Informazioni che faticano a trovare spazio

La nuova Rosarno si chiama San Ferdinando: mille braccianti africani (a 15 euro al giorno) sgomberati dalla favela in cui dormivano

E alla fine, tra scaricabarile e silenzi vari, la situazione di San Ferdinando alle porte di Rosarno è scoppiata. Mille lavoratori africani usati per la raccolta degli agrumi “sgomberati” dalla baraccopoli in cui vivevano. L’ordine del sindaco di San Ferdinando, che ha bussato invano a tutte le porte. E così dopo la grandi promesse fatte nel dopo Rosario eccoci di nuovo a una riedizione del problema. Su San Ferdinando avevo già scritto poco tempo fa (post del  27 novembre). Ora i mille immigrati pagati niente (15 euro per 12 ore di lavoro) non hanno piuù neanche le baracche in cui vivevano miseramente. Qui di seguito l’articolo di Carlo Macrì dal corriere.it:

CALABRIA

San Ferdinando, cacciati dalla tendopoli
i braccianti agricoli extracomunitari

Il sindaco emette l’ordinanza: «La situazione sanitaria era insostenibile». Mille persone ora sono senza un tetto

SAN FERDINANDO (Reggio Calabria) – Vivono come dei clochard. Anche se sino a lunedì mattina avevano una tendopoli che li riparava dalla pioggia. Avevano, perché adesso per i mille braccianti agricoli extracomunitari di San Ferdinando, quell’opportunità non ce l’hanno più. Il sindaco del paese Domenico Madaffari ha emesso un’ordinanza di sgombero della baraccopoli.

L’ORDINANZA DEL SINDACO – «La situazione igienico-sanitaria è praticamente inesistente in quanto il sovrannumero degli immigrati, i rifiuti maleodoranti, la mancanza di servizi igienici, potrebbero essere focolaio d’infezioni e sedi di animali», scrive il primo cittadino di San Ferdinando. E così da lunedì mattina i mille braccianti agricoli stranieri utilizzati dai produttori di agrumi per la raccolta di arance e mandarini, non hanno più una dimora. Sfrattati per motivi igienico-sanitari dal loro habitat che altro non era un ghetto. La tendopoli era diventata una cloaca a cielo aperto. Dentro gli spazi era così ristretti che gli immigrati dormivano l’uno sull’altro. Mangiavano e facevano i bisogni corporali nello stesso posto. Si lavavano con l’acqua piovana che raccoglievano in recipienti di fortuna. A terra tra la polvere e i pochi stracci pentole e tegami arrugginiti che gli immigrati utilizzavano per cucinare. Da mesi il sindaco Madafferi ha lanciato l’allarme investendo del problema le autorità competenti: Prefettura, Asl, politica regionale. Nessuno si è fatto avanti. E così al sindaco lunedì mattina non è rimasto altro che emettere l’ordinanza di sgombero, spinto anche dalla relazione dell’Asl che ha costatato la gravità della situazione. «Rischiamo una nuova Rosarno – dice Domenico Madafferi -. Qui la situazione è esplosiva».

MILLE EXTRACOMUNITARI – Da lunedì mattina, infatti, i mille extracomunitari, alla fine delle 12 ore di lavoro, per 15 euro, dovranno arrangiarsi per trovare un posto dove dormire e dove mangiare. Vengono quasi tutti dall’Africa e credevano di trovare in questa parte di Calabria quella civiltà che manca dalle loro parti. E invece si ritrovano ancor più poveri in una terra stranieri. Martedì mattina il prefetto di Reggio Calabria Piscitelli riunirà il Comitato per l’ordine pubblico. Si cerca in tutti i modi di arginare la protesta degli immigrati che stanno già facendo sentire la loro voce con una protesta rumorosa, ma sino a oggi civile. I sindaci della Piana di Gioia Tauro sono pronti alle dimissioni in massa se il problema degli immigrati non sarà risolto in tempi brevi.

Carlo Macrì
cmacri@corriere.it

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