Che cosa ne sa Feltri se qualche giovane vittima abbia tentato una reazione oppure no? Non lo sa, non lo può sapere ma dall’alto del suo noto coraggio pretende di saperlo.
Un passo indietro, la sua prima direzione. A far da cavia nel ’90 la redazione dell’Europeo, il più vecchio e titolato neeewsmagazine italiano. L’azienda fece fuori il direttore Lanfranco Vaccai e nominò Feltri.
Quando arrivò all’Europeo ricordo solo che tra le tante osservazioni che gli vennero fatte sul suo conto c’erano anche le sue parole scritte sul Corriere a proposito dei giovani del centro sociale Leoncavallo. A quelli, il coraggioso Feltri aveva proposto di spruzzare insetticida sui capelli. Non era una cosa carina, gli fu ricordato negli incontri che la redazione ebbe mentre per due mesi lo tenemmo fuori della porta scioperando contro il suo ingaggio.
In più il suddetto si presentava con le sue giacchettine finto inglesi col colletto pieno di forfora. Il noto spruzzatore di ddt era forforoso. Capita.
Poi alla fine il coraggioso Feltri si insediò. E naturalmente fece articoli coraggiosissimo sul povero Europeo. Come pubblicare i diari di Claretta Petacci, scoperti – si fa per dire – da collaboratori amici suoi.
Naturalmemte dato che c’erano giornalisti che ancora producevano notizie queste restavano spesso chiuse a lungo nei cassetti. Ricordo che per circa tre mesi il collega Sandro Provvisionato aspettò la pubblicazione di un suo scoop che evidentemente non era gradito al coraggiosissimo direttore. Provvisionato infatti aveva scoperto che i comitati civici di Gedda avevano nascosto armi dentro alcune chiese del nord. L’articolo alla fine uscì, solo due paginette miserelle, dal titolo e dal sommario non si capiva granché. Insomma era stato ammazzato dal noto coraggioso.