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Primo semestre Pisapia: come va a Milano?

Primo semestre Pisapia a Milano: come va? Ivan Berni e Lorenzo Fanoli cercano di fare il punto. Ecco: 

Siamo al primo semestre della Giunta Pisapia e ci piacerebbe provare a fare un punto della situazione. Per questo mi (parla Lorenzo Fanoli)  faccio aiutare da Ivan Berni – giornalista politico ed economico, collaboratore di Repubblica, storico osservatore di cose milanesi –  ponendogli alcune domande e un esercizio: 10 temi da trattare in massimo dieci righe ciascuno.

1)     Dal punto di vista della partecipazione e coinvolgimento dei cittadini alle scelte amministrative, e politiche ci sono  e quali sono i segni  tangibili di  discontinuità e originalità rispetto al passato?

Più luci che ombre. Bene la trasmissione in streaming del Consiglio Comunale. Bene il ripristino dell’informazione sulle delibere approvate dalla giunta, che invece le giunte Albertini e Moratti avevano abolito. Ottimo che la rete dei comitati “XMilano” nati in campagna elettorale sia rimasta viva e che si sia data un programma. Anche la scelta di bloccare il Pgt (Piano di governo del territorio, ecco cos’è) per esaminare tutte le osservazioni presentate dai cittadini mi pare un segnale di attenzione e di discontinuità col passato. Non si vede ancora nulla di concreto, invece, per quanto riguarda la trasformazione dei Consigli di zona in municipalità I Cdz sono, senz’altro, più consultati di prima, ma tuttora non hanno poteri reali. Si attende la riforma promessa in campagna elettorale. Ma non si ha la sensazione che sia una priorità.

2)     In tema di organizzazione della macchina comunale e di nomine in enti e aziende partecipate come si sta muovendo la Giunta?

Il sindaco ha tenuto fede alla promessa di non usare le municipalizzate e gli enti come parcheggi per politici disoccupati o trombati. Il principio del 50% dei posti riservati alle donne non solo è stato rispettato: alcuni dei più importanti incarichi apicali (Amsa, Agenzia per la mobilità, Pio Albergo Trivulzio, Milano Ristorazione) sono andati a donne.  La scelta di far piazza pulita del Cda e del presidente- direttore generale di Atm è stata un segno molto forte della volontà di cambiare registro nella gestione della più importante delle società comunali. Bruno Rota, il nuovo presidente, è stato una scelta un po’ a sorpresa. Qualche polemica per alcuni componenti del nuovo Cda, che negli scorsi vent’anni avevano già fatto parte del consiglio d’amministrazione senza brillare per iniziativa e capacità di orientamento. Qualche preoccupazione anche per Amsa, dove la nuova presidente Sonia Cantoni ha deleghe operative ridotte al minimo e guida un Cda indicato dall’azionista A2A, senza che il Comune abbia voce in capitolo.

3)     Una delle primissime decisioni e misure della giunta è stata quella di aumentare il biglietto del Trasporto Pubblico a 1,50, sono poi seguite scelte e misure su Ecopas (congetsion charge a carico di tutti i veicoli), ampliamenti di orari del TPL (trasporto pubblico locale) e altre ne sono previste. Si intravedono un approccio e un disegno definiti, precisi ? Come li definiresti/descriveresti?

Il disegno dovrebbe essere quello di un deciso potenziamento del trasporto pubblico; della costruzione di una città ciclabile, sviluppando bike sharing  e piste ciclabili e modificando la circolazione in senso “bike fiendly” ; dello sviluppo del car sharing; dell’introduzione di una congestion charge che, oltre allo scopo di ridurre inquinamento e traffico privato, dovrebbe finanziare la mobilità urbana sostenibili. Scrivo “dovrebbe” perché finora questo disegno non è emerso ancora come una strategia chiara. Per ora siamo a una somma di interventi che appaiono scollegati. Manca ancora un piano generale della mobilità a tempi  brevi, medi e di lungo periodo. Lo stesso aumento del biglietto Atm – più che giustificabile visto che le tariffe erano ferme al 2001- è stato “venduto” male, senza sottolineare a sufficienza che gli abbonamenti non sono stati aumentati, che ci sono facilitazioni per i giovani e gratuità per gli anziani a basso reddito. Molto bene, comunque, la partenza delle linee notturne nel  fine settimana.

