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Travaglio il censore e Giordana che difende le “convinzioni” di Cucchiarelli…

Zitto, sei stato condannato, non hai diritto di parola. La sicumera con cui Marco Travaglio è tornato ad esternare tutto il suo livore contro Adriano Sofri, reo di essere oggi un uomo libero, è degna del più cupo spirito illibertario e censorio che ci si possa immaginare.

Singolare il modo di procedere di Travaglio che non ha il coraggio di misurarsi sui pasticci contestati all’operazione Giordana-Cucchiarelli e soprattutto su quelli del libro che per fortuna non sono stati tutti accolti dal regista nel suo film sui piazza Fontana. Travaglio – in un commento pubblicato nei giorni scorsi su “Il Fatto quotidiano” –  non è interessato alla questione della doppia bomba elaborata da Cucchiarelli e ripresa da Giordana, no questo non lo riguarda. Questi scenari in cui – soprattutto nel libro di Cucchiarelli – gli anarchici vengono di nuovo in qualche modo ritirati in ballo, nonostante tutte le evidenze contrarie processuali, sembrano proprio l’ultima delle sue preoccupazioni,. Travaglio ce l’ha piuttosto con Sofri in quanto tale.

Riempiendosi la bocca di condanne “oltre ogni ragionevole dubbio” contesta la stessa possibilità di dire da parte di Sofri, che insomma avrebbe dovuto tacere. Zitto, è un ordine di Travaglio il censore.

Il neo-inquisitoree poi va oltre e riprendendo sulla scia del Cucchiarelli la questione D’Amato, che come è noto fu portata alla luce proprio dalla denuncia che ne fu fatta da Adriano Sofri, cerca di insinuare scenari che solo lui è in grado di escogitare sempre seguendo la bussola di dire il peggio di Adriano Sofri. Non entro nel merito di quelle insinuazioni che producono solo ribrezzo, mi chiedo solo che  razza di giornalismo e che razza di argomentazioni ci vengono forniti da Travaglio. Chissà cosa avrebbe fatto nella  Spagna del seicento.

E vengo a Marco Tullio Giordana che oggi su Repubblica e su Il Fatto Quotidiano difende la sua operazione, rivendicando la pista delle due bombe che considera legittima tanto da avere interessato a suo tempo anche il magistrato Emilio Alessandrini. Su Il Fatto Quotidiano, evidentemente sentendosi più spalleggiato visto l’intervento precedente di Travaglio, Giordana però fa quello che non ha il coraggio di fare sui Repubblica: sostenere anche  il libro di Cucchiarelli col quale peraltro non concorda su tre punti (Valpreda giocato nel piano stragista, Pinelli in qualche modo al corrente, Calabresi nella stanza da dove è precipitato Pinelli). “Difenderò sempre – aggiunge però subito dopo – il diritto di Cucchiarelli di esprimere le sue convinzioni…”. Ma bravo il nostro Voltaire resuscitato. Convinzioni, dice. Ma cosa sono le convinzioni in un libro che vorrebbe spacciarsi come frutto decennale di giornalismo investigativo? Convinzioni forse legate e ancorate a documentazione, a fatti riscontrati, a circostanze verificate, a fonti chiare e trasparenti? Oppure semplici illazioni, voli pindarici, fantasie ma anche peggio, manipolazioni e “taroccamenti” della realtà?

Cucchiarelli – faccio un esempio – prende un ordinovista e lo trasforma nel suo libro nel “Secondo ferroviere anarchico”, gli fa comodo inserire dentro il circolo della Ghisolfa questo alter ego fasullo di Pinelli. Solo che come poi risulta in modo chiaro da chi è andato a vedere le vere carte, quell’ordinovista nel ’69 era impiegato alle poste e diventa ferroviere solo nel 1971.

Eppure il decimo capitolo del libro di Cucchiarelli, specialista dei doppioni (due bombe, due taxi ecc ecc) è intitolato “Il secondo ferroviere anarchico”. E parla di allora, del ’69. E’ questa, caro regista Giordana, una convinzione o qualcosa di diverso (per non dire di peggio)? Se lo rilegga il librone (di cui il suio produttore aveva preso i diritti), vedrà quante volte si ripete questo giochino delle “convinzioni” del Cucchiarelli.

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