Giovani tunisini, in 30 mila venuti verso l’Italia, mille i morti, 200 gli scomparsi
martedì, 14 Febbraio, 2012Tunisini, in 30 mila sono partiti alla volta dell’Italia, mille sono quelli morti in mare, di 200 si sono perse le tracce. Il punto sulla mobilitazione per ritrovarli lo fa Ansamed. Ecco:
Immigrazione: Tunisia cerca i suoi desaparecidos del mare
Presto in Italia esperti in Dna e impronte digitali
(ANSAmed), 13-02-2012
Diego Minuti
– TUNISI – Quando, il 14 gennaio dello scorso anno, Zine El Abidine Ben Ali fuggi’ verso l’esilio in Arabia Saudita, nel suo regime, che non aveva retto all’impatto della protesta popolare e della ”rivoluzione”, nessuno forse pensava che l’emorragia di giovani verso l’Italia e quindi l’Europa sarebbe continuata a ritmi infernali. Eppure e’ quel che e’ accaduto e, solo con l’accordo della primavera passata, tra Italia e Tunisia, i viaggi della disperazione quasi si sono fermati, riducendo il fiume dei fuggiaschi ad un rigagnolo. Ma, in quei mesi, quando ancora l’accordo non c’era, in migliaia partirono, spesso sfidando la morte, e tanti di loro sono scomparsi, forse inghiottiti dal mare, forse fuggiti, una volta toccate le coste italiane. Questa e’, pero’, una ferita che la nuova Tunisia non sente rimarginata e ora ha deciso di fare di tutto per avere le risposte che cerca sulla sorte di questi figli di cui non ha piu’ notizia. A rendere piu’ complessa questa speranza e’ anche il fatto che i ragazzi tunisini in fuga (mutuando quel che fanno da sempre i loro ‘fratelli’ algerini, gli arragah), una volta in mare gettano i documenti, per rendere difficile, nel caso finiscano nelle mani delle forze dell’ordine italiane, l’opera di identificazione e, quindi, le procedure di espulsione. E’ anche per questo che molti dei cadaveri dei clandestini recuperati in mare o sulle spiagge italiane giacciono, nelle celle frigorifere degli obitori soprattutto siciliani, in attesa di avere un nome. Per questo il governo tunisino ha deciso di istituire una commissione che, avvalendosi delle piu’ avanzate tecniche di identificazione – come l’esame del dna e il rilevamento delle impronte digitali anche in cadaveri in stato di saponificazione, come quelli che sono rimasti per troppo tempo in mare -, cercheà ’ di riportare a casa i corpi di questi sfortunati ragazzi. Quella annunciata dal segretario di Stato all’Emigrazione e ai Tunisini all’estero, Houcine Jaziri, non e’ solo una scelta di giustizia, ma anche una risposta alle famiglie di quelli che sono partiti e che, per quando ne sanno, non hanno mai raggiunto la loro meta. Dei trentamila che, dal gennaio all’aprile dello scorso anno, presero il mare, spesso su simulacri di barche, abbandonati a loro stessi da trafficanti di essere umani spietati e avidi, di duecento si ignora ancora la sorte, mentre per un migliaio si ha la certezza della morte in mare. La commissione, di cui faranno parte funzionari dei Ministeri della Giustizia, degli Esteri, della Difesa e dell’Interno e le squadre di tecnici, una volta avuto il via libera dalle autorita’ italiane, comincera’ la sua difficile missione. Sotto una pressione enorme, occorre precisarlo, da parte dell’opinione pubblica, che considera questa una partita da chiudere prima possibile. Ma le difficolta’ sono enormi. Per questo lo stesso Jaziri predica pazienza: ”Abbiamo gia’ avviato le necessarie procedure, ma le famiglie devono comprendere che tutto questo prendera’ del tempo”. (ANSAmed).
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