Informazioni che faticano a trovare spazio

L’avvistatore di fuochi (da “Uomini e donne del Sud”)

Ripropongo da “Uomini e donne del Sud” di Paolo Brogi, Imprimatur 2012, il capitolo sul Coordinamento Comitato Fuochi e Lucio Iavarone che ne è il portavoce. Ecco:

L’avvistatore di fuochi

Cinquanta chilometri più giù è l’inferno. Un panorama assurdo e folle che Lucio Iavarone,  project manager di un’azienda pubblica meccanica a nord di Napoli, conosce purtroppo a menadito. Quarant’anni, sposato, un figlio, il manager che abita ad Afragola nella fascia settentrionale della provincia di Napoli ha una sorta di secondo lavoro (non retribuito): fa l’avvistatore di fuochi. Fuochi della camorra.

Iavarone con i suoi scopre, documenta, segnala i roghi della campagna napoletana, quegli incendi da inferno dantesco che popolano ormai da molti mesi un’area in cui vivono due milioni di disgraziati napoletani e casertani.

L’ultima battaglia di Lucio ha la forma di una collinetta e si chiama Contariello. E’ una montagnola neanche troppo grossa, diciamo di quattromila metri quadri d’estensione, ricoperta di terra come se niente fosse. Sta al confine tra i comuni di Casoria e di Afragola.

La montagnola da un po’ di tempo è alquanto irrequieta, brucia assai. Eppure il posto è disabilitato da tempo, anzi è sotto sequestro da undici anni, quando in questo bacino di stoccaggio di rifiuti furono scoperti “sversamenti” abusivi di chissà cosa…

Vicino al Contariello c’è un cavalcavia percorso dalle auto che con le famiglie stipate vanno in visita alle vicine Ikea e Leroy Merlin, le due megastrutture commerciali molto gettonate dell’area. Quando arrivano sul cavalcavia i conducenti azionano in fretta la chiusura dei vetri delle auto, l’aria è pessima. “E’ una zolfatara di monnezza – spiega Iavarone -. Nasconde una schifosa e incontrollata combustione di rifiuti. E’ una mostruosità abbandonata a se stessa, abbiamo sollevato anche questo problema nell’incontro insoddisfacente che a fine agosto 2012 abbiamo avuto col prefetto di Napoli Andrea De Martino…”.

Iavarone e i suoi non sono soli, si sono mosse anche l’Ikea e Leroy Merlin, il problema riguarda i due colossi da vicino. Ma questo, in fin dei conti, non è che uno dei tanti “fuochi” di questa vasta area in cui abitano due milioni di sfortunati campani…

“Perché ci muoviamo? Se non altro perché quando sentiamo il ministro della sanità del governo Monti ci vengono i brividi. Costui ama affermare che le patologie tumorali presenti nella nostra zona sono dovute alle nostre cattive abitudini alimentari…Mica si rende conto, questo signore, che qui invece è in corso un vero e proprio biocidio di massa. Qui da noi è come con l’amianto, tra qualche anno verrà interamente fuori l’orribile verità. E intanto a far fronte al peggio dobbiamo provvedere noi…”.

Noi. Cioè i Coordinamenti dei comitati dei fuochi della provincia a nord di Napoli. Si chiamano proprio così, la realtà è davvero spropositata. Lo strano organismo è nato nel giugno del 2012, riunisce una quarantina di comitati (piccoli, medi e grandi) e di associazioni, come la creatura di Lucio Iavarone che in origine suonava semplicemente come “No alle discariche nei comuni a nord di Napoli”. Ma scavalcata la dicitura d’origine oggi il problema è sfociato ben oltre, riguarda queste colonne nere di fumo che imperversano tra Casoria ed Afragola, Acerra e Pomigliano d’Arco, insomma tutta l’area che sta tra Napoli e Caserta dove la camorra di sera elimina ogni sorta di rifiuto speciale.

“Siamo partiti dai rifiuti solidi urbani – spiega Iavarone -. E neanche immaginavamo che quella situazione contro cui ci battevamo fungeva in realtà da copertura a un fenomeno ancor più  peggiore, quello dell’eliminazione a cielo aperto di ogni sorta di residuo pericoloso e inquinante. La camorra ormai non seppellisce più i rifiuti tossici, ora li brucia tranquillamente in modo pubblico senza che nessuno intervenga. Chi affronta questo fenomeno? Solo noi, in fin dei conti. Cioè un centinaio di persone impegnate quotidianamente nell’azione promossa dai coordinamenti che raccolgono più in generale un migliaio di iscritti. Siamo pochi? Siamo tanti? Meno male che ci siamo…La lotta contro i fuochi è nata cinque anni fa. Tra noi ci sono professionisti di ogni livello e genere, molti medici, geologi, tecnici di vario tipo. Francamente non mi sarei mai sognato un giorno, io laureato in economia ed esperto di project managing, di dovermi mettere a caccia di questi sversamenti illegali e di queste combustioni cancerogene. Ma se non lo facciamo noi chi lo fa? Per favore però non chiamateci ronde…Noi siamo gente seria”.

Iavarone in settembre ha passato le sue giornate anche a contare le firme che poi i comitati hanno  allegato alle denunce querele che i coordinamenti, stanchi di assistere all’inazione pubblica, hanno deciso di presentare in Procura a Napoli contro un bel gruppo di amministratori. Nel mirino il presidente della Regione e della provincia di Napoli, con i relativi assessori all’ambiente, più 42 sindaci del comprensorio.

“In Italia ogni anno vengono prodotti 130 milioni di tonnellate di rifiuti. Di cento si sa che fine fanno, 30 però scompaiono nel nulla. Noi pensiamo che buona parte, purtroppo per noi, finisce qui in Campania…”.

L’asso nella manica di Iavarone e compagni è la Chiesa, perlomeno quella di Caivano dove dalla loro parte sta il parroco padre Maurizio Patriciello (“scrive spesso sull’Avvenire”, spiega il manager) col sostegno dello stesso vescovo di Aversa Angelo Spinillo. “L’Avvenire da un paio di mesi dedica molto spazio a questo obbrobrio, è un fatto importante, la chiesa di qui è mobilitata dalla parte giusta”, aggiunge Iavarone. Intanto però si avvicina un nuovo imbrunire e sulla piana che dal giuglianese e da Santa Maria Capua Vetere punta verso i monti di Caiazzo, teatro 150 anni fa di scontri decisivi per l’Unità d’Italia, tornano gli incendi della criminalità organizzata. E la popolazione, inerme, corre a chiudere le finestre.

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