L’Ungheria non si piega alla svolta autoritaria del premier Viktor Orban. Decine di migliaia di cittadini domenica 23 ottobre (tra sessantamila e centomila) sono scesi in piazza a Budapest, hanno sfilato in pieno centro in nome della libertà di stampa e per dire no alla legge bavaglio.
Simbolicamente, la manifestazione – che è stata probabilmente la più grande da quando nell’aprile dell’anno scorso a seguito della vittoria elettorale la Fidesz, cioè il partito di destra nazionalpopulista autoritaria e con tratti nostalgici o revisionisti sulla lettura del passato, guidato da Orban, ha preso il potere – si è svolta proprio il 23 ottobre. Cioè nell’anniversario dell’inizio della rivoluzione del 1956, quando sotto la dittatura comunista e in piena guerra fredda studenti, operai, base e quadri riformatori dello stesso Partito comunista si ribellarono sognando, come 12 anni dopo col Sessantotto a Varsavia e a Praga con la Primavera di Dubcek, un socialismo dal volto umano.