questa mattina l’aula della Corte di Assise dove si svolge il processo per il delitto Rostagno, aula Falcone, Palazzo di Giustizia di Trapani, si è riempita e viene chiamato l’appello degli imputati, delle parti, dei difensori.

In aula i due pm del processo Gaetano Paci e Francesco Del Bene. Gli imputati sono presenti, Vincenzo Virga, in collegamento video conferenza dal carcere di Parma, in aula c’è invece Vito Mazzara. Tra i banchi delle parti civili Maddalena, la figlia di Mauro Rostagno, rappresentata dagli avvocati Fausto Amato e Carmelo Miceli.

Poco fuori dall’aula c’è Monica Serra, era lei la sera del 26 settembre 1988 ad accompagnare Mauro Rostagno in auto, la sera che i killer lo uccisero al bivio di Lenzi, a pochi metri dall’ingresso della comunità Saman. Lei fu tra coloro i quali furono arrestati nel 1996 nell’ambito dell’operazione Codice Rosso, la cosiddetta pista interna, posizione della Serra e di tutti gli altri finita archiviata. Su richiesta del pm Monica Serra verrà sentita come testimone.

Inizia l’esame di Monica Serra che ha chiesto di non essere né fotografata né ripresa in video.

Monica Serra:

La mattina facevamo colazione tutti insieme in comunità, poi sono andata con Mauro con la Duna a Rtc. Non ricordo i particolari, so che sono andata in televisione, non ho ricordi a parte quello della sera, il ritorno è indimenticabile. Ricordo la sera, il giorno non ho memoria. Non ricordo se fossero avvenuti particolari accadimenti durante quella giornata. Ho collaborato con Rtc per una settimana, per me era tutto nuovo, cercavo di seguire quello che facevano loro, ero sicuramente all’interno dl Rtc, non ho purtroppo memoria se feci qualcosa di particolare.

Durante quella settimana mi fecero vedere tante cose, l’intervista a una persona portatrice di handicap sui marciapiedi non in regola, ricordo che in quella settimana Mauro mi fece vedere il montaggio, ero troppo all’inizio per avere un ruolo. La mattina e la sera in quella settimana ricordo che facevamo sempre la stessa strada, non conosco le strade esatte ma quella settimana facevamo quella strada.

Monica Serra descrive il tragitto, i luoghi che c’erano su quelle strade e stradine, tra Lenzi e Nubia. “Questo è il mio ricordo di 22 anni fa” dice, in particolare riferisce dell’ultimo pezzettino della strada. “Io fino a prima mi occupavo di faccende che riguardavano i ragazzi della comunità e quindi spesso andavo a Palermo, era quel tragitto che conoscevo tra Palermo e Trapani. Da Lenzi a Nubia mi sembra che Mauro in quella settimana faceva sempre la stessa strada. Guidava sempre Mauro. Mauro non andava forte in macchina. Anche in quella occasione andava piano. La Duna era la macchina che usava lui. Di quell’ultimo pomeriggio ricordo che eravamo stati ad un incontro a Marsala, lui aveva visto delle persone a Marsala, se era preoccupato o meno non glielo so dire. L’uscita la sera dai locali di Rtc. Presumo fosse sera, saranno state le 19,30, buio buio non credo che fosse, non era tardi. Il 9 maggio del 1990 (ricorda il pm) la teste ai carabinieri dichiarò quella sera, passando per la via Crocci di Valderice, ricordo che era cambiato l’orario, da legale a serale, ed era già buio. La Serra conferma, se ho detto che era già calato il buio sarà stato così. Non sarà stato però buio pesto, ed era facile che camminavamo con i fari accesi. Credo che eravamo attorno alle 20. In comunità c’erano orari rigidi per pranzo e cena, tranne per i giornalisti. Potevano avere qualcosa da fare e ci davano facoltà di mangiare oltre l’orario previsto. Di solito presumo che si mangiava alle 13 e alle 20, dopo 22 anni però sono cose che non si possono ricordare esattamente.

