Informazioni che faticano a trovare spazio

Attilio Maggiulli e la spending review d’oltralpe

La Comédie italienne ha già avuto problemi in Francia. Alla fine del ‘600 il Re Sole la sciolse di fatto, perché gli attori avevano avuto l’idea impudente di annunciare uno spettacolo che si chiamava La fausse prude, cioè la falsa pudibonda, riferito a Madame de Maintenon, amante di Luigi XIV. Il teatro chiuse, gli attori si dispersero per la provincia francese, la Comédie avrebbe riaperto solo più tardi.

Quella di oggi in rue de la Gaité è stata rifondata nel 1980 da Attilio Maggiulli e dall’attrice Hélène Lestrade. Arlecchino, Goldoni, anche contemporanei, in francese.

Fino a quando non è calata anche sul teatrino di La Gaité la spending review transalpina. Era già successo nel 1999. Allora Maggiulli se la cavò vendendo costumi storici di Arlecchino, pubblicando appelli e digiunando.

Oggi ha preferito lanciarsi con la sua auto, una Peugeot (francese), contro le inferriate di Hollande.

Qui il link con una sua recente intervista:

http://www.youtube.com/watch?v=rLzyuOcWZGQ

E qui di seguito un ritratto di Maggiulli lal giornale di Coi rato (Bari) “Lo Stradone”. Maggiulli è nativo di Corato. Ecco:

Attilio Maggiulli, regista e pedagogo, è un maestro dell’eloquio forbito, spassoso, ironico, uomo di passione e sarcasmo. Si diverte alle nostre domande, ci diletta con le sue risposte. Nasce e trascorre la sua infanzia a Corato come “enfante terrible”. L’esuberanza giovanile si trasforma nel tempo in genialità artistica. Si trasferisce a Milano, diventa allievo di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano e di Jacques Lecocq a Parigi, lavora poi con Ariane Mnouckine al Theatre du Soleil e come assistente alla regia con Jean Paul Roussillon alla Comèdie Francaise.

Il Teatro de la Comèdie Italienne

Nel 1974, insieme all’attrice Hélène Lestrade, fonda a Parigi il Teatro de la Comèdie Italienne prima col nome di Teatrino Italiano di Montparnasse, poi, nel giugno 1980 prende il suo attuale nome e si installa al 17 rue de la Gaitè nel vecchio commissariato di polizia della zona. Uno scrigno, piccolo ed accogliente (di soli 100 posti e una troupe permanente di 14 persone), che richiama un pubblico di spettatori in erba e di adulti; un autorevole riferimento della commedia dell’arte in Francia, che lo stesso Giorgio Strehler applaudì favorevolmente nell’ottobre del 1995.

Oltre a Strehler, Maggiulli frequenta personaggi del calibro di Guido Ceronetti, Cesare Garboli, Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Samuel Beckett Giovanni Arpino e Bernardo Valli, e “last but not least” il fotografo Henri Cartier Bresson. Si divide tra l’Europa e gli Stati Uniti ed è felicemente sposato perché «con mia moglie ci vediamo così poco che non abbiamo il tempo per litigare».

Giornalista e commendatore

Vive anche una parentesi giovanile giornalistica: «conservo ancora l’accredito dell’allora direttore di Lotta Continua, il mio antico compagno di studi Enrico Deaglio. Dei miei reportage ed interviste da Parigi non vidi mai un centesimo, ma … mi divertii un sacco».

Il 27 dicembre 2009 il Presidente della Repubblica Italiana lo nomina Commendatore della Repubblica Italiana per meriti.

Tutto sta in una “pernacchia”

Ad oggi Maggiulli ha messo in scena oltre cinquanta piéces della Commedia dell’Arte e del Teatro Barocco e ritiene che tutta la commedia dell’arte sia nella “pernacchia” Divertentissimo al proposito l’aneddoto che ci racconta: «Un giorno stavo dando un corso quando entra Marcello Mastroianni, che mi conosceva, accompagnato da Philippe Noiret e Ugo Tognazzi. A un certo punto Tognazzi mi dice “ma la pernacchia gliel’hai insegnata”? Inizia così a fare una serie di pernacchie, tutte diverse e per tutte le occasioni, davanti ai giovani attori allibiti, a Noiret esterrefatto e a Mastroianni piegato in due dalle risa. Ecco, tutta la commedia dell’arte è nella pernacchia».

