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Il casalese pentito e le Terre dei Fuochi: Schiavone racconta i rapporti con la P2 ed elenca i posti degli sversamenti

Carmine Schiavone finalmente “desecretato”. Che cosa aveva riferito il casalese pentito alla commissione Ecomafie?

Dice che due tra i principali seppellitori di rifiuti speciali sono Cipriano Chianese, a capo della Resit, e il suo socio Gaetano Cerci. Ovvero gli stessi imprenditori che continueranno a fare affari con lo Stato negli anni successivi, quando l’emergenza rifiuti diventerà incontrollabile. E che ora sono sotto processo. Chianese – aggiunse Schiavone – aveva introdotto Cerci in circoli culturali ad Arezzo, a Milano, dove aveva fatto le sue amicizie. Attraverso questi circoli culturali entrò automaticamente in un gruppo di persone che gestiva rifiuti tossici. Lavorava a Milano, Arezzo, Pistoia, Massa Carrara, Santa Croce sull’Arno, La Spezia. Cerci si trovava molto bene con un signore che si chiama Licio Gelli».

La P2 entra dunque a gamba levata nel riciclo dei rifiuti tossici in Campania.

E dove è avvenuto tutto ciò? Rifiuti tossici sono stati interrati lungo tutto il litorale Domizio e sversati anche nel lago di Lucrino, specchio d’acqua che si trova nell’area flegrea. Schiavone raccontò che erano coinvolte diverse organizzazioni criminali – come mafia, `ndrangheta e Sacra Corona Unita – tanto da fare ipotizzare che in diverse zone di Sicilia, Calabria e Puglia, le cosche abbiano agito come il clan dei Casalesi.

I siti? Schiavone citò una serie di località nell’hinterland di Napoli: «Pure a Villaricca abbiamo fatto scaricare 520 fusti tossici in una cava che fu scavata nel terreno tramite Mimmuccio Ferrara. Durante lo scarico un autista rimase cieco». Ma anche luoghi molto frequentati, a due passi dai centri abitati: « A Casal di Principe, dietro il campo sportivo e nei pressi della superstrada. I camion delle ecomafie imperversavano poi lungo il litorale domizio: «Nel 1992 c’erano 10mila ettari di terreni che costeggiavano tutta la Domitiana, tutti per l’Eurocav e tutto scavato a 30, 40 e 50 metri. Le draghe estraevano sabbia e le buche venivano sistematicamente riempite. Se lei guarda l’elenco che le ho consegnato vedrà che ci sono 70-80 camion di quelli che smaltivano dal nord Si tratta di milioni e milioni di tonnellate. Io penso che per bonificare la zona ci vorrebbero tutti i soldi dello Stato in un anno».

Sotto terra sono finite anche scorie nucleari: «Sono al corrente che arrivavano dalla Germania camion che trasportavano fanghi nucleari che sono stati scaricati nelle discariche. Alcuni dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba». Come avveniva l’interramento? «Di notte i camion scaricavano rifiuti e con le pale meccaniche vi si gettava sopra un po’ di terreno. Tutto questo per una profondità di circa 20-30 metri nella zona di Parete o di Casapesenna, in cui la falda acquifera è più bassa vi sono punti che si trovano a 30 metri».

Dunque 17 anni dopo la sua deposizione alla Commissione Ecomafie, presidente Massimo Scalia, e dopo aver ottenuto una secretazione di venti anni Schiavone è stato finalmente rimesso in circolazione. Grazie alla presidente della Camera Boldrini e alla vicepresidente Sereni il racconto del casalese è ora finalmente pubblico.

L’atto della Presidenza non è arrivato dal cielo: interrogazioni parlamentari e richieste di singoli (il sottoscritto aveva avanzato richiesta di pubblicizzazione alla vicepresidente Sereni) hanno agito nel senso giusto.

E ora? Né la provincia di Caserta né quella di Napoli dispongono del censimento dei siti agricoli tossici, nonostante i racconti e i resoconti di numerosi pentiti. Perché?

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