Ricordo che giunti all’angolo della strada che dovevamo imboccare per arrivare alla comunità, un angolo dove c’è una chiesa, ricordo che c’erano delle bambine, dei bambini, Rostagno andava piano, non mi sono accorta di nessuno dietro o davanti, abbiamo percorso la stradina che si andava rimpicciolendo, d’improvviso ho visto i vetri che si frantumavano, Mauro ferito, una cosa scioccante che non ho realizzato al momento. Io chiedo a Mauro, tutto bene, non ti preoccupare, ma stai giù, mi sono buttata giù. Non è durata tanto la frazione di tempo tra i primi colpi e gli altri. Ho pensato avranno tentato di farci del male, pensavo che chi aveva sparato se ne andava e pensavo che saremmo andati in televisione a fare uno scoop. Pensavo questo mentre ho sentito nuovi spari. La macchina faceva dei movimenti in avanti. Onestamente mi ricordo che c’era qualcuno, io mi ricordo che c’era qualcuno e quella sera l’ho detto”

“Quando ci hanno sparato la macchina si è fermata. Quando sono finiti i colpi la macchina era ferma. La macchina si ferma con la prima esecuzione dei colpi. Rostagno mi dice: tutto bene non ti preoccupare. Lui ha una macchia di sangue sulla spalla destra, si vede dal maglione, sporco di sangue. Stava con la schiena poggiata sullo schienale. Lui mi dice mettiti giù, stai giù, mi dice non ti preoccupare, stai giù, e io mi sono abbassata completamente nell’abitacolo, sotto al cruscotto. Per una frazione di secondi non ho sentito più niente ho pensato che erano andati via, adesso torniamo in televisione, pensavo nella mia ingenuità, andiamo in televisione e facciamo lo scoop, per me Mauro stava bene e chi sparava se ne era andato. All’inizio ho pensato ad una gomma esplosa, poi ho visto i vetri, ho visto il sangue, ho capito che sparavano. Mi sono rannicchiata sotto al cruscotto, penso quella cosa, passa poco tempo, e definitivamente sento altri colpi, moto più forti, due almeno, e molto più vicini alla macchina. Stavolta ho l’impressione che provengono dal finestrino di Rostagno, sparati da davanti il finestrino. Non ho però sentito l’avvicinarsi di qualcuno a piedi. Ho solo ricordo di una macchina che si allontana come rumore. Dopo che si è sparato per la seconda volta sento una macchina che fa come una manovra a retromarcia, poi, prima, seconda, la sento allontanarsi. Ho questa sensazione che era dietro di noi”.

“Dopo i colpi visto che Mauro non rispondeva sono scesa di corsa dall’auto e sono andata verso la comunità a chiedere aiuto. Ho incontrato Chicca correndo verso la comunità, le ho detto che c’era stato un incidente, non so perché ho detto così, non lo so, forse non volevo…..lei mi chiese se era stato un infarto…dissi, no vai lì….non è bello dover dire ad una persona quello che era successo. La prima persona che incontrai era stato però “l’angelo della notte” (il vigilante di Saman), gli dissi di preparare la macchina e di avvertire Chicca Roveri. Era logico che incontrassi lui per primo, era Moioli. Non dissi che avevano ammazzato Ristagno, ma penso che lo avesse capito collegando la mia corsa verso la Saman agli spari. Ma alla fine sono io che avviso Chicca Roveri…”.

Adesso a interrogare Monica Serra è l’altro pm, Francesco Del Bene.

Chiede quale marcia fosse ingranata, lei risponde che con tutto quello che succedeva era l’ultima cosa che avrei visto.

Il pm fa una contestazione e legge un verbale dove lei al tempo ha detto che al momento degli spari c’era la seconda marcia. Era una mia intuizione, risponde la Serra.

La macchina fu trovata con la prima ingranata. Mooica Serra risponde che secondo lei doveva esserci la seconda, con gli spari la macchina si è fermata.