Le verità scomode

Tuttavia Attilio oltre che essere un narratore di storie, crede nel teatro d’attore ma fa anche un teatro d’impegno, ha portato in scena Guatanamo Palace nelle università californiane «compreso uno spettacolo su Berlusconi o su Sarkos. Un passaggio della mia irrequieta attività è stato quello dell’aggressione da me subita in occasione dello spettacolo “George W. Bush ou le triste cow boy de dieu”. Gran casino mediatico (Times, Los Angeles Times, etc………) e tra le personalità Susan Sarandon, Robert De Niro, gli amici di Berkeley e altri. Questo riferimento non per gusto masochistico, ma per precisare che la Commedia dell’Arte non é solo quella dei canovacci goldoniani. Attraverso essa si può e si deve praticare un teatro “attuale” che parla alla gente del nostro tempo, di problemi che li riguardano. Un teatro che risvegli le coscienze. Un teatro di satira che stimoli e che dica le verità scomode. Un teatro che non tema di additare il re se questo é nudo».

Pedagogia teatrale

Maggiulli è un conservatore, nel senso che conserva intatto l’ ‘esprit’ di tutti gli Arlecchini, da Goldoni, a Strehler, ad oggi: quella meravigliosa giovinezza, quella sete inestinguibile di vita, quella ‘levitas’ popolare che viene da lontano e che ha eroicamente accompagnato secoli di sofferenze e di fame (quanto alle quali Arlecchino ha un solo emulo, Pulcinella), quello scandalo della miseria che non si prende sul serio e che ride dei suoi assurdi eccessi.

La sua caratteristica è portare in scena testi poco rappresentati, come il Piccolomini, Flaminio Scala o i ragionamenti dell’Aretino, ma non ha molta voglia di uscire fuori dal suo filone (opere di autori italiani del ‘700 come Goldoni e Gozzi). Ha un pubblico affezionato, tra cui quello delle scuole. Per i ragazzi (a prezzi molto più bassi rispetto alla media della ville lumière) fa un teatro gioioso che mette in primo piano l’aspetto pedagogico perché Attilio crede nel fatto che esiste un’educazione che passa attraverso il teatro ma che spiega senza mettersi in cattedra, piuttosto puntando sulla partecipazione dei ragazzi al gioco drammatico: «L’attore prende il bambino come fosse un adulto e gli dice che il teatro non è difficile e che tutto dipende dalla nostra voglia di esteriorizzare i sentimenti».

Intervista con Maggiulli

Da quanto tempo manca da Corato?

Abbandonata, dovrei dire senza rimpianto eccessivo, in età balorda, vissuta essenzialmente in nord Italia, solo una nonna e dei lontani cugini osavano, non senza motivati timori, accogliermi per un soggiorno ben limitato nel tempo. Gli esorcismi alla mia partenza si sprecavano. I miei soggiorni finirono col tempo per diradarsi. Una visita al cimitero, un saluto velocissimo a qualche cugino “réscapé” e via… a Bari, oppure a Locorotondo, presso i vecchi, amatissimi, Pino Scelsi il giudice, ed il fratello Michele, il medico.

Corato è tutta qui?

Vuole forse che faccia della “broderie” attorno alla vecchia e stantia nozione dell’emigrante che attende con impazienza l’arrivo della lattina da cinque litri dell’olio fatto dal vecchio contadino, amico del tuo parente, che ha raccolto le olive nell’oliveto ultrasecolare … ecc. ecc.? Ma lo sai che a Parigi, nel cuore di Montparnasse, nel supermercato sotto casa, si trova la pasta e la mozzarella “made in Corato”?

Possibile che non vi siano ricordi lieti che la legano alla sua città natale?

Forse sì, al mio universo più caro appartiene Maria Di Gennaro e i suoi eredi. Una splendida donna che fa parte di quelle “madeleines Proustiennes” di impossibile digestione. Ella fu per anni la “dame de compagnie”, l’amica, la gentile moderatrice dei furori omerici di mia nonna, alla cui longevità devono in gran parte aver contribuito le mie più famigerate c….te giovanili. La sua casa mi fu in diverse occasioni provvidenziale rifugio e l’affetto mai lesinato. Indimenticabili i suoi dolci di Natale. E pure le adoratissime” sorelle” coratine Matilde Rutigliano, Adriana Scelsi e Sara Fiore, che tanto affetto mi hanno sempre dimostrato e che, con una certa regolarità, mi fanno crepare di invidia ogni qualvolta mi indicano, con non malcelato sadismo, le condizioni climatiche da deserto sub-sahariano pugliesi,mentre qui a Parigi si rischia di gelare dal freddo in pieno agosto.