4)     Sui temi della gestione del territorio, con la rimessa in discussione del PGT, e delle politiche abitative in tema di utilizzo, valorizzazione del patrimonio comunale abitativo, di risposta alle esigenze di alloggi per giovani e soggetti a basso reddito come giudichi l’operato della giunta.

Sono state esaminate le osservazioni dei cittadini, e questo porterà a cambiamenti di sostanza del Pgt. Tuttavia la giunta è a un bivio: se si butta a mare tutto il Pgt  bisogna farne uno nuovo, con il rischio di impegnare tutta la legislatura. Se si mantiene l’impianto del Pgt Moratti si rischia di avallare le previsioni di un  improbabile ripopolamento  – magari dimezzandolo da 400mila a 200 abitanti – e quindi di fornire un alibi a una nuova, massiccia cementificazione. La concentrazione sul Pgt dell’assessore all’Urbanistica ha, per il momento, lasciato in stand by l’idea rivoluzionaria di dar vita a un’agenzia sul riuso e la ridestinazione degli immobili sfitti, sul modello di quanto è avvenuto a Barcellona. Inoltre la mancanza di risorse economiche ha congelato i programmi d’investimento per l’edilizia popolar residenziale. Buono l’accordo raggiunto con sindacati inquilini e Aler per la rimodulazione degli affitti sociali, in gran parte al ribasso rispetto alle quote attuali.

5)     E’ sicuramente evidente e tangibile un cambiamento culturale nei confronti del fenomeno dei cittadini non italiani residenti a Milano (con l’elezione di Pisapia Milano torna nel mondo ed esce dalla Padania). Ci sono misure, concrete, eventi, azioni della giunta che rendono già evidente, tangibile, questo cambiamento, cosa ti aspetti per  il futuro?

La decisione di individuare siti di quartiere idonei per realizzare centri di culto – moschee, prima di tutto – è stata un segnale potente e di netta rottura col passato.  L’assessorato alla Politiche sociali ha aperto un canale di interlocuzione stabile con gli immigrati di seconda generazione e annunciato l’apertura di un immigration center per facilitare integrazione e inserimento. La creazione di una consulta delle comunità straniere di Milano in vista dell’Expo è, a suo modo, un’iniziativa storica. Però in Consiglio Comunale, anche stavolta, non c’è nessun eletto “etnico”. Però non si è ancora sentito parlare dell’istituzione di un’assemblea elettiva delle comunità straniere di Milano. Anche l’iniziativa di raccolta firme per facilitare la concessione della cittadinanza piena a chi è nato in Italia da famiglie di immigrati non ha trovato grande e convinto appoggio da parte di Palazzo Marino.

6)     Per quanto riguarda i rapporti con il mondo dell’economia reale anche nell’affrontare la crisi in corso, e riguardanti azioni a sostegno della promozione dell’occupazione giovanile il comune può fare qualcosa? Ha fatto qualcosa?

Il Comune non può fare molto, ma va detto che finora non ha fatto nulla. O almeno così sembra. In campagna elettorale Boeri aveva lanciato l’idea di affidare ad artigiani o piccole imprese i negozi sfitti dell’Aler a prezzo politico, in cambio dell’assunzione di giovani del quartiere in cui si aprono le nuove attività. Di quella proposta si è persa traccia. Va anche detto che Palazzo Marino ha le sue belle gatte da pelare per la regolarizzazione di circa 700 precari. Fra l’altro c’è polemica perché mentre il destino dei precari rimane incertissimo la nuova giunta ha proceduto all’assunzione di una cinquantina di funzionari e coordinatori per curriculum “politico”: attivisti della campagna elettorale o militanti di partito. In sé nessuno scandalo: è normale che una nuova amministrazione di doti di staff di fiducia. Ma la mancata, per ora, assunzione dei  700 precari rappresenta una contraddizione molto forte.

7)     Expo. Finalmente è partita la macchina. In 10 righe… minacce, opportunità e forze in campo.

