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La Comunità ebraica verso il voto per l’Ucei: con un “listone” unico e una lista di sole donne

“Ecco i nostri sette…”. Al Ghetto circolano le schede elettorali, con le caratteristiche crocette sui nomi proposti,  per la prossima tornata che il 10 giugno vedrà la comunità ebraica romana votare per i venti consiglieri da eleggere nel prossimo parlamentino nazionale (52 eletti in tutta Italia) da cui dovrà uscire il nuovo Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche.

La carica è retta dall’avvocato Renzo Gattegna, presidente uscente che ha deciso di ripresentarsi a Roma  a capo di un “listone” unico (Uniti per l’Unione) in cui sono confluite tutte e tre le anime tradizionali dello schieramento politico ebraico romano: i seguaci del maggioritario

“Per Israele” guidato dal presidente della comunità romana Riccardo Pacifici, quelli della lista di sinistra “Hazak” rappresentati da Victor Magiar e infine lo schieramento intermedio Efshar diretto da Raffaele Sassun.

Agli elettori la possibilità di pescare sette nomi dalle liste presenti. Che sono due. Ed ecco la novità di questa tornata elettorale: l’altra lista è una lista di sole donne e si chiama “Binah”. Che è una voce della cabala ebraica e sta per “la saggezza nella pratica”. Unica differenza tra le due liste, il numero di candidati: venti per Uniti per l’Unione e diciassette per Binah. Ma la vera differenza è che se le donne di Binah non avessero deciso di presentarsi stavolta gli elettori della Comunità ebraica non avrebbero avuto alcuna alternativa di voto.

“Nei momenti di seria difficoltà – scrive Renzo Gattegna in un manifesto intitolato “Le differenze sono la nostra ricchezza, l’unità è il valore aggiunto” – la capacità di essere uniti non è solo un grande valore ma soprattutto è un forte strumento di difesa e di progresso”.  Riccardo Pacifici, elemento di sostegno forte all’operazione congiunta, spiega con questo iutolo il senso della scelta: “La responsabilità di non dividerci”. E Magiar dall’angolo opposto chiede così “maggiore democrazia, pluralismo, trasparenza, partecipazione”.

A sparigliare però è “Binah” che ha anticipato il “listone” e per questo figura sulla scheda elettorale come Lista numero 1. Presentatori delle 17 candidate sono nomi conosciuti come Mario Pirani, Enrico Modigliani, Carla Di Veroli. Per il “listone” figurano invece, tra gli altri, Enzo Ottolenghi, David Zard, Tobia Zevi. “Vogliamo valorizzare la donna che nella tradizione ebraica trasmette la continuità della vita – spiega la prima della lista, Eva Ruth Palmieri -. Non è una lista femminista. E neanche una lista alternativa. Però se non ci fossimo presentate noi ci sarebbe stata a Roma solo una lista di venti nomi per eleggere venti consiglieri…”. L’ebraismo tradizionale è il timone di Binah, spiegano le candidate, insistendo sul fattore donna che “è un elemento di coesione”. Nei due programmi in netta evidenza la lotta al razzismo, al negazionismo e all’antisemitismo.

Paolo Brogi

Perché Binah? Ecco la risposta:

Perché Binah?
Secondo la Kabalà, la Binah è la facoltà pratica che collega la saggezza alla realtà. Per realizzarsi pienamente la saggezza ha infatti bisogno di una forza che la cali nella realtà e la faccia diventare attività: come un utero che prende ciò che c’è in potenza e lo fa diventare una vita, altrimenti sarebbe solo seme.
Binah condivide la radice con “biniyan”, pertanto è la facoltà di costruire: la Binah ha dunque la potenzialità di contenere i contrari e gli opposti e di portarli all’armonia. Sotto questo aspetto è la forza che libera dalle contraddizioni ed è legata alla tesciuvà: così come la tesciuvà conduce dal male al bene, la Binah riesce a condurre al bene perfino gli elementi che da soli potrebbero essere negativi. Binah è dunque la SAGGEZZA PRATICA che permette di costruire attivamente e di mediare sugli opposti portandoli dal male al bene.

