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A Tunisi sbarca OccupyBardo: dimostrazione di fronte all’Assemblea Costituente

Finalmente. È arrivato il momento del dibattito religioso in politica, costringe le parti a schierarsi più chiaramente. È questa la questione scottante che deve affrontare l’amabile coalizione guidata da Ennahda e che finora tergiversava solo sugli aspetti tecnici della Costituzione. Dopo gli attacchi islamisti tattici all’università La Manouba di Tunisi, si sono riaccesi i movimenti e nasce Occupy Bardo, sit-in davanti all’Assemblea già preso di mira ieri notte. Gli organizzatori sono gli stessi della Kasba che aveva ottenuto le elezioni, censimenti e badge per distinguersi dai sabotatori. Stamattina arrivati i bus dei cittadini instancabili del sud a ricordare i divari del paese. Qualcuno twitta #BrigitteBardo scoprendo il contrasto con gli attivisti di un’altra classe, muniti di tablet e iphone. Discreti mai, pur sempre partecipi. Associazioni mobilitate, update sulle proposte all’interno della Camera, tende e pulizie ormai simbologia internazionale. Al Jazeera tenta una deviazione del Bardo sfalsandone i motivi profondi, sempre stessi pretesti islamofobi.

Alla Camera è guerra sull’Organizzazione dei Poteri Pubblici, mozione di censura a 2/3. Molti membri del Parlamento si de-solidarizzano e scendono in piazza per denunciare un “colpo di stato istituzionale”, i centristi sono alle strette. Essebsi, primo ministro uscente a chi il paese deve un certo mantenimento economico, crea il suo partito e si classifica in testa all’intelligenza di opposizione. Marzouki troppo lassista nei confronti delle operazioni religiose, non è più il preferito per il posto di Presidente. Alternanze dell’opinione che servono di lezione nel caso si fosse dimenticata la mixité, indomabile mescolanza nordafricana. La piazza rivendica strategie risolute per frenare il potere conservatore, mentre i media semplicizzano la salita islamica ai governi di Egitto e Marocco. Solo un’autentica perspicacia politica potrebbe accompagnarsi di una gestione della coabitazione nei paesi arabi.

Ennahda predilige l’università per coltivare il conflitto ideologico, ebbene i professori scioperano pianificando la difesa giuridica del sapere pubblico. La scintilla di dicembre parte da una messa in scena: rifiuto dell’iscrizione di una studentessa “non identificabile”. Il trapianto del niqab, il velo integrale, in Tunisia rappresenta un’impazienza imperialista negoziata sul piano sociale. L’allegoria della paura dai tempi dell’Inquisizione, fa comodo ai militaristi di tutto il mondo. Gli estremisti hanno il loro elemento scenografico mobile, quali emblemi devono creare i progressisti?

La parola chiave del giorno “Takbir” (allargamento) in coro inneggia alla democrazia diretta, coscienza collettiva sempre più acuta in questa parte del mondo.

 Raja ElFani

 

 

 

 

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