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A 15810, è morto Romeo Salmonì, l’ebreo che aveva ispirato Benigni. Scrisse: Ho battuto Hitler

E’ morto a 91 anni, 66 anni fa Hitler aveva cercato di ucciderlo. Sopravvissuto alla shoà Romeo Salmonì scrisse poi Ho battuto Hitler. Era lui l’ispiratore de La vita è bella. Pacato e gentile aveva raccontato tante volte ai giovani delle scuole romane quello che aveva passato. Nel campo di sterminio arrivò che aveva 18 anni. Sfuggito alla razzia nazista del 16 ottobre del 1943 nel Ghetto di Roma, era stata la polizia fascista a catturarlo poi nell’aprile del 1944. Fu portato prima in Via Tasso e quindi a Regina Coeli. Da lì cominciò quello che lo stesso Salmonì definì il «lungo viaggio verso la morte», ovvero la deportazione a Fossoli e poi ad Auschwitz. «Ad Auschwitz non ero più Rubino Romeo Salmoni ma… l’ebreo A 15810 da eliminare…».

« Tutte le mattine si vedevano dei poveri esseri attaccati alle reti con i fili ad alta tensione elettrica, erano stanchi di soffrire e si abbandonavano alla pietà di Dio per porre fine all’inferno di tutti i giorni alla fame, al freddo, alle sevizie dei Kapò alle selezioni diurne e notturne che duravano ore e ore sotto la neve che penetrava dentro le ossa prive di carne, anche l’appello diurno e serale era un modo per soffrire perché durava ore e ore e non veniva mai l’esatto numero per i morti durante la conta, e si ricominciava da capo, tra il freddo, la fame e la stanchezza, la paura di non farcela».

Romeo Salmonì però riuscì a tornare a casa. Uno dei pochi romani sopravvissuti ad Auschwitz. Rimise piede a Roma alla fine di agosto del 1945. Nella Capitale ritrovò i genitori, ma non i fratelli Angelo e Davide, uccisi dai nazisti. Di quell’esperienza scrisse Ho ucciso Hitler, libro di testimonianze e ricordi presentato pochi mesi fa in occasione della Giornata della Memoria.

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