Poi ricorda: arrivai in Sicilia, in questo posto trovando delle persone che mi hanno aiutato….. Ricordo che quando arrivai chiesi di potere andare a lavorare in tv, mia cognata mi aveva detto come andavano le cose, mi interessava il montaggio e ho chiesto di potere andare in tv, mi era piaciuto, era stato il mio sogno.

Nel verbale c’è un’altra versione, il pm chiosa che i carabinieri non potevano inventarselo…

La parte contestata è quella che in un verbale la Serra risulta avere chiesto a Chicca Roveri di

andare in tv, adesso in aula ha detto che un giorno fu chiamata e le fu detto di andare in tv….

Monica Serra ricorda un incontro della quale fu testimone a Marsala, quando Mauro Rostagno incontrò a Marsala il sindacalista Cisl Antonino Santoro e questo avvenne il sabato precedente il delitto. Monica Serra ricorda la deposizione, non esattamente la confidenza fatta da Rostagno, mi ricordo che c’era un qualcosa che avevamo memorizzato e che dichiarai ma che oggi non  riesco a ricordare, c’era qualcosa , qualcuno ma non ho oggi preciso ricordo. Il 9 maggio 1990 nel verbale accenna che Rostagno gli fece una confidenza che la discussione riguardava il progetto Mothia, qualcosa che riguardava i vini, se l’ho dichiarata dice ora la Serra, è certamente vera.

Il pm Del Bene insiste nel cercare di sapere quali furono le confidenze raccolte da Rostagno e che lei poteva avere carpito o lui avrebbe potuto dirle. Io dice dichiarai quello che ricordavo allora, adesso non so dirle. In quel verbale Monica Serra parla di tre scandali, erano forse quelli che seguiva Rostagno, lui le cose che faceva le faceva con passione, io li vivevo con passione perché ero lì da poco, curiosa, se nel verbale risultano scritte certe cose sono certamente quelle giuste che ho detto allora. Rostagno ricordo che mi disse “adesso ho capito perché è uscito questo scandalo”, è possibile che si parlava di scandali di Marsala. Il pm legge il verbale: in particolare soggiunse che questi fatti erano venuti fuori perché era coinvolto un appartenente ai carabinieri, forse un maresciallo o un colonnello, limitandosi a dire adesso ne vedrete delle belle. Il verbale prosegue parlando di una corruzione di un brigadiere dei carabinieri, un carabiniere che non fu pagato e per questo venne fuori lo scandalo. Secondo la Serra era stato il sindacalista della Cisl Santoro a riferire queste circostanze a Rostagno. Io ricordo che con Rostagno siamo andati a Marsala, c’era tanta gente, se parlo di Santoro significa che lui Mauro incontrò, ricordo di Mothia 88 che era un argomento del quale lui parlava spesso nei suoi telegiornali. Nel viaggio di ritorno non mi fece cenno di altre cose che potevano essere fatte, lui era giornalista, sapeva tutte le cose di lì, era lui a decidere. Lui ogni sera diceva cose molte forti, raccontava di scandali, di collusioni, basta andare a vedere le sue cose, lui era così.

Gli avevano chiesto a Mauro di non esagerare perché stava denunciando tanto. La Serra collega questa circostanza al fatto che Rostagno non stava più nel Gabbiano dentro la comunità ma in un alloggio nel cosiddetto corpo delle nuvole, messo fuori dall’edificio destinato ai dirigenti della comunità, e lui si era scelto un appartamento all’interno della comunità. Il ricordo che ha lei è che Cardella era rimasto male per una intervista a King, penso comunque che erano tante cose messe insieme a concentrarsi contro Rostagno. Ricordo che Rostagno aveva ricevuto minacce e Cardella gli aveva chiesto di abbassare i toni, poi ci fu l’intervista a King e Cardella c’era rimasto male. Per un periodo ho portato la colazione la mattina a Mauro e spesso ho trovato Chicca a dormire da Rostagno.

