Informazioni che faticano a trovare spazio

Tante paroile contro il negazionismo. Ma qui in Italia c’è chi rivendica Auschwitz in un’aula scolastica e non gli fanno sostanzialmente nulla

Si discute di legge sul negazionismo. Cioè punire chi nega l’Olocausto. Sì, ma per chi invece lo invoca? Per chi lo elegge a metodo? Per chi insomma come la professoressa di matematica del Caravillani (nella foto) minaccia Auschwitz per la sua alunna ebrea e spiega che quello era sì un luogo d’ordine? Ecco, per questa professoressa più modestamente che cosa si fa?

Pare non molto. Nel senso che la preside l’ha redarguita con una lettera di richiamo che la stessa preside giudica un provvedimento “blando”. Poteva semmai darle una sospensione, era già qualcosa di più concreto e visibile. Ma non l’ha fatto.

Neanche quando a gennaio (l’episodio è di ottobre 2012) la professoressa incontrando la Comunità ebraica ha sostanzialmente rivendicato la sua frase dicendo che Auschwitz è da intendersi come un luogo fove è regnato l’ordine.

Raccapricciante, no?

Però oltre al richiamo per la suddetta finora non è scattato altro. Tra l’altro il richiamo è per non aver tenuto in conto la “sensibilità” dell’allieva.

La preside gingillandosi un po’ ora annuncia che farà una relazione al Miur e all’Ufficio scolastico regionale. Basta che si affretti un po’ (sono già passati sette mesi dal fatto) e a inizio giugno la scuola va in vacanza. Poi a ottobre la prof della frase indecente andrà a quanto pare in pensione,

E così, nel non far nulla o giù di lì, tutti i veri negazionisti italiani avranno un buon motivo per sentirsi tutelati dalle istituzioni repubblicane. Fantastico, no?

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