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Podlech, la protesta degli Emiliani nel mondo

SCONCERTO DI SILVIA BARTOLINI PER L’ASSOLUZIONE DI PODLECH. LA REGIONE SI ERA COSTITUITA PARTE CIVILE.

Sconcerto e amarezza per la sentenza della Corte d’Assise di Roma che ieri ha assolto Alfonso Podlech, braccio destro di Pinochet, dall’accusa di strage, sono stati espressi da Silvia Bartolini, presidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, e dai consultori Ferdinando Pezzoli (in rappresentanza del Cile) e Antonio Parenti (di Pavullo, rappresenta i Comuni nella Consulta).
La sentenza manda inaspettatamente assolto l’ex procuratore militare di Temuco, oggi 76enne, che molti testimoni hanno accusato di essere stato un feroce torturatore all’epoca della dittatura, e nei confronti del quale la Procura di Roma nel 2009 aveva emesso un provvedimento di custodia cautelare per la sparizione di 25 desaparecidos di origine italiana. Tra le vittime, anche Omar Venturelli, ex sacerdote originario di Pavullo (Modena), professore di Pedagogia all’Università di Temuco, scomparso pochi giorni dopo il golpe di Pinochet dell’11 settembre 1973.
L’ex giudice militare di Pinochet era stato arrestato in Spagna nel 2008 e trasferito subito in Italia, dove l’inchiesta sulla morte di Venturelli e di altri tre italiani scomparsi dopo il colpo di Stato militare in Cile era iniziata nel 1998. Lo scorso marzo Podlech era stato scarcerato da Rebibbia, in quanto – secondo il Tribunale del riesame – non sussisteva il “pericolo di fuga”.
Giocando d’anticipo sul giudizio del tribunale del Riesame, l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna – su richiesta della Consulta e delle undici associazioni di corregionali in Cile – aveva adottato una risoluzione che impegnava la Giunta regionale a costituirsi parte civile a sostegno della famiglia di Omar Venturelli. A torturare e uccidere il giovane modenese sarebbe stato, secondo il pm romano Giancarlo Capaldo, lo stesso Podlech: tesi sostenuta da numerose associazioni di diritti umani cilene e da testimoni venuti a Roma dal Cile grazie all’aiuto di Ferdinando Pezzoli che ha interessato del fatto l’intera comunità italo-cilena.
Nei confronti di Podlech la Prima Corte d’Assise di Roma ha ritenuto non esercitabile l’azione penale per il reato di strage ed ha assolto Podlech dal reato di omicidio aggravato a danno di Omar Venturelli “per non aver commesso il fatto”, richiamando l’insufficienza di prove.
Silvia Bartolini e Ferdinando Pezzoli hanno manifestato il loro sconforto per la decisione dei giudici di Roma a Fresia Cea, moglie di Venturelli, e alla figlia Maria Paz, che hanno accolto in lacrime la sentenza. “Purtroppo il danno fatto è gravissimo – ha commentato Maria Paz Venturelli – provo rabbia e compassione per queste persone che hanno applicato la giustizia di Pilato. E’ come se avessero detto: ‘sappiamo che Podlech è colpevole ma per questo reato non si può procedere, non ci sono abbastanza prove, e quest´altro è prescritto’. Chissà se la coscienza si lava così facilmente come si lavano le mani”.
Ora, dice Silvia Bartolini, “non resta che sperare nel ricorso. La Regione e la Consulta continueranno a sostenere la richiesta di giustizia della famiglia di Venturelli e di chi ha avuto il coraggio di arrivare dal Cile fino in Italia per testimoniare”.

14 luglio 2011
Silvia Bartolini è presidente dell’associazione Emiliano-Romagnoli nel mondo

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