Impresentabili. Dunque Silvio Berlusconi risolve la questione ricorrendo ad Augusto Minzolini, il direttore del Tg1 sollevato dall’incarico nel 2011. Il piccolo problema che c’è con Minzolini si chiama rinvio a giudizio, la scadenza decisa dal gip Francesco Patrone il 6 dicembre 2011 è stata 8 marzo 2012: da allora è in corso il processo a Minzolini. E proprio oggi è stato chiamato in aula a deporre sui 65 mila euro spesi con la caeta di credito aziendale. l fatto che li abbia restituiti non modifica il danno d’immagine inferto all’azienda pubblica, ricordiamolo, pagata col canone-tassa imposto a tutti gli italiani. Lascio alla cronaca di raccogliere le sue dichiarazini “innocentiste”. Ma non posso fare a meno di chiedermi: che csa è allora allora questo concetto di “impresentabili”. Riguarda solo personaggi come Cosentino?
Qui di seguito riporto l’articolo di repubblica.it del 6 dicembre 2011 sul rinvio a giudizio di Augusto Minzolini. Certo se poi l’8 marzo Minzolini sarà stato trasformato in parlamentare assisteremo di nuovo a balletti come nel nostro triste recente passato, dove – non scordiamocelo mai – il Parlamento è stato piegato a voti pazzeschi (5 aprile 2011, con il voto su Ruby “Mubarak”…).
A proposito, infine: la Rai è parte civile nei confronti di Minzolini.
Ecco repubblica.it del 6 dicembre 2011:
Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, è stato rinviato a giudizio per peculato in relazione alle spese Rai sostenute con la carta di credito aziendale. Il rinvio a giudizio è stato deciso dal gup Francesco Patrone, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Alberto Caperna. Il processo prenderà il via l’8 marzo prossimo davanti ai giudici della sesta sezione penale del tribunale di Roma. La Rai si costituirà parte civile. La somma in questione è stata comunque restituita dal direttore del Tg1 e l’azienda ha ritenuto esauriente la documentazione giustificativa e la restituzione del denaro.
Dopo la precisazione del legale Maurizio Bellacosa (“la Rai si potrà costituire parte civile entro il termine di decadenza previsto dalla legge”), l’ufficio stampa dell’Azienda dirama una nota per annunciare che “La Rai (…) si costituirà parte civile entro il termine di decadenza previsto dalla legge, che è quello dell’udienza dibattimentale fissata per il prossimo 8 marzo, per il danno di immagine e per i residuali profili di danno non patrimoniale”. Oggi la Rai “ha partecipato all’udienza preliminare nella veste di persona offesa, in attesa del vaglio del giudice dell’udienza preliminare”.
Minzolini è accusato di peculato per avere sforato, in 14 mesi, il budget a sua disposizione per circa 65 mila euro. Tale somma è stata già restituità dal direttore all’azienda. La replica del giornalista: “Volevano farmi saltare dalla direzione del Tg1 già quando c’era il voto di fiducia al Senato il 14 dicembre 2010. Quello che non sopporto di questa vicenda è che vengono utilizzati strumenti del genere per raggiungere l’obiettivo. Questo vi dà l’idea della società di trogloditi in cui viviamo. Mauro Masi (ex dg della Rai) in questa vicenda è stato un pusillanime, uno leggero perché per due anni l’azienda non mi ha contestato nulla”.
“Sono indignato per le cose che sono state dette durante questa udienza preliminare. Qui a Roma il 95% dei casi va a giudizio quindi sono tranquillo ma indignato – ha proseguito il direttore del Tg1 – Avevo questa cosa che prima doveva essere un benefit e poi non lo è stato più, poi nessuno si è più fatto sentire. In tutta questa vicenda l’unico problema è che non ho messo i nomi delle persone con cui sono andato a pranzo. Oggi mi viene richiesto qualcosa che prima non è mai stato chiesto ai miei predecessori. E’ palese che in questa cosa ci sono molti elementi che non sono chiari come il fatto che tutto è esploso alla vigilia del voto che avrebbe dovuto mettere fine a un equilibrio politico. Un tempismo perfetto“.
