Giovani a Palermo per ricordare Giovanni Falcone
mercoledì, 23 Maggio, 2012Speranza con i giovani. Erano 2.500 i ragazzi che questa mattina domenicale sono sbarcati stamani a Palermo provenendo da Civitavecchia e Napoli. I resoconti del Pais e dell’agenzia Ansa:
Los 2.600 hijos de Giovanni Falcone
Chavales de toda Italia homenajean en Palermo al juez en el 20º aniversario de su asesinato
Pablo Ordaz Palermo 23 MAY 2012 – 12:59 CET
Son 2.600 y han llegado al puerto de Palermo (Sicilia) a bordo de dos barcos. Unos partieron desde Civitavecchia —a 80 kilómetros de Roma— y otros desde Nápoles. Tenían dos citas. Una muy importante, nada más y nada menos que con el jefe del Gobierno de Italia, Mario Monti. La otra, todavía más, con la memoria. Hace hoy 20 años, la Mafia asesinó al juez Giovanni Falcone, a su esposa, la también magistrada Francesca Morvillo, y a tres de sus escoltas haciendo estallar los 150 de kilos de explosivos que habían colocado bajo la autopista entre el aeropuerto y Palermo.
La Cosa Nostra logró eliminar a su máximo rival, pero la potencia de aquella explosión —que quedó registrada en los sismógrafos como si se tratara de un terremoto— quebró también para siempre un silencio reverencial. Con globos rojos, blancos y verdes de la bandera italiana, ante las fotografías en blanco y negro del juez y sus compañeros de infortunio, los muchachos acudieron a la cita con Mario Monti bajo una pancarta que avisaba: “La Mafia mata, el silencio también”.
El jefe del Gobierno, delante de los alumnos de 250 colegios de todo el país, fue muy claro. Dijo que en Italia siguen existiendo tres grandes grupos mafiosos —la Cosa Nostra siciliana, la Camorra napolitana y la N’drangheta en Calabria— y que, a pesar de su denominación de origen, extienden sus ramificaciones por todo el país y aun por el extranjero: “Sabemos que las mafias de hoy son muy distintas a las que Falcone había empezado a combatir. Han recibido y reciben golpes muy fuertes, pero han sido capaces de reinventarse. Han multiplicado su presencia”. No obstante, Mario Monti añadió que, si algo se sabe hoy gracias al juez asesinado, es que la Mafia puede combatirse. “De Falcone, su mujer y sus escoltas, de su sacrificio”, aseguró el jefe del Gobierno, “tenemos que aprender que hay que luchar sin cuartel, cada día, contra todas las mafias. Cada uno de nosotros está llamado a ese compromiso”.
El primer ministro tampoco pasó por alto que, a pesar de las dos décadas transcurridas, aún sigue habiendo puntos oscuros: “No hay que cansarse nunca de buscar toda la verdad sobre las muertes de Falcone y de Borsellino [el también juez, amigo y colaborador de Falcone, asesinado un mes y medio después]. No existen razones de Estado que puedan justificar retrasos en la búsqueda de la verdad”.
A las 17 horas y 58 minutos de tal día como hoy de hace 20 años, Falcone fue asesinado. A esa misma hora, los 2.600 chavales llegados de toda Italia y otros muchos estudiantes sicilianos renovarán en el lugar de los hechos su compromiso con la memoria. Recibirán el encargo de contarle a sus hijos que el juez Falcone, además de sentar en el banquillo a 400 mafiosos, de dictar condenas contra ellos que suman más de 2.500 años, hizo algo más importante. Marcó un camino. Levantó la voz. Pasó un testigo. Sobre las camisetas blancas de los muchachos que jugaron bajo la lluvia de Palermo, unas palabras de Falcone: “Los hombres pasan, las ideas se quedan. Quedan sus afanes morales que seguirán caminando sobre las piernas de otros hombres”.
ANSA-FOCUS/ FALCONE:TRA POSTER E CORI,IL 23 MAGGIO DEI RAGAZZI
(dell’inviata Tiziana Caroselli) (ANSA) – PALERMO, 23 MAG – Si sono preparati per mesi i ragazzi ospitati sulle Navi della legalita’ – diverse centinaia provenienti da tutta Italia – al loro sbarco a Palermo per il Ventennale delle stragi del ’92. Sulle banchine dei porti di Civitavecchia e Napoli, prima della partenza e, poi, nel capoluogo siciliano, appena usciti dalla ‘pancia’ dei due traghetti della Snav, hanno srotolato, nonostante la pioggia battente, i cartelli preparati per l’occasione. Ma non solo. Dopo i tragici fatti di Brindisi e la morte di una loro coetanea la richiesta di legalita’ ha trovato nuovi spunti. ”Lo Stato e’ piu’ forte della mafia perche’ lo Stato siamo noi” ma anche ”Lottiamo per il diritto di sognare, ciao Melissa” si leggeva sugli striscioni. A parlare di mafia e criminalita’ organizzata gli studenti hanno cominciato gia’ durante la navigazione in un dibattito serale con il procuratore Grasso e il ministro Profumo. E un assaggio di quel che avrebbero sentito oggi lo hanno avuto guardando uno spezzone di ”Uomini soli”. Oggi nell’aula bunker dell’Ucciardone, tappezzata dei loro poster, questi ragazzi che nel ’92 ancora non erano nati, hanno reso omaggio a Falcone e Borsellino. Lo hanno fatto i liceali di Caserta intonando un rap anti camorra e due piccoli poeti in erba della scuola media Don Milani, Salvo e Samuele, con i loro versi. Sul palco sono saliti pure i vincitori del concorso sulla legalita’ bandito dal ministero dell’Istruzione. Li ha premiati il presidente Napolitano assieme al ministro Profumo e a Maria Falcone. E al presidente della Repubblica due piccoli alunni hanno donato un cuore rosso di cartone da appendere al collo: su un lato la scritta ‘Palermo nel cuore’, nel retro i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Poi gli studenti arrivati dal resto d’Italia in corteo hanno sfilato per le vie cittadine fino all’albero di Falcone mischiandosi con i coetanei palermitani. Un fiume di gioventu’ che ha rincuorato gli adulti. ”La cosa bella dei ragazzi e’ questa voglia di cambiare il mondo. Sono piu’ bravi degli adulti. Hanno riconquistato il loro territorio” ha commentato con entusiasmo il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso. Il loro coraggio, nel tornare a scuola tranquilli, dopo il tragico attentato di Brindisi, e’ stato lodato dal ministro Profumo : ”la vostra presenza qui oggi è una lezione alle mafie, al terrorismo, alla violenza”. ” E’ straordinario che tanti ragazzi siano qui oggi, così come sono stati presenti l’altro giorno a Brindisi” ha commentato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. ”C’e’ un Paese che reagisce” ha concluso. (ANSA).
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