Informazioni che faticano a trovare spazio

Il despota russo segrega in una colonia penale della Siberia Nadia Tolokonnikova, 23 anni, leader delle Pussy Riot

Colonia Penale. Nizhni. Non è Nizhni Novgorod, no, quella zona è troppo vicina a Mosca. No qui siamo direttamente in Siberia. E’ laggiù che il despota russo ha fatto finire una giovane donna colpevole di essere una sua accusatrice. Poi il mondo discute con questa bestia al potere, lo riceve, si genuflette ai suoi piedi. Che schifo, no?

Pussy Riot. Fa venire in mente Kolyma. I campi di Kolyma. Cosa sarà mai cambiato nelle colonie penali russe, dagli zar a Stalin a Putin?

Che ne dite di protestare per questa infamia?

Qui di seguito l’articolo da corriere.it:

RUSSIA

Pussy Riot, Nadia trasferita in Siberia
Il marito: «È in un campo di lavoro»

Si tratterebbe della colonia penale n° 50 a Nizhny Ihash
«Punita per la sua lettera di denuncia»

Trasferita in una colonia penale in Siberia. Sarebbe questo il destino di Nadia Tolokonnikova,di cui si erano perse le tracce da quasi due settimane. A denunciare la vicenda è il marito, Piotr Verzilov, che ha diffuso la notizia via Twitter, citando fonti attendibili. Era stato proprio lui, alcuni giorni fa, a denunciare di non avere notizie della moglie, da quando era stata trasferita dal campo di lavoro in Mordovia, dove scontava la pena a due anni di detenzione per la performance «anti-Putin »inscenata nella cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca nel 2012.

«PER PUNIZIONE»– A detta dell’attivista, Nadia è diretta verso un istituto penitenziario nella regione siberiana di Krasnoyarsk. Si tratterebbe della colonia penale n° 50, nella città di Nizhny Ihash, lungo il percorso della Transiberiana, a quattro fusi orari di differenza da Mosca. «Essenzialmente – ha aggiunto Verzilov – è stata trasferita a 4.500 chilometri dalla Russia centrale, nel cuore della Siberia, come punizione per la l’eco che ha avuto la sua lettera». Si tratta della lettera in cui Nadia denunciava soprusi e violazioni dei diritti umani nella colonia penale in Mordovia. Il marito della 23enne – che a settembre era finita in ospedale dopo uno sciopero della fame per protestare contro il «lavoro schiavista» imposto alle detenute – ha poi ricordato che non vede la moglie dal 22 ottobre.

«STA BENE » – Il commissario dei diritti umani russo, Vladimir Lukin, ha confermato che l’attivista è in viaggio verso un nuovo carcere, ma non ha specificato quale. «Mangia e dicono che la sue condizioni di salute sono soddisfacenti», ha dichiarato a Interfax, aggiungendo che il trasferimento sta avvenendo in modo «completamente isolato» per motivi di sicurezza. La Russia impiega giorni se non settimane a trasferire, di solito in treno, i suoi detenuti. Le autorità penitenziarie ribadiscono che la prassi non prevede di informare i familiari.

LA CANZONE E IL CARCERE – Insieme a Nadia sono altre due le Pussy Riot in carcere ( Yekaterina Samutsevich e Maria Alyokhina) con una condanna a due anni per vandalismo e vilipendio: nel febbraio 2012 avevano fatto irruzione nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, cantando una canzone ritenuta blasfema, una preghiera alla Vergine Maria affinché liberi la Russia da Putin.

05 novembre 2013

Redazione Online .- corriere.it

e ancora:

The husband of jailed Pussy Riot member Nadezhda Tolokonnikova says his wife has been transferred from a penal colony in Russia’s Republic of Mordovia to a penitentiary in the neighboring Republic of Chuvashia.

Pyotr Verzilov quoted unnamed sources on October 23 as saying that Tolokonnikova was either on her way or had already arrived in the town of Aladyr in Chuvashia, where she is expected to serve the rest of her prison term.

Tolokonnikova went on a hunger strike in late September to protest conditions and alleged death threats by officials at the penal colony in Mordovia.

She ended her hunger strike after one week when prison authorities promised to relocate her but resumed it on October 18 after authorities failed to relocate her.

Tolokonnikova was jailed for two years over a protest against President Vladimir Putin’s rule in a Moscow cathedral in early 2012.

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