Informazioni che faticano a trovare spazio

Kurdi

Curdi. La famiglia sterminata sulle coste di Bodrum, in Turchia, è una famiglia curda. Il cognome stesso, Kurdi, è già abbastanza chiaro. Curdi di Kobane, la città martire dove si è consumata la difesa strenua di quell’occidente che contro i macellai dell’Isis non sembra in grado di fare granché salvo quello che sono riusciti a fare i curdi respingendo a Kobane gli integralisti del califfato nero.

Eppure nel sacrificio terribile di questi bambini e della madre questo aspetto non sembra colto.

Profughi siriani. Di più non si vuole sapere.

L’occidente non vuole sapere nulla dei curdi. Sì, hanno battuto l’Isis mentre i carri armati della Turchia sorvegliavano dall’alto il confine a Kobane.

I curdi ammassati alla frontiera non potevano rientrare a Kobane, la Turchia glielo impediva.

Ma la mostruosità maggiore è stata realizzata dopo che Kobane era stata liberata dai curdi.

La Turchia li ha bombardati, i curdi, con vari raid aerei. Nel silenzio generale.

Ma come? Bombardare gli unici che si sono dimostrati in grado di fronteggiare e battere l’Isis?

Gli Stati Uniti hanno lasciato fare. L’occidente non ha aperto bocca.

Che orrore.

Eppure c’è una coalizione contro l’Isis, che si riunisce in gran pompa tenendo fuori dalle riunioni i curdi.

Poi si aggiungono altri ordinari quanto miserabili aspetti dell’agire della nazioni.

La famiglia Kurdi aveva chiesto invano al Canada di potersi ricongiungere con i familiari presenti in quel paese. Richiesta respinta. Respinta da un paese di 30 milioni di abitanti dispersi su uno dei territori più grandi del mondo, quel Canada che è ufficialmente impegnato nella coalizione anti-Isis.

Che buffonata.

E che miseria sostanziale.

 

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