Informazioni che faticano a trovare spazio

Il violinista Kao Lishi

Racconto (dal vero).

Su di un violinista cinese. Che suona per strada. Questo è il mio incontro con Kao Lishi.  Complice un autobus della linea H che da Termini affollatissimo è decollato verso Trastevere.

E’ domenica. Mi ritrovo faccia a faccia con un cinese, età in definibile, un cappello a feltro in testa, in braccio il suo violino cinese a due corde. La ressa ci ha messi uno di fronte all’altro. Lui parla un italiano stentato. Aziona il violino, ha attaccata alla cintura dei pantaloni un piccolo strumento di amplificazione, prova a suonare. Ma l’archetto va nelle costole di una signora che è in gruppo con i suoi amici di Cinisello Balsamo (Mi). Turisti.

“Come ti chiami?”

“Mario”.

“Ma in cinese?”

“Kao…Kao Lishi”.

“Di dove sei?”

“China…China”.

“Sì, ma quale posto in Cina?”

“Shanghai”.

“E qui dove vivi?”.

“Prenestina…”.

“Come si chiama il tuo violino?”

“Ehru. Lo suono da quando avevo 10 anni…”.

Kao mostra il suo strumento a due corde, accanto alle corde c’è un pezzo di criniera di cavallo, la cassa di risonanza è coperta con pelle di serpente, lui ne è orgoglioso (con la mano imita il movimento di un rettile), poi prova a suonare di nuovo, ne nasce un suono struggente e tristissimo.

Quelli di Cinisello sono incerti tra lo sbuffare e l’ascoltare.

Intanto Kao è passato, chissà perché,  ad insegnarmi i numeri cinesi: uno, due, tre, quattro, cinque ecc.

“Uno …Yi, due…Er, tre…San, quattro…Si, cinque…Wu”.

“Yi, Er, San, Si, Wu”, ripeto io cercando di non creare scandalo sul bus.

Kao Lishi è soddisfatto, i cinisellesi ora mostrano meno intolleranza.

Discesa collettiva a Trastevere. Io torno a casa, Kao deve suonare, i cinisellesi sono diretti a cena.

Ci accoglie la piazzetta San Luigi de Matha. Kao si ferma davanti al ristorante Rugantino. Due camerieri in divisa ciociara gli fanno cenno di no. Kao non fa una piega e  si sposta più avanti, su via della Lungaretta, davanti a un bar. E lì mi fa sentire il suo lamento nostalgico e un po’ tragico che esce da quelle due corde del suo violino. I cinisellesi sono già ripartiti…

Chiedo il telefono a Kao. Casomai ci sia un’occasione per farlo suonare. Kao è contento. Poi si rivolge ai tavolini e prosegue nella sua melodia tristissima. Lo saluto, risponde con un sorriso.

Kao è il primo suonatore cinese di strada che abbia visto a Roma. Ritrovo i cinisellesi davanti al ristorante pizzeria da Gino. Stanno studiando i prezzi. Da lontano giunge il suono accorato di quello strano violino venuto da lontano…

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