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Il Cdr della Rai di Torino condanna Grillo per l’aggressione al cameraman

Il Cdr della Rai di Torino condanna l’aggressione di Beppe Grillo al cameraman. Aggiungo che il gesto piuttosto squallido e prepotente di Grillo ha suscitato consenso tra i presenti, in larga parte con bandiere No Tav. Brutta e antidemocratica condivisione, che dovrebbe far indignare chi in Val di Susa si batte poer la democrazia. Ecco da Huffington Post iul comunicato del Cdr Rai, anche questo giunto non con grande solerzia. Meglio tardi che mai. E la Fnsi? E l’Usigrai? E il sindacato stampa di Torino?

Il cdr della Rai di Torino interviene dopo l’aggressione al cameraman: “Difendiamo il diritto di informare i cittadini” (VIDEO)

Ansa, l’Huffington Post |  Pubblicato: 16/02/2013 15:17 CET  |  Aggiornato: 16/02/2013 15:50 CET

Il Crd della redazione Rai di Torino denuncia un’aggressione subita da un suo operatore da parte di Beppe Grillo durante il comizio di giovedì scorso in val Susa. Il sindacato dei giornalisti Rai “dopo avere assistito all’aggressione canzonatoria di Beppe Grillo a un operatore Rai, e all’illegittima scelta da parte dello stesso Grillo di allontanare dal palco di Susa un operatore Rai e altri fotografi e colleghi ‘colpevoli’ di riprendere una pubblica iniziativa di campagna elettorale, condanna il comportamento del Leader del Movimento 5 Stelle“.

“Per il servizio pubblico – sottolinea il Cdr – documentare le iniziative elettorali oltre a essere un diritto di informazione è anche un dovere. Infierire, da una posizione di forza, su un lavoratore impegnato nella propria mansione è un atteggiamento che si commenta da solo. Farlo in Val Susa, dove più volte è stata espressa intolleranza, con metodi a volte violenti, contro chi cerca di riportare, per diritto e dovere di cronaca, gli avvenimenti relativi al movimento No Tav può essere elettoralmente conveniente ma certo non è un buon servizio alla democrazia e al confronto civile”.

Il Cdr conclude esprimendo “solidarietà al collega e preoccupazione per metodi e atteggiamenti che pretendono di essere nuovi , di cancellare il vecchio, ma che troppo ricordano pagine tristi della nostra storia recente. La Rai, per come la intendiamo noi, è di tutti: è un testimone, non un attore”

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