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Un fotografo romano a Wenzhou

Finalmente qualcuno ha deciso di andare a vedere come è fatta Wenzhou, cioè la capitale dello Zhenjiang che è la regione centrale della Cina da cui provengono perlopiù i cinesi italiani e in particolare quelli romani. Il reportage è di Alessandro Lisci.

Wenzhou. Una megalopoli di 7 milioni di abitanti, un cantiere a cielo aperto. Da Wenzhou, regione cinese dello Zhenjiang, proviene il 90% dei cinesi che vivono nelle chinatown italiane. E sempre da Wenzhou provengono la maggior parte dei prodotti che la Cina esporta in Occidente. Lo squallore della miseria della periferia e i bambini che lavorano in condizioni disagiate contrastano con la magnificienza dei grattacieli in continua costruzione. Questo il duplice volto di questa città raccontato dal fotografo Alessandro Lisci nel suo reportage ‘Wenzhou, la patria dei cinesi d’Italia’, con la collaborazione della penna di Angela Camuso, giornalista di cronaca nera e giudiziaria.

Lisci ci racconta una Cina differente da quella dello stereotipo occidentale, dove ai bambini che lavorano nei cantieri, alle baraccopoli celate dai muri eretti dal regime, si alterna un Cina in crescita, ‘che distrugge il vecchio per costruire il nuovo’ rincorrendo quel ‘sogno cinese’ legato ai miti della tecnologia, della bellezza e delle griffe. L’idea deriva dal viaggio che i due fecero in Cina per intervistare per la prima volta i preti cattolici clandestini perseguitati dal regime pubblicando l’esclusiva intervista su L’Espresso: ‘Lo stimolo per iniziare – dice Lisci – deriva dal fatto che abbiamo voluto coprire una lacuna’. A benedire il reportage con la sua prefazione il fotografo Gianni Giansanti: ‘Queste foto mi fanno vedere una Cina che non conoscevo, certamente da un altro punto di vista”.

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