Informazioni che faticano a trovare spazio

Sequestrati 26 ettari per palazzoni tra Tor Marancia e Grotta Perfetta. Lì sono stati risotterrati importanti beni archeologici, come questa via romana in basolato…

Sequestrati dalla Forestale 26 ettari tra Tor Marancia e Grotta Perfetta dove il consorzio dei “palazzinari” romani ha fatto cosiddette opereprovvisionali (parcheggi ecc) per un insediamento di 32 palazzine a optto piani. Le palazzine non sono nel parco dell’Appia Antica, le opere provvisionali sì.

Finalmente il grido dei cittadini – un comitato che diretto da Giuseppinsa Granito ha portato avanti da tre anni a questa parte la battaglia – è stato raccolto dallew istituzioni. In questo caso unGip e come polizia giudiziariail Corpo Forestale dello Stato.

Meno chiara è la posizione di altre forze in campo, diciamo ambientaliste, che non hanno ancora espresso un analogo apprezzamento. Perché?

A suo tempo mi è capitato di moderare u8na manifestazione dei comitati di Grotta Perfetta alla quale presero parte Renato Nicolini, oggi purtroppo non più tra noi, l’urbanista Paolo Berdini, il presidente dell’allora XI circoscrizione (oggi VIII) Andrea Catarci, Mirella Belvisi di Italia Nostra, Rita Paris della Sovrintendenza speciale archeologica di Roma

Si protestava per l’interramento degli importanti reperti archeologici trovatoi – una bvia in basolato, una villa romana, altre pertinenze – “sacrificati” sull’altare dei grandi palazzoni in attesa di costruzione, un altro scempio all’agro romano e alle sue ricchezze.

Qui di seguito pubblico il pezzetto che ho appena fatto per corriere.it per ricordare questi fatti:

La scoperta della villa romana e della strada in basolato, un lungo tratto molto ben conservato come mostrano le foto, nella zona in cui era prevista la nuova colata di cemento tra Tormarancia e Grotta Perfetta non era passata sotto silenzio ed era stata contestata da comitati locali che avevano promosso iniziative per dire no ai palazzoni ad otto piani e no alla perdita del nuovo bene archeologico appena ritrovato e destinato ad essere ricopetrto di terra.

Contro la nuova colata di cemento, nel 2011, erano state presentate un’interrogazione parlamentare, un esposto in procura, un ricorso al Tar con ben 10 presunti dubbi di legittimità sollevati. A far scandalo era soprattutto il rinvenimento dei preziosi reperti archeologici: una villa romana di epoca imperiale, una necropoli, due strade confluenti in basolato. I cittadini, riuniti nel “Coordinamento per la salvaguardia dei beni comuni”, chiedevano alle istituzioni – Regione Lazio e Roma capitale – di rivedere il progetto, alla Soprintendenza di pubblicare gli atti e, sostenuti dal senatore Stefano Pedica, che presentò l’esposto e l’interrogazione, avevano anche formulato le loro proposte per la tutela dei reperti e la riconversione dell’area interessata. Una manifestazione fu tenuta di fronte ai “Granai” il 13 ottobre in via Mario Bianchini,. Sembrava però che nessuno volesse raccogliere quel grido di protesta. Invece non è stato così.

Nel mirino anche la decisione della Sovrintendenza archeologica che però proprio in quella occasione della manifestazione pubblica incontrò i cittadini e spiegò che non avendo mezzi a disposizione e personale per permettere un’adeguata “valorizzazione”, come Sovrintendenza archeologica era costretta per legge a garantire almeno la “tutela”, cioè la conservazione del bene e che l’unico modo a disposizione era la ricopertura in terra. In attesa di tempi migliori, Da questo punto di vista la posizione sostenuta nell’occasione da Rita Paris, da anni alle prese con problemi analoghi in quel vasto e ricchissimo comprensorio archeologico che è l’Appia Antica di cui è responsabile, non era certamente nuova e rinviava alla scarsa attenzione che i governi hanno avuto in tutti questi anni per la salvaguardia dei nostri beni archeologici.

Paolo Brogi

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