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I vuoti di memoria di Bergoglio, cardinale di Buenos Aires: i giudici argentini vogliono reinterrogarlo

Non si è ricordato neanche di essere il proprietario, come cardinale responsabile delle curia, dell’isoletta El silencio nella quale nel 1978  furono deportati prigionieri dei militari dell’Esma poi uccisi.

Il cardinale Jorge Maria Bergoglio, presule di Buenos Aires e già tra i papabili dell’ultimo Conclave (prese 40 voti), sarà riascoltato dai giudici argentini che indagano sulla morte di due gesuiti “desaparecidos”.

Le sue bugie nel corso della recente deposizione mostrano che abbia  voluto mentire sul destino dei desaparecidos. Non è la prima volta che il cardinale viene accusato però. In passato è stato il giornalista Horacio Verbitsky a denunciare il ruolo avuto dal presule.

Su Verbitsky riprendo questa scheda da Omero Ciai (Repubblica):

Horacio Verbitsky è stato il miglior giornalista d’ inchiesta argentino impegnato nella caccia ai segreti della dittatura militare che, tra il 1976 e il 1983, torturò e uccise 30 mila persone. Per il suo famoso “fiuto” è stato soprannominato “el perro”, il cane da caccia.

Presidente del Cels, l’ organismo che raccoglie il gruppo di avvocati che con le loro inchieste sono riusciti a far abolire dal Parlamento e dalla Corte Suprema le leggi di amnistia per i militari, Verbitsky è anche uno dei giornalisti più noti di Pagina12, il quotidiano della sinistra argentina.

Tra le sue opere la più importante, e anche la più tradotta, è Il Volo. Il libro che raccoglie la sconvolgente testimonianza del militare, Adolfo Scilingo, che per primo narrò come, dopo le torture nei campi di concentramento, le vittime della dittatura venivano fatte sparire (desaparecidos) e gettate, spesso quando erano ancora in vita, dagli aerei nell’ Oceano.

Nell’ultimo libro, L’ isola del Silenzio, Verbitsky indaga su un altro aspetto abbastanza sconvolgente della dittatura militare: il sostegno e l’ omertà che ai generali garantirono i principali esponenti della gerarchia della Chiesa argentina. E non solo i cappellani militari che spesso assistettero e, a volte, incitarono con il loro “cristiano conforto” gli ufficiali a svolgere l’ opera di purificazione dell’ Argentina attraverso l’ eliminazione dei “sovversivi” ma soprattutto l’ appoggio esplicito dei maggiori esponenti della Chiesa locale. L’ inchiesta di Verbitsky svela, fatto dopo fatto, la promiscuità e la connivenza della Chiesa con i generali della dittatura fino al drammatico caso del cardinale gesuita Jorge Mario Bergoglio (oggi arcivescovo di Buenos Aires) che il giornalista, sulla base di documenti inediti, accusa di aver indicato e consegnato ai militari preti e parroci compromessi con la teologia della liberazione e considerati “pericolosi”, perché di sinistra, dalla congregazione.

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