Silvio Berlusconi forse non ha capito bene che cosa significa l’affidamento ai servizi sociali in alternativa al carceri.
I suoi numerosi avvocati, a partire dal penalista Franco Coppi, uomo abituato a calibri difficili come Andreotti o Carnevale, dovrebbero spiegarglielo.
L’articolo 47 della legge 354/1975 parla chiaro: il condannato deve mostrare una “personalità”, insomma una condotta, che giustifichi la misura alternativa. Così il secondo comma. Inoltre la misura può essere revocata in caso di comportamento scorretto. Ecco qui di seguito il testo citato della legge:
2. Il provvedimento e' adottato sulla base dei risultati della
osservazione della personalita', condotta collegialmente per almeno
un mese in istituto, nei casi in cui si puo' ritenere che il
provvedimento stesso, anche attraverso le prescrizioni di cui al
comma 5, contribuisca alla rieducazione del reo e assicuri la
prevenzione del pericolo che egli commetta altri reati.
11. L'affidamento e' revocato qualora il comportamento del
soggetto, contrario alla legge o alle prescrizioni dettate, appaia
incompatibile con la prosecuzione della prova.
Perciò quello che è appena passato sotto gli occhi di tutti va esattamente nella direzione contraria.
Il condannato mostra una “personalità” che non cerca alcuna rieducazione.
L’obiezione che si tratta di Berlusconi ha costituito un’anomalia italiana subita da questo paese per troppo tempo.
Perciò non esiste obiezione alla legge.
Sarà un Tribunale di Sorveglianza a decidere sui servizi sociali (o meno, viene da aggiungere a questo punto) per il condannato.
Ci si augura che la legge sia uguale per tutti, compreso Berlusconi.