Ricorda di qualche cassetta di registrazione cui Rostagno teneva particolarmente? Mi sembra di ricordare che sulla sua scrivania c’era una video cassetta con la scritta non toccare, poi ho pensato che poteva anche essere una cassetta senza importanza. Chiese mai qualcuno cosa fosse contenuto in quella cassetta? No, non ho mai chiesto, mi sembrava normale che sulla scrivani di una persona ci possa essere qualcosa con la scritta non toccare. Ci sono state tante voci su questi filmati (uno scarico di armi in un aeroporto abbandonato) ma non ho mai chiesto.

La figura di Francesco Cardella, poi. “Veniva una volta al mese si faceva il suo giro vestito di bianco con il suo bel cappello, guardava tutti dall’alto, si faceva il suo giro in giardino, stava nel Gabbiano e lì gli portavamo la colazione o il pranzo, non stava con noi, stava nel Gabbiano”. Una figura quasi ascetica…..Pochi i rapporti con lui…

Adesso tocca alla parte civile.

Avv. Lanfranca. Non c’era nessuna vettura che ci aspettava, io il primo momento dopo il delitto quando ho risposto alle domande nell’immediatezza non ho mai parlato di qualcuno, di un’auto che ci aspettava, successivamente quando sono state sentita negli anni ’90 chi mi ha sentito mi ha indotto a dire che qualcosa qualcuno ci aspettava, è stato un ragionamento provocato, ma io non ho mai detto di avere visto qualcuno che ci aspettava perché non era stato così.

Avv.  Esposito. Legge un verbale, una frase senza senso, Mauro che stava con il capo reclinato dopo i primi colpi e che alla mia domanda come stava mi rispose che non stava fermo. Una frase senza senso dice la teste, non la riconosco come mia questa frase, non ne afferra nemmeno il senso, e il presidente Pellino chiosa che non è difficile dare ragione alla teste perché quella scritta non si capsice che frase possa essere.

Avv. Miceli. Monica Serra viene sollecitata a ricordare i colleghi di Rtc, Gianni Di Malta, l’operatore Michele, la persona con la quale feci la mia prima intervista, c’era tanta gente. La sera del 26 settembre siamo andati via da Rtc e credo che qualcuno fosse rimasto, noi non siamo andati via chiudendo la televisione. Però non ricordo se c’era qualcuno.

Avv. Crescimanno. La vita in comunità. Chicca spesso mangiava con noi, anche Rostagno, l’unica persona che era a parte era Cardella, gli altri partecipavano alla vita della comunità, ci si conosceva di più. Tv a Saman? Poche persone le avevano, solo i giornalisti, gli altri no, vigeva il vivere insieme e la tv poteva essere una distrazione. Solo i giornalisti l’avevano nella loro stanzetta, non c’era una stanza comune con la televisione. Gli interventi in tv di Rostagno li ho visti solo in quella settimana che lavorai a Rtc. Una mattina Chicca mi ha detto che sarei andata in televisione, l’avevo detto al momento dell’ingresso in comunità che quella cosa mi sarebbe piaicuto farlo, quando me lo hanno detto ero molto contenta. So che prima di me c’erano altre persone che lavoravano a Rtc, tre giornalisti e che però erano stati allontanati perché spacciavano droga. L’incontro con Maddalena la sera del delitto. Kusum salì le scale, io ero nell’ufficio in alto, nella stanza di Chicca, lei mi ha chiesto di suo padre, le dissi che aveva avuto un  incidente come avevo detto a Chicca e basta. Lei scappò giù che voleva andare a vedere, ma saliva Jacopo in quel momento e la fermò.

Avv. Greco. Domande sulla video cassetta. Ho l’impressione che si tratta di una leggenda più che altro. In un verbale Monica Serra dichiarò che la Roveri le aveva detto che in quella cassetta c’erano registrazioni personali di Mauro e che lei dopo il delitto l’aveva fatta cercare senza trovarla.