“E’ una vicenda assurda – precisa Minzolini a fine udienza – perché le mie trasferte hanno tutte la firma di Masi e mi vengono soltanto contestati dei pranzi per i quali io non avrei presentato i giustificativi. Mi chiedo come mai nessuno è andato a controllare che cosa è successo da quando è entrata in vigore dal 2003 la circolare Cattaneo. Personalmente ho accertato, ascoltando i miei predecessori al Tg1 e chi era in amministrazione Rai, che i direttori, per motivi di privacy, non hanno mai indicato i nomi delle persone che li accompagnavano ai pranzi. E sono sicuro che è una prassi che fanno tutti i direttori, non solo quelli del Tg1”.
“Tutto nasce dal fatto – ricostruisce ancora Minzolini – che quando andai alla Rai, trattai, per motivi di esclusiva, l’interruzione della collaborazione con Panorama e l’azienda decise di assegnarmi una carta di credito dicendomi che era un benefit compensativo. Dopo due anni, la Rai, attraverso una lettera dell’allora direttore generale Masi, si accorge che non è più un benefit ma una ‘facility’ e, guarda caso, mi autorizza dal maggio scorso a collaborare con Panorama. In ogni caso, per due anni le spese autorizzate che ho sostenuto con la carta di credito aziendale sono state contabilizzate e regolarmente iscritte a bilancio, nonostante io avessi subito restituito la somma prima che cominciasse l’azione penale”.
Cdr Tg1: “Serve un direttore autorevole”. Dopo il rinvio a giudizio del direttore del Tg1, il Comitato di redazione della testata denuncia il “fallimento del progetto Minzolini” e chiede “una svolta”. “Serve, subito, un direttore autorevole, di indiscusso profilo professionale e morale, super partes, che segni una forte discontinuità editoriale col passato e recuperi tutte le professionalità messe ai margini” scrive il Cdr del Tg1 in una nota. Quanto a Minzolini, “farebbe bene a smettere di insultare tutto e tutti per giustificare se stesso – conclude il Cdr -, continuando a trascinare la più importante testata del servizio pubblico in polemiche che nulla hanno a che fare con il giornalismo. Faccia piuttosto un passo indietro per il bene del Tg1, della Rai e di chi paga il canone”.
Aggiunge Carlo Verna, segretario generale del sindacato dei giornalisti Rai, che Usigrai “non pone pregiudiziali di sorta, ma si batterà, al fianco del comitato di redazione le cui linee di azione condivide, per una risposta forte che faccia dimenticare nel minor tempo possibile la pagina più nera del telegiornale che ha fatto la storia del Paese”.
Dal comunicato del Cdr del Tg1 si dissocia in parte Attilio Romita, volto del telegiornale e uno dei tre componenti del comitato di redazione. “Condivido solo l’appello all’unità rivolto ai colleghi – afferma Romita -. Per il resto, non credo sia il momento di emettere giudizi sommari nei confronti di un direttore e di un gruppo dirigente che meritano rispetto. Quanto al rinvio a giudizio di Minzolini, non resta che attendere il corso della giustizia”.
Merlo: “Confido nel direttore generale”. Giorgio Merlo del Pd, vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai dichiara di confidare “nella spiccata cultura aziendale del direttore generale Lorenza Lei”. “Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria del direttore Minzolini – scrive Merlo in una nota -, ora il Tg1 deve recuperare ascolti e autorevolezza”. Flavia Perina, deputata di Fli e membro della commissione, si aspetta “una lettera di dimissioni di Minzolini entro poche ore. E’ del tutto evidente che non possa restare al suo posto un direttore del tg1 rinviato a giudizio. Non solo per una questione morale, ma anche per le ricadute che tutto questo ha sul servizio pubblico”. Fabrizio Morri, capogruppo Pd in commissione di vigilanza: “Ci aspettiamo che il Cda della Rai e la direzione generale intervengano prontamente, perché in gioco c’è anche la loro credibilità, come amministratori dell’azienda di servizio pubblico”.
Siddi (Fnsi): “Serenità al Tg1”. Se la vicenda Minzolini sarà chiarita in tribunale, “per il più importante telegiornale italiano è indispensabile una svolta di serenità”. Lo afferma in una nota il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, che chiede. “soluzioni chiare e autorevoli” che “chiudano la stagione delle epurazioni e rimettano al loro posto i giornalisti che ne sono stati ingiustamente allontanati e per i quali in molti casi il giudice ha già sanzionato la Rai”. Il Cda della Rai, conclude Siddi, “mostri di saper gestire questo passaggio o altrimenti chi può, o deve, assuma misure straordinarie che la situazione richiede”.
(06 dicembre 2011)