Anni fa capitai a Stavros, un paesino sperduto sulla costa settentrionale di Creta tra Chanià e Rethymnos. La spiaggetta però era ancora quella di “Zorba il greco”, lì Anthony Quinn in stato di grazia aveva insegnato i passi di una danza avvolgente a quell’inglese che era Alan Bates. Un passo laterale a destra, l’altro a sinistra poi il lancio della gamba in avanti con sospensione finale e il ritorno indietro. La musica era di Teodorakis, insomma così all’inizio degli anni ’60 nacque il sirtaki.
L’ho visto ballare ora durante i giorni della collera ad Atene, in piazza Sintagma. Mi ha ricordato i balli orientali dei curdi a piazza del Celio, quando Ochalan era in ospedale. Quel modo di tenersi per le braccia, oscillare, andare in circolo. La Grecia non è lontana dall’Anatolia e neanche dal Kurdistan.
Ora è morto il regista geniale di quel film in bianco e nero, pieno di vita e di disponibilità all’incontro. Anni luce lontano dalle foschie del grande Nord, così feroce e incattivito. Michael Cacoyannis, in realtà si chiamava Michàli, il regista, non c’è più. Resta il suo geniale e allegro Zorba il greco – anche se di cose drammatiche ne capitavano in quel film che ho visto quando avevo vent’anni o giù di lì e che perciò ricordo anche col vantaggio di quell’età.