Informazioni che faticano a trovare spazio

Barbarie inglese: italiana incinta in crisi di panico viene internata e da sedata sottoposta a parto cesareo, con la bambina poi requisita dai servizi sociali…

Una vicenda che neanche nel Medio Evo…

Un’italiana in crisi depressiva e incinta – questa la ricostruzione del Telegraph inglese – è stata internata e poi sedata ha subito un parto cesareo, con la neonata requisita dai  servizi sociali per l’adozione. E’ successo in Inghilterra, 15 mesi fa, si è saputo solo ora. Ne è nata una controversia giudiziaria internazionale. Ecco il Telegraph del 30 novembre e poi corriere.it del I dicembre che ha ripreso oggi la notizia:

Child taken from womb by social services

Exclusive: Essex social services have obtained a court order against a woman that allowed her to be forcibly sedated and for her child to be taken from her womb by caesarean section

A pregnant woman has had her baby forcibly removed by caesarean section by social workers.

Essex social services obtained a High Court order against the woman that allowed her to be forcibly sedated and her child to be taken from her womb.

The council said it was acting in the best interests of the woman, an Italian who was in Britain on a work trip, because she had suffered a mental breakdown.

The baby girl, now 15 months old, is still in the care of social services, who are refusing to give her back to the mother, even though she claims to have made a full recovery.

The case has developed into an international legal row, with lawyers for the woman describing it as “unprecedented”.

They claim that even if the council had been acting in the woman’s best interests, officials should have consulted her family beforehand and also involved Italian social services, who would be better-placed to look after the child.

Brendan Fleming, the woman’s British lawyer, told The Sunday Telegraph: “I have never heard of anything like this in all my 40 years in the job.

“I can understand if someone is very ill that they may not be able to consent to a medical procedure, but a forced caesarean is unprecedented.

“If there were concerns about the care of this child by an Italian mother, then the better plan would have been for the authorities here to have notified social services in Italy and for the child to have been taken back there.”

The case, reported by Christopher Booker in his column in The Sunday Telegraph, raises fresh questions about the extent of social workers’ powers.

It will be raised in Parliament this week by John Hemming, a Liberal Democrat MP. He chairs the Public Family Law Reform Coordinating Campaign, which wants reform and greater openness in court proceedings involving family matters.

He said: “I have seen a number of cases of abuses of people’s rights in the family courts, but this has to be one of the more extreme.

“It involves the Court of Protection authorising a caesarean section without the person concerned being made aware of what was proposed. I worry about the way these decisions about a person’s mental capacity are being taken without any apparent concern as to the effect on the individual being affected.”

The woman, who cannot be named for legal reasons, is an Italian national who come to Britain in July last year to attend a training course with an airline at Stansted Airport in Essex.

She suffered a panic attack, which her relations believe was due to her failure to take regular medication for an existing bipolar condition.

She called the police, who became concerned for her well-being and took her to a hospital, which she then realised was a psychiatric facility.

She has told her lawyers that when she said she wanted to return to her hotel, she was restrained and sectioned under the Mental Health Act.

Meanwhile, Essex social services obtained a High Court order in August 2012 for the birth “to be enforced by way of caesarean section”, according to legal documents seen by this newspaper.

The woman, who says she was kept in the dark about the proceedings, says that after five weeks in the ward she was forcibly sedated. When she woke up she was told that the child had been delivered by C-section and taken into care.

In February, the mother, who had gone back to Italy, returned to Britain to request the return of her daughter at a hearing at Chelmsford Crown Court.

Her lawyers say that she had since resumed taking her medication, and that the judge formed a favourable opinion of her. But he ruled that the child should be placed for adoption because of the risk that she might suffer a relapse.

The cause has also been raised before a judge in the High Court in Rome, which has questioned why British care proceedings had been applied to the child of an Italian citizen “habitually resident” in Italy. The Italian judge accepted, though, that the British courts had jurisdiction over the woman, who was deemed to have had no “capacity” to instruct lawyers.

Lawyers for the woman are demanding to know why Essex social services appear not have contacted next of kin in Italy to consult them on the case.

They are also upset that social workers insisted on placing the child in care in Britain, when there had been an offer from a family friend in America to look after her.

An expert on social care proceedings, who asked not to be named because she was not fully acquainted with the details of the case, described it as “highly unusual”.

She said the council would first have to find “that she was basically unfit to make any decision herself” and then shown there was an acute risk to the mother if a natural birth was attempted.