Perché un’altra lista per le elezioni dell’UCEI?
Siamo per il PLURALISMO, la CONDIVISIONE e la PARTECIPAZIONE nelle politiche comunitarie ai fini di una piena realizzazione della DEMOCRAZIA.
All’inizio si trattò di un incontro casuale: eravamo alcune amiche e ci trovammo concordi sul fatto che fosse importante per la vita democratica del Dat il fatto che la Comunità di Roma si presentasse con più liste. Fare altrimenti per noi significava introdurre una lesione alla DEMOCRAZIA una mancanza di PLURALISMO. Man mano abbiamo trovato CONDIVISIONE delle nostre idee in altre donne e in altre persone. Non ci siamo però limitate alla critica e abbiamo deciso di passare ai fatti: abbiamo dunque realizzato davvero una nuova lista, in uno spirito di PARTECIPAZIONE attiva.

Perché una lista di sole donne? . –
Siamo DONNE anzitutto perché volevamo persone “nuove”, prive di cliché predeterminati, purché fossero veramente democratiche: disponibili cioè a lavorare alla pari tra pari, con leadership condivisa e partecipata. Questa ci è sembrata una caratteristica specifica delle donne, talvolta marginali nella vita politica.
Non solo: la donna nell’ebraismo ortodosso ha un ruolo ben preciso ed efficace nel tramandare le tradizioni e la continuità della vita e dell’educazione ebraica, anzi, è in sé simbolo di continuità. Ci è sembrato un vulnus da eliminare il fatto che il numero di donne candidate al Consiglio dell’UCEI fosse nelle Comunità italiane assolutamente irrilevante.
Abbiamo così deciso di intervenire proprio in quanto donne ebree. Proprio in quanto donne ebree costituiamo un’opportunità interessante da sfruttare e siamo in grado di operare meglio al servizio delle nostre Comunità e con loro vantaggio.

Perché proprio noi?. –
Eravamo 17 donne, tutte diverse, ognuna con la sua personalità e con la sua storia. Ma ognuna di noi è stata capace, comunque, di trovare un equilibrio con le scelte di tutte le altre e di contribuire a stabilire la nostra posizione unitaria alla ricerca di una vera BINAH. Ognuna di noi è quindi in grado di contribuire al bene dell’Unione proprio nella sua unicità, in equilibrio e in condivisione con l’unicità di tutte le altre. Il nostro rapporto nasce dalla fiducia reciproca. Ognuna di noi potrebbe dunque dire: “io mi fido di ciascun’altra candidata e penso che allo stesso modo gli altri possano fidarsi di noi”.

Cosa proponiamo?. –
La nostra lista nasce per valorizzare le Keilloth ed in particolare nasce
-per potenziare l’integrazione;
-per pianificare e soddisfare le esigenze culturali, sociali, educative di tutte le Comunità
Italiane;
-per dare vita a Kehilloth inclusive e solidali;
-per contribuire  ad una gestione chiara, partecipata e trasparente della organizzazione
dell’Unione delle Comunità.
Tutto questo nell’ottica dell’etica e della responsabilità sociale, secondo la tradizione ebraica.

Chi siamo? . –
Siamo donne, ognuna di noi con una specifica competenza professionale ed una collaudata esperienza nel mondo del lavoro, donne capaci, disponibili a condividere le proprie competenze professionali nel Consiglio dell’Unione. Siamo capaci di spirito di servizio, di ascolto e di mediazione; siamo capaci di trovare intese e di operare in multitasking; siamo capaci di integrazione e di accoglienza. Siamo dunque aperte al confronto e pronte al dialogo con tutti, per una comunità al servizio delle persone: donne che non si propongono di escludere gli uomini, ma che rivendicano le loro capacità in campo lavorativo, intellettuale e politico.

Ed ecco il programma di Binah:

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