Ricevo da News roma-intercultura.it (newsletter@roma-intercultura.it) questa puntualizzazione su Lampedusa. Gli immigrati non sono scomparsi, sono rinchiusi nei due Cie. Ecco come funziona.
Nell’immaginario comune, il nome di Lampedusa appare inscindibilmente associato alle immagini degli sbarchi: immigrati, rifugiati, profughi in fuga, viaggi in situazioni drammatiche, tragedie del mare … Immagini indubbiamente reali, ma che rappresentano soltanto un aspetto della vita dell’isola.
In un viaggio di alcuni giorni a Lampedusa (28 giugno – 3 luglio 2011, in collaborazione con l’Ass. La Lucerna), intrapreso proprio per conoscere e renderci conto di persona della situazione, la nostra sorpresa è stata proprio questa: di immigrati neanche l’ombra!
Non che non ci siano. Ci sono: nei due CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) rigorosamente chiusi e inavvicinabili. In paese, nelle strade, si vedono solo Lampedusani e turisti.
Gli sbarchi continuano, ma la “macchina dell’accoglienza” – dopo la vergogna dell’emergenza a febbraio-marzo – è divenuta efficiente: per chi arriva è stato creato un corridoio preferenziale, una sorta di “buco nero” che sembra inghiottire e far scomparire nel nulla le persone con le loro storie, i loro drammi, la loro speranza.
Mercoledì 29 giugno, mentre eravamo lì, ci sono stati cinque sbarchi, con l’arrivo di oltre mille profughi nella giornata. Eppure, pur trovandoci in paese, a poca distanza, non ci siamo accorti di nulla!
Quando la capienza dei CIE raggiunge il limite, una nave da crociera, ancorata in una cala un po’ nascosta, provvede ai trasferimenti: i richiedenti asilo politico e protezione umanitaria vengono portati in altri centri; i tunisini vengono rimpatriati.