An Essex county council spokesman said the local authority would not comment on ongoing cases involving vulnerable people and children.

Londra, italiana sedata e fatta partorire:
i servizi sociali le portano via la figlia

La donna era in Gran Bretagna per lavoro e ha avuto una crisi depressiva. In ospedale è stata sottoposta a cesareo forzato

Una donna italiana incinta, in viaggio di lavoro a Londra e vittima di una crisi depressiva per sindrome bipolare è stata sottoposta a parto cesareo forzato dopo l’autorizzazione di un giudice inglese e la figlia è stata affidata ai servizi sociali che hanno avviato le pratiche per l’adozione da parte di una famiglia inglese. Il fatto, avvenuto 15 mesi fa, è stato reso noto dal Telegraph che ha ricostruito l’intera vicenda. I legali della donna – la cui identità non è stata rivelata – parlano di un fatto senza precedenti. «In 40 anni di carriera non ho mai visto un caso del genere» commenta Brendan Fleming, l’avvocato che la difende.

LA RICOSTRUZIONE – La donna era arrivata in Inghilterra nel luglio dello scorso anno per seguire un corso di formazione presso lo Stansted Airport nell’Essex. In seguito ad un attacco di panico, che secondo le persone a lei vicine sarebbe stato provocato dall’errata assunzione dei farmaci che le erano stati prescritti per un disordine bipolare, ha chiamato la polizia, che l’ha accompagnata in un ospedale, poi risultato essere una struttura psichiatrica. Secondo il racconto della donna quando ha chiesto di essere accompagnata in albergo non le è stato concesso e si è trovata di fatto prigioniera in un reparto psichiatrico. Dopo alcune settimane, senza che nessuno l’avvertisse, sarebbe stata sedata e sottoposta a parto cesareo. La figlia, affidata ai servizi sociali, è ora in attesa di adozione. La donna, una volta «rilasciata» è rientrata in Italia e si è rivolta alla giustizia per riavere indietro la figlia, finora però, senza successo.

I SERVIZI SOCIALI- I legali della donna sottolineano che, anche se i servizi sociali britannici avessero operato nell’interesse della neomamma avrebbero comunque dovuto – prima di intervenire – informare la famiglia di lei e i servizi sociali italiani, che si sarebbero potuti certamente occupare della bimba nel modo migliore. «Posso capire – spiega l’avvocato della donna – che qualcuno che sta molto male non sia in grado di dare il proprio consenso ad una procedura medica, ma un cesareo forzato è senza precedenti. Se vi erano poi timori circa la possibilità che questo bambino venisse accudito nel modo dovuto dalla madre italiana, allora le autorità avrebbero fatto bene a avvertire i servizi sociali italiani e fare rientrare il bambino lì».

CONFLITTO GIUDIZIARIO – La vicenda è già diventata un conflitto giudiziario tra Gran Bretagna e Italia. La donna, una volta rientrata in Italia si è rivolta all’Alta Corte di Roma che ha domandato alle autorità britanniche come mai i servizi sociali del Regno Unito siano intervenuti su una cittadina italiana. Il giudice italiano però, in un secondo momento, avrebbe riconosciuto che il tribunale britannico aveva giurisdizione sulla donna che era stata giudicata, all’epoca dei fatti «incapace» di dare istruzioni ai suoi avvocati. Parallelamente alla giustizia italiana la donna ha proseguito il suo iter giudiziario anche in Gran Bretagna dove, sempre attraverso i suoi legali, ha chiesto alla Chelmsford Crown Court che le venisse restituita la figlia. Il giudice però ha solo ammesso che la donna stava meglio, esprimendo parere favorevole sulle sue condizioni psico-fisiche, ma ha comunque rifiutato di riassegnarle la figlia sostenendo che poteva ricadere in un disordine mentale. L’avvocato Brendan Fleming si chiede però come mai la piccola non sia stata affidata a un amico di famiglia che si era detto disposto a occuparsene e perché non siano stati avvertiti i familiari della donna in Italia. Un esperto inglese di diritto di famiglia interpellato dal Daily Teleghraph ha dichiarato al quotidiano che la giustizia italiana si è comportata in modo «altamente insolito». Il deputato britannico liberaldemocratico John Hemming è determinato a portare la questione in Parlamento: «La prima domanda da porsi è come mai non sia stata fatta rientrare in Italia mentre era incinta».

01 dicembre 2013

C.Mar.

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