Informazioni che faticano a trovare spazio

Parla Lee Jasper, ex consigliere per le minoranze etniche a Londra

Da repubblica.it riprendo questo servizio sull’ex consigliere per le minoranze etniche ai tempi del sindaco Livingston, Lee Jasper.

GRAN BRETAGNA

Il leader della protesta contro la polizia
“La rabbia è esplosa per le loro bugie”

Lee Jasper, attivista per i diritti delle minoranze: “Il malcontento covava da anni, frutto di tanti abusi. Bisogna tornare a dare fondi alle comunità”

dal nostro inviato ROSALBA CASTELLETTI

LONDRA – “Dov’è il sindaco Boris Johnson quando ce n’è bisogno?”, chiede dinanzi alle telecamere Lee Jasper, l’ex consigliere speciale per le minoranze etniche dell’ex sindaco londinese Ken Livingstone. “Dovrebbe stare qui, non in vacanza!”. Alle sue spalle un gruppo di afroamericani annuisce, applaude, solleva la mano destra in segno d’approvazione. Siamo a Brixton Road, la via che attraversa il distretto di Lambeth, a Sud di Londra. Un largo tratto è stato isolato dopo i disordini di domenica notte. È qui che Jasper tenne quello che egli stesso definì un discorso “molto, molto arrabbiato” poco prima che esplodessero gli scontri del 1996. Oggi torna a cavalcare il malcontento per muovere accuse contro il governo. “In quest’area mancano i fondi. Vi è un alto tasso di disoccupazione. E il governo cosa fa? Taglia i servizi pubblici e ogni iniziativa sociale. Tornate a dare soldi alla comunità!”. E poi rivolto al primo cittadino: “Boris, se mi senti, muovi il c… e vieni a Londra”.

Non usa mezzi termini questo potente oratore nato a Oldham 49 anni fa – madre bianca, padre giamaicano – che, trasferitosi a Londra, nel giro di pochi anni è diventato un’attivista razziale, onnipresente in decine di comitati e organizzazioni, e che si è sempre attirato in eguale misura lodi e polemiche. Come le accuse di frode mossegli contro dall’Evening Standard che nel 2008 lo costrinsero ad abbandonare l’incarico di consigliere di Livingstone, ma da cui fu assolto da una commissione

d’inchiesta. “Razzismo istituzionale”, definì l’episodio.

Oggi, oltre che per Johnson e per il governo conservatore, ne ha anche per la polizia. “Gli agenti si sono dimostrati totalmente insensibili. Hanno impiegato giorni a presentare le proprie condoglianze alla famiglia di Mark Duggan (l’uomo ucciso giovedì scorso, ndr). E nessuno ha dato loro notizie sullo sviluppo delle indagini sulla sua morte. Qui a Brixton abbiamo un buon rapporto con la polizia. Ieri, prima della notte di violenze, c’è stato un festival. Eccezionale, vero ragazzi?”. “Yeah!!”, risponde il suo capannello di ascoltatori. “Ma quel che è successo a Tottenham – continua – riguarda anche noi. Ogni morte nelle mani della polizia riguarda anche noi”. E se c’è una cosa che a Jasper ha attirato lodi è stato il suo lavoro come presidente del gruppo consultivo laico nell’Operazione Trident, la campagna contro la criminalità nelle comunità nere lanciata dopo gli scontri degli Anni ’80. La stessa operazione che ha portato all’arresto e all’uccisione di Duggan. E su cui Jasper, come molti, solleva sospetti. “La versione iniziale della polizia si è rivelata sbagliata. Abbiamo bisogno di verità. Abbiamo bisogno di risposte. È questo che ha scatenato le proteste: la gente di Londra vuole sapere”.

 A chi ribatte che, saccheggiare centri commerciali e incendiare abitazioni e auto non è il modo giusto di domandare giustizia, risponde: “La gente non decide da un giorno all’altro di appiccare le fiamme. È un lungo processo. Sono tutti gli abusi subiti, tutto il malcontento covato per anni a scoppiare. Ecco cosa succede quando una comunità viene abbandonata a se stessa, quando la politica non se ne fa carico. Condanno le violenze, ma solo in parte. Condanno molto di più la violenza economica: la disoccupazione, la mancanza di opportunità che nega ai giovani un futuro. È una violenza che non viene riconosciuta. Ci si sofferma sul sintomo e non sulla patologia: il sintomo sono le violenze di sabato, ma la patologia è l’alienazione di un’intera comunità lasciata a se stessa”.

 

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