Informazioni che faticano a trovare spazio

A Treviso meglio non dire che Povoleri dei Mille è morto suicida. Lo danno come deceduto in naufragio…Di ritorno dal Veneto (e prima dal bergmasco e dal bresciano), alcuni spunti…

Di ritorno da un giro in Veneto a presentare i Mille. Ne valeva la pena? Certamente mi ha innervosito Treviso, ieri mattina, dove ho fatto un salto tra una presentazione e l’altra e dove ho scoperto un convegno a Palazzo de Trecento sul Risorgimento in Veneto. Che dire? Nella mostra annessa ecco un pannello sulle figure più rilevanti di Treviso. Scorro e vedo che naturalmente Edoardo Herter non c’è. Eppure giù in basso, su piazza dei Signori, in una vecchia lapide sui Mille di Treviso il suo nome compare. Evidentemente qui non hanno letto il mio libro e così le notizie che ho ritrovato su Herter in Argentina non sono arrivate. Pazienza.

C’è invece il nome di Augusto Povoleri, con foto. Bene. Anzi malissimo: leggo le poche righe e vedo che l’eufemismo trionfa a Treviso. Leggo infatti che sarebbe morto in un naufragio ad Alicante, in Spagna. Eh no! Povoleri è morto in mare sì, davanti ad Alicante ma non è stato un naufragio. E’ stato un suicidio. La nave non ha subito danni, neanche gli altri passeggeri, solo lui che si è gettato giù è morto. Altro che naufragio. Nella stessa mostra il suo nome su un altro pannello diventa Pavoleri. Di che allontanarmi dal convegno ricco di oratori e storici locali non molto felice.

Però c’è Veneto e Veneto. Poco prima ho incontrato a Mestre un centinaio di studenti del liceo scientifico Morin. Cinque ragazze (Il Collettivo si chiama Spritz)  mi hanno interrogato prendendo spunto dal mio libro. Volevano sapere dei veneti e l’interesse scatta subito sentendo le età dei più piccoli come il Bepin Marchetti che per andare con i Mille è scappato in pratica di casa a undici anni tirandosi dietro il padre Luigi, medico. Un vero exploit.

Vogliono sapere dei mazziniani e del malcontento. Vogliono sapere di Rosalie Montmasson, l’unica donna della Spedizione poi ripudiata dal marito Crispi. Leggono un elenco dei mestieri che ho in fondo al libro ed è il modo per fare il punto su un altro spinoso tema, la partecipazione popolare al risorgimento che non fu solo un moto borghese e urbano. Altrimenti che ci stavano a fare tutti quei barbieri, falegnami, fabbri, ferrovieri, macchinisti ecc tra i Mille?

L’incontro nel liceo – grazie professoressa Grazia Bonato – finisce con una foto di gruppo fatta da Irene, appena me la manda la troverete annessa a questo post.

Colgo l’occasione infine per ringraziare l’oasi di civiltà che è la libreria Lovat di Villorba (Tv), centro di idee in mezzo a una campagna che sappiamo molto popolata di elettori leghisti.  Grazie alla Lovat (e a Carlotta e Loris che la tengono su) ho potuto parlare più volte in Veneto e in Venezia Giulia dei garibaldini. E ho anche potuto raccontare esperienze come quelle appena fatte una settimana prima nel bresciano e nel bergamasco, come quando ho presentato il libro a Pradalunga (Val Seriana, 4 mila abitanti) dove ero stato invitato dal sindaco leghista e dove grazie ai Fratelli Ligato ( Marcella e Francesco) è tenuta alta la memoria dello “zio”, l’antenato Daniele Piccinini dei Mille. Contraddizioni interessanti di questo benedetto Paese Italia.

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