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Governo francese con occhio al maghreb

Olimpiadi

di Raja ElFani

Il governo Hollande punta all’operosità, lunga giornata di trattative per la composizione dei ministeri. Stamattina Ayrault si presenta al Palazzo di Matignon come Primo Ministro, figlio di operai germanofono e sindaco di Nantes. Si aspetta l’annuncio della riduzione dei salari dei ministri del 30% fra le tante promesse del programma.

Gli impegni di parità e diversità sono mantenuti, donne alla Giustizia, Salute, Cultura, la magrebina Belkacem al nuovo Ministero dei Diritti della Donna, l’esuberante regista dell’immigrazione algerina Yamina Benguigui alla Francofonia, l’ecologista Duflot per Alloggi e Territorio, 17 in tutto, l’esatta metà dei 34 ministeri. Gli alleati di Hollande Moscovici, Montebourg, Valls, Le Drian ai posti chiave, solo un politico senior Fabius (Esteri) in questo governo giovane. Rituale del passaggio ufficiale domani per l’Ascensione.

Il battesimo della pioggia ieri del nuovo Presidente francese Hollande all’Arco di Trionfo non ha sgualcito l’immagine leccata delle stanze dell’Eliseo dove si spostavano in gruppetto gli elementi della cerimonia su un minuetto di corte ; in secondo piano, alle spalle di Hollande, la segretaria del Partito Socialista Martine Aubry che oggi conferma le avversità interne rinunciando a una poltrona.

Hollande ha scelto i propri simboli per rompere con lo stile Sarkozy: omaggio alla ricerca e all’eccellenza. Prima alle Tuileries con la compagna e giornalista Valérie Trierweiler per consacrare la scuola pubblica come luogo di uguaglianza, seduti in prima fila i navigati Jospin, Jack Lang e Chevènement ; poi grande disponibilità all’Istituto Marie Curie che offre un primissimo piano sulla parola “Radium” incisa nella effigie in pietra, in mezzo a giovani in camice bianco. Un modo di confermare il settore nucleare.

Al Hotel de Ville, il protocollo si trasforma in acclamazione, Hollande raggiunge il collega socialista nonché sindaco innamorato di Parigi Delanoë fra le mille personalità dello showbiz francese, un tuffo nella mondanità prima di volare a confortare la finanza.

Nel frattempo la Grecia ha annunciato nuove elezioni, dopo l’irrealizzabilità di una maggioranza, e si sincronizza sulle legislative francesi a giugno. Il fulmine sul Falcon di Hollande diretto ieri a Berlino dalla Merkel per rinegoziare l’uscita dalla crisi, non incendia l’Europa appesa a un filo dietro questo nuovo connubio.

Fuori dall’UE, ieri era anche il Nakba Day, commemorato con scioperi e manifestazioni dai palestinesi, cioè dove possono. Utile perciò la presenza di Assange, diventato pertinente eco alle difficoltà del mondo arabo. Assange infatti continua la sua battaglia mediatica che decodifica i facili antagonismi, branditi  dall’amministrazione Bush. Dopo l’intervista ai due attivisti laici arabi (dell’Egitto e del Bahrein) la scorsa settimana, ha ricevuto ieri due musulmani pakistani membri dell’organizzazione Cageprisoners.

La differenza è notevole: nell’intervista di ieri il registro si è limitato al lessico islamico d’esportazione per quei due cittadini inglesi dalla barba folta (jihad, califfato, sharia) in opposizione con l’intervista precedente con meno barba e più diritti. Gli intervistati anglo-pakistani deridono le approssimazioni di Assange sul mondo musulmano rivendicandone l’espansione ideologica dal Magreb all’indonesia. Ex detenuto di Guantanamo, Begg descrive Al Qaeda come catalizzatore della diversità ma superato dal punto di vista strategico, e appunto, al suo fianco, Qureshi rappresenta la tranche politicizzata interessata ad integrare l’islam al sistema moderno. Sono i volti della diversità integrata, la generazione Al Jazeera, seduttivi non più terroristi.

Raja ElFani

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