Primi lampi di Ignazio Marino candidato sindaco di Roma. Basta cemento sul territorio. Piste ciclabili. Unioni civili, registri per il testamento biologico. Wi-fi libero. Un grande parco archeologico dai Fori all’Appia. Soprattutto “Daje”, slogan della campagna del senatore.
Marino dice stop al consumo del territorio perché “non si può più costruire, non c’è più spazio vitale”, ma porta avanti la sua idea di Capitale dei diritti “con registri per le unioni civili e per il testamento biologico”, auspicando una “azione normativa che abbia l’ambizione di influenzare anche il governo nazionale per garantire quei diritti su cui abbiamo costruito tante battaglie che non dimentichiamo”.
Lo slogan della giornata è “Daje” e a chi gli fa notare che la stessa scelta, fatta dall’allenatore della Roma, Zeman, non era stata così fortunata, risponde con un sorriso: “Con noi andrà diversamente”.
Ambizioso il progetto della nascita di “un grande parco archeologico chiuso alle auto, dal Foro Romano e all’Appia Antica, non solo la domenica ma tutti i giorni”.
E poi “più isole pedonali, nuovi chilometri di piste ciclabili, più asili nido”. Snocciola le proposte davanti a tantissimi cittadini, ma i dirigenti del partito non sono molti: si affacciano il segretario romano Marco Miccoli, l’ex consigliere regionale Enzo Foschi e la deputata Ileana Argentin. “Wifi libero e un bilancio trasparente, accessibile a tutti”, continua.
Nostro pronostico? Ignazio Marino sindaco e Gemma Azuni vicesindaco