Adesso è il turno dell’avv. Ingrassia (difensore di Virga)n che le chiede su Barbara Fattori: è mia cognata, era ospite della comunità ma non per fatti di droga. Quando io arrivai lei era da tempo lì, mi aveva fatto sapere che era in quel posto, e mi aveva invitato a venire lì perché era un bel posto anche per mio figlio che era piccolo. Un colloquio che risale ad un mese prima della mia entrata in comunità. L’avv. Ingrassia chiede di Luciano Marrocco, soggetto che la Serra in un verbale definisce violento e che indica per alcune vicende sentimentali con Chicca Roveri e sua cognata Barbara Fattori. (La difesa torna a interessarsi agli amanti…….Ma quel gruppo di fuoco poteva mai essere stato pagato da persone gelose?……Delitto passionale…che è poi quello che si dice sempre nalla maggior parte dei delitti di mafia, questione di corna fu spesso si è sentito dire).

L’avv. Ingrassia chiede ancora del rapporto tra la Roveri e Marrocco. Non era qualcosa di continuativo, tanto che come ho detto spesso andavo la mattina nell’alloggio di Mauro Rostagno e ho trovato Chicca…L’alloggio era nel contesto delle “nuove” (non delle nuvole come prima scritto). So che Luciano Marrocco era armato, soprattutto girava armato dopo l’omicidio Rostagno. Dopo il delitto eravamo spaventati dentro la comunità. Luciano Marrocco doveva difendere Cardella, a me mi facevano uscire di meno, Marrocco era una sorta di guardia del corpo.L’avvocato cita un verbale del maggio 1996 dove è indicata come presente a Trapani, “a me sembra di no” dice la Serra, non potevo essere a Trapani. Io lasciai Trapani poco dopo che successe il delitto….Giallo risolto: nel verbale c’è scritto che l’interrogatorio fu fatto alla Questura di Milano…..

L’avv. Ingrassia legge ancora un verbale, dove la Serra avrebbe detto che il delitto aveva fermato la campagna di liberalizzazione della droga cosa che avrebbe fermato l’elargizione dei fondi alla comunità. Io credo dice la Serra che si tratta di un verbale non scritto bene. La Serra nel verbale cita l’intervista al settimanale King di Rostagno dove parlava di liberalizzazione della dorga, cosa che poteva disturbare Cardella. L’omicidio di Rostagno avrebbe bloccato la campagna di liberalizzazione della droga che impediva l’elargizione dell’opinione pubblica. Ho sempre pensato che a Cardella interessava più la causa imprenditoriale che quella morale. A quest’ultimo proposito la Serra dice che quest’ultimo passaggio è vero e ci crede ancora, Cardella faceva delle cose per ottenere dei ritorni, dei soldi, ho avuto sempre questa sensazione.

L’avv. Ingrassia chiede sulle relazioni sentimentali che lei, la Serra, può avere avuto dentro la comunità. Lei risponde di non ricordarsene, storie che ho rimosso. L’avv. Ingrassia le fa alcuni nomi, Giovanni Genovese, un tale Davide, Tommaso Torinesi, nomi che la Serra fece quando fu sentita dai carabinieri. Torinesi è uno dei tre collaboratori giornalisti accusati di spacciare spacciare dentro la Saman. L’avv. Ingrassia chiede conferma se Torinesi aveva avuto una relazione con lei, la Serra a questo punto dopo avere risposto dice, “ma cosa c’entra tutto questo con il delitto”. Il presidente Pellino l’ha invitata a  non commenatre e a non rispondere dinanzi ad una domanda dichiarata ammissibile dalla Corte, e lei chiosa, ma può essere ammissibile una domanda del genere? In un verbale poi la Serra dichiarò di non escludere che il mandante del delitto potesse essere dentro la comunità. Ora dice: non posso escluderlo, ma non dico che il mandante è dentro la comunità, questa certezza non ce l’ho. Sospensione si riprende alle 15.

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