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Malagrotta al Prefetto: intervenire subito contro l’inquinamento delle falde freatiche

Appello al Prefetto dei residenti di Malagrotta, a Roma: chiedono un intervento urgente per il grave inquinamento delle falde freatiche, confermato dai nuovi rilevamenti dell’Arpa (vedi articolo connesso). Da corriere.it del 22.9.2011:

LETTERA ESPOSTO A PECORARO

Malagrotta, comitato di cittadini scrive
al prefetto: inquinamento grave, ci aiuti

Gli abitanti della zona di Valle Galeria contestano il Tar che bocciò un’ordinanza con cui il Comune chiedeva ai gestori della discarica nuove misure di sicurezza

ROMA – Il comitato di Malagrotta si appella al prefetto di Roma: per l’inquinamento gravissimo delle falde acquifere di tutta l’area intervenga lui. Confermato dai recenti dati dell’Arpa. Nell’esposto che a nome dei residenti dell’area di Malagrotta il portavoce dell’associazione Sergio Apollonio ha presentato questa mattina al Prefetto Giuseppe Pecoraro si ricorda il recente braccio di ferro finito di fronte al Tar tra la Giovi srl – che amministra la discarica di Malagrotta – e il Campidoglio.

SENTENZA CONTESTATA – I Comitati contestano la sentenza del tribunale amministrativo che portò all’annullamento dell’ordinanza emessa dal Comune di Roma nel novembre 2009, contro la Giovi. L’ordinanza – che imponeva alla società di adottare al più presto nuove misure anti inquinamento – era stata provocata dal quadro allarmante delle rilevazioni fatte dall’Arpa sulle falde acquifere della zona. Ma secondo il Tar che si è espresso in luglio non ci sono le condizioni per vincolare la Giovi alle richieste del Comune. Ora il tutto finirà in Consiglio di Stato.
Nel frattempo, però, l’inquinamento altissimo delle acque nell’area di Malagrotta resta. Così dai residenti parte ora un appello diretto al Prefetto per un suo intervento diretto sulla questione

FALDA FREATICA A RISCHIO – «Il recente processo al TAR – scrivono i residenti al Prefetto – è stato proposto dalla Giovi Srl per ottenere l’annullamento dell’ordinanza del Sindaco del Comune di Roma n. 255 in data 12.11.2010 e tutti gli atti ad essa connessi e consequenziali. L’ordinanza del sindaco è stata bloccata dal Giudice del Tar e il caso seguirà ora il suo iter processuale normale al Consiglio di Stato, con i tempi della giustizia amministrativa che sono, ahinoi, quello che conosciamo. Ma nel frattempo il problema dell’ enorme inquinamento della falda freatica e delle acque superficiali della Valle Galeria è rimasto – e rimarrà – completamente e pericolosamente disatteso».

«NO A TESTA DI CANE » – La presidente della Regione Lazio Renata Polverini, da parte sua, «ha evocato pubblicamente il “rischio di disastro ambientale” e in merito a Testa di Cane – ricordano i residenti – ha smentito categoricamente l’ipotesi di una nuova discarica dichiarando seccamente che “per Testa di Cane non c’è mai stato un progetto, né mai ci sarà”».
«Come si evince dalla stessa ordinanza del Sindaco del Comune di Roma, il sito della discarica di Malagrotta deve essere oggetto di bonifica sin dal 25.03.2003, data nella quale il procedimento relativo è stato attivato, ai sensi del D.M. del 471/99 su segnalazione di Arpa Lazio. A tutt’oggi, dunque a distanza di ben otto anni, tale bonifica non è ancora avvenuta. Ciò ha evidentemente comportato che l’inquinamento delle acque della falda, acque ad uso potabile, si è aggravato».

MISURE URGENTI MA RINCIATE – «Il Comune di Roma – ricordano gli abitanti di valle Galeria – ha chiesto alla Giovi SRL l’attuazione di misure urgenti di messa in sicurezza e/o di prevenzione dal 2009, senza ottenere alcuna idonea collaborazione in questo senso. Il comportamento dilatorio dell’attuale della società ha reso necessaria l’ordinanza (ora bloccata dal TAR). anche in considerazione dell’obbligo che ha il Comune di salvaguardare la salute pubblica».
L’interesse della cittadinanza alla tutela della propria salute – prosegue l’esposto – «deve avere una posizione prevalente rispetto agli interessi vantati dalla società». Secondo i residenti appare inoltre poco credibile l’assunto della società «secondo cui la stessa non sarebbe responsabile dell’inquinamento delle falde, dato che l’area della discarica è comunque oggetto di un procedimento di bonifica».

LE NORME EUROPEE IGNORATE – Il principio di derivazione comunitaria «chi inquina paga» deve, proprio sulla scorta di normativa di derivazione comunitaria, «essere contemperato con il principio di precauzione, prevenzione e correzione», citano i ricorrenti. Non solo: l’attività di gestione della discarica «costituisce un’ attività pericolosa citata nell’allegato HI della direttiva 2004/35 CE: il Comune di Roma non è inoltre tenuto, come invece erroneamente sostenuto dalla società, a dimostrare l’esistenza di un pericolo pubblico, vigendo il principio comunitario di precauzione e prevenzione». D’altra parte i risultati delle analisi dell’Arpa «evidenziano comunque la sussistenza di tale pericolo pubblico». Per questo «il tergiversare nell’adozione delle misure urgenti richieste dal Comune non potrà che aggravare i danni all’acqua ed alla salute pubblica, a meno che Ella, Signor Prefetto – si legge nella lettera -, non possa e voglia intervenire con misure atte a ristabilire una situazione ambientale sostenibile e accettabile».

Paolo Brogi
22 settembre 2011 09:40 Corriere.it

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