“Il Presidente non si arrende, merda”. Né Allende né i suoi uomini si arresero l’11 settembre 1973
venerdì, 11 Settembre, 2015Allende con i suoi uomini, l’11 settembre: con Anibal (Juan Montiglio), Bertulin, Mauricio…
Juan Montiglio, ufficiale del Gap (il “gruppo di amici personali” del presidente Allende), aveva 26 anni. Sua moglie Rina aveva avuto due bambini da Juan e che nel 1973 avevano due e tre anni (Tamara ed Alejandro), era poi entrata nel Gap.
La quasi totalità degli uomini del Gap sono stati uccisi l’11 settembre del 1973. In modo terribilmente cruento, presi a raffiche di mitra sul ciglio di una fossa comune e poi una volta finiti là dentro orribilmente storpiati col getto di bombe a mano. Era l’11 settembre del 1973, la carneficina prese due ore tra le 16 e le 18 di quel giorno.
I gap erano odiati, odiatissimi dai golpisti assassini. Avevano difeso la Moneda fino all’ultimo, Allende aveva stretto la mano ad ognuno di loro ringraziandoli, prima di morire. Poco prima, ha raccontato Rina durante un’udienza del Processo Condor in corso a Roma, aveva ricevuto una telefonata dei golpisti che gli offrivano un aereo per riparare all’estero, Allende aveva risposto loro “traditori”.
In aula a Roma pochi mesi fa sono state ricordate le parole di Allende: “Il Presidente non si arrende, merda”.
Con Rina in aula c’è anche Juan Ossess, uno dei pochi sopravvissuti del Gap: un altro è Garcia e vive in Francia, un terzo è Pablo Cepeda e vive a Santiago. Tutto il resto – cinquanta uomini tra i 20 e 25 anni – è stato spazzato via e ridotto a brandelli al Forte Arteaga di Pedelhue.
Non furono solo sterminati allora, nel ’73. Quattro anni dopo, nel ’77, il regime di Pinochet dissotterrò la fossa comune e con le ruspe portarono a mare i poveri resti. Nel Duemila da quei resti recuperati sono stati riconosciuti i Dna di 11 degli uomini dei Gap. Montiglio no. E per Montiglio non è stata fatta giustizia in Cile, così ha risposto al Pm Tiziana Cugini la vedova Belvederessi..
Ma c’è un problema in più, per Juan Montiglio, figlio di un piemontese che a Puerto Montt si occupava dell’hacienda di un proprietario dal cognome Venezia. Juan non lo sapeva, l’ha appreso la vedova Rina anni dopo la sua morte e a rivelarglielo è stata la presunta madre di Juan: lui era nato il 24 giugno del 1947 da una relazione fuori del matrimonio, la vera madre era la figlia del proprietario dell’hacienda, si presume una donna dal cognome Venezia. E siccome il dna mitocondriale si ricava da quello della madre questo è il problema irrisolto per il riconoscimento dei resti di Juan Montiglio. Impossibile identificarli senza il dna materno.
“Non ho mai cercato quella donna – spiega Rina Belvederessi -. Forse vive ancora nell’area di Puerto Montt, chissà…”.
Juan Montiglio in una delle foto più note della Moneda lo si vede l’11 settembre del 1973 insieme ad Allende, mentre il Presidente esce dal palazzo presidenziale attorniato da tre uomini armati. Il primo è Mauricio, dietro di lui c’è Bartulin, il terzo con i baffi è Anibal. Cioè Juan Montiglio.
tagged under: Bertulin.Juan Montiglio.Mauricio.Processo Condor.Rina Belvederessi.Salvador Allende
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