A breve, dopo oltre 20 anni di inattività causa restauri più volte rimandati, verrà riaperto lo storico Teatro Comunale

Un teatro funzionante in Corato? La favola è troppo bella! Beati voi!

Ecco, appunto, una favola per la quale i coratini auspicano un lieto fine, nel senso che vogliono il luogo funzionante e non un contenitore vuoto e nuovamente chiuso al pubblico. Anche lei ha vissuto il dramma della “chiusura” per mancanza di fondi, schiacciato dalle tasse perché la sua ribalta non fu riconosciuta “teatro d’arte”, ma considerata semplice impresa commerciale. Come è riuscito a risorgere?

Questo episodio è stato da me alquanto metabolizzato poichè risale al 1999. Prima ho venduto i costumi offertimi dal Piccolo Teatro e dalla Scala, per pubblicare a pagamento sui quotidiani parigini (Le Monde e Libération) una “Supplica del povero Arlecchino” a Jacques Chirac e a Lionel Jospin. Poi, nell’attesa di una risposta del presidente e del primo ministro francesi, mi sono messo a digiunare. Dall’Italia mi aspettavo poco e mi sono adeguato alla sentenza: “Come sempre chi fa cultura italiana: solo sorrisi davanti e calcinculo di dietro”. Da allora un “trust” di sponsor ha generosamente contribuito a finanziarlo. Tra questi benemeriti sono da citare l’ENEL, la banca San Paolo, Fiat France, Margherita Agnelli De Palhen attraverso la Fondazione Agnelli e altre società francesi. È necessario non dimenticare che in occasione del mio “affamamento” tutte le personalità italiane e francesi si mobilizzarono in mio favore (Dario Fo, Ettore Scola, Luca Ronconi, etc). Rudolph Giuliani, sindaco della Grande Mela di quel tempo, e Mario Cuomo governatore dello Stato di N.Y. mi offrirono uno spazio e dei fondi per aprire in N.Y. un teatro italiano, offerta che fui costretto di rifiutare per evidenti problemi di … ubiquità. Nel frattempo lo Stato francese aveva accettato le mie richieste accordando al mio teatro non solo lo Statuto di Teatro d’Arte , ma anche delle sovvenzioni rinnovate annualmente.

A proposito della riapertura del nostro teatro, cosa suggerisce di fare per programmare una rassegna teatrale adeguata, considerato che, grazie ai tagli alla cultura nazionali e locali, il settore è in ginocchio?

Dovreste innanzitutto disporre di un abile programmatore che sia capace di “barcamenarsi” tra i differenti interlocutori che non mancheranno di fare “cucù”, parlo con evidenza dell’Assessore alla Cultura, del Clero, degli insegnanti, delle Compagnie di giro e non, e via pavoneggiando. La perla rara, una volta scovata, dovrebbe essere un conoscitore della cosa teatrale capace in tempi di carestia di poter realizzare le classiche nozze con i tanto vituperati fichisecchi. Mi spiego. Con quattro soldi e con tanta immaginazione si possono costruire delle città (portare come esempio i pionieri del Far West). Evitare come la morte le compagnie di giro, quelle che fanno appello ad un teatro che produce spettacoli basati sul nome dell’attore noto, la cui celebrità é il più delle volte di essenza televisiva e che serve come specchietto delle allodole per un pubblico non tanto smaliziato.

A Corato sono presenti diverse scuole di teatro, musica, danza. Alla luce della sua autorevole esperienza, come “sfruttare” (nel senso migliore della parola), queste opportunità?

Dare fiducia alle giovani compagnie tra le più meritevoli esistenti in loco e nel circondario, insistendo sul fatto che il teatro non é lo spazio adibito allo sfoggio delle vanità mondane (la pelliccia nuova e il capo griffato vanno bene per matrimoni e battesimi). Lavorare “a corpo” gli insegnanti e renderli partecipi della vita del teatro. Intercapedine necessaria tra le differenti arti della scena. Commedia, danza, musica….. Bella gatta da pelare….Auguri vivissimi.

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