Formigoni vuole un’Expo del cemento – soprattutto pensando al business che Fondazione Fiera può fare dopo la manifestazione coi diritti volumetrici sul sito. Boeri vuole un’Expo della terra, della sostenibilità, dell’approccio al tema della nutrizione come chiave del ribaltamento dei rapporti fra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo. Come biglietto da visita di una nuova Milano metropoli agricola. Pisapia si barcamena nello scontro, preoccupandosi soprattutto del fatto che Expo non si blocchi e, in prospettiva, che l’esito del referendum di giugno che ha vincolato a parco agroalimentare il sito della manifestazione non venga smentito. A questo punto, visto che l’accordo di programma sulle aree del sito è passato, la partita potrebbe spostarsi in città: se il fuori Expo prende forma e consistenza – un po’ come il fuori salone per il Salone del mobile – può darsi che la manifestazione cambi di segno. L’idea delle vecchie cascine di Milano affidate alle comunità straniere per la coltivazione dei loro prodotti agricoli e per mettere in scena la loro filiera alimentare può essere una chiave di volta.

8)      La politica e la rappresentanza. Com’è il rapporto tra giunta e consiglio comunale (quindi tra “governo” e opposizione ma anche tra giunta e forze politiche che lo sostengono?

La giunta lavora molto per i fatti suoi. In particolare lo fa Tabacci, che snobba capigruppo e commissioni. Basilio Rizzo sta svolgendo una parte politica importante: sulla vendita di Serravalle e Sea in blocco si è messo di traverso pesantemente. Il Pd, principale forza di maggioranza, oscilla fra pronunce di fedeltà a Pisapia a rivendicazioni di ruolo non sostenute, tuttavia, da argomenti politici comprensibili pubblicamente. Alcune commissioni, come la Trasporti e Ambente, lavorano moltissimo con l’assessore alla partita. Le opposizioni ringhiano soprattutto sul tema del Pgt e sull’Expo, cercando di mettere zizzania – qualche volta in modo volgare – fra l’assessore capodelegazione del Pd in giunta Boeri, il sindaco e il gruppo del Pd. Tuttavia mi pare che le opposizioni non abbiano ancora smaltito la scoppola elettorale.

9)     E’ ancora presente, tangibile quello spirito unitario e di partecipazione diffusa che ha portato alla vittoria di Giuliano Pisapia o siamo solo ormai a una sorta di autocelebrazione diffusa con libri, film che raccontano un passato in un presente diverso?

Lo spirito unitario c’è ancora ma serpeggia anche un po’ di delusione. Pesa il fatto che l’argomento principale di comunicazione della giunta in questi mesi sia stato il buco di bilancio. Questo ha consegnato all’opinione pubblica l’idea che non si può far niente. O che si può far pochissimo. Il risultato è che è stato valorizzato poco e male – secondo me – quel che si è realmente fatto. Mentre al tempo stesso questa situazione ha un po’ paralizzato l’iniziativa di assessori e sindaco. Alcune grandi idee lanciate in campagna elettorale non hanno avuto seguito. Manca, per così dire, una “visione” che vada oltre il mese prossimo. Mancano impegni con precise date di riferimento, che invece aiuterebbero molto il rapporto con i cittadini.

10) Secondo te il percorso della giunta e come si stanno mettendo le cose possono essere presi ad esempio per provare a vincere a livello nazionale?

Giuliano Pisapia è un personaggio nuovo per la politica nazionale. Nuovo per provenienza, per approccio, per affidabilità. E il nuovo governo di Milano è – giocoforza – un laboratorio su cui si appuntano enormi aspettative. Detto ciò, questa grande attesa non è eterna. Nei prossimi mesi da Milano devono partire segnali forti d’innovazione. Ma tutti, a Palazzo Marino, devono convincersi che la borsa vuota non può rappresentare l’alibi per l’immobilismo. Ci sono cose “rivoluzionarie” che si possono mettere in cantiere anche senza spesa. Si può fare di più, molto di più con meno. Ma non bisogna avere paura…

(LE DOMANDE SONO DI LORENZO FANOLI)

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