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Mimmo Lucano, sindaco di Riace. “Fortune” lo incorona ancora tra i 50 personaggi politici più importanti del pianeta

Mimmo Lucano, sindaco di Riace, Calabria, sindaco di migranti. La rivista americana “Fortune” lo classifica, unico italiano, tra i 50 personaggi più importanti del pianeta.

Ecco il capitolo che gli ho dedicato pochi anni fa nel mio libro “Uomini e donne del Sud”.

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Mimmo il curdo

Nel 2010 il terzo miglior sindaco del mondo secondo il World Mayor Prize è stato Mimmo Lucano, sindaco di Riace, in Calabria. Riace terzo, dopo Mexico City e Oklahoma City, milioni di abitanti rispetto a poche centinaia. Quasi un miracolo, ma perché il premio? Per aver saputo accogliere e aiutare immigrati venuti dal mare…”For compassion and courage”, spiega il sito del World Major Prize. Riace in fin dei conti è nota per i due magnifici bronzi trovati nel 1972  in quel ricco mare ionico calabrese dove trent’anni dopo è stato pure ripescato un magnifico leone in bronzo. I bronzi in attesa di destinazioni definitive sono oggi a Reggio Calabria, invano richiesti in tempi recenti da Silvio Berlusconi che voleva portarseli alla Maddalena primitivo sito del G8 trasmigrato poi a L’Aquila. Strada facendo Berlusconi aveva poi cercato di prelevare il celebre Pugilatore da Palazzo Massimo a Roma, anche in quel caso respinto dalla soprintendenza, e alla fine si era accontentato dell’asportazione di quattro gruppi marmorei trasferiti a Palazzo Chigi dal Museo delle Terme di Diocleziano a Roma, compreso un Marte e Venere (col famoso rifacimento del pene mancante al dio, opera commissionata all’Istituto centrale del Restauro e costata ai contribuenti circa 14 mila euro suonanti). Ma queste sono altre storie che riferiamo proprio per arrivare al dunque, che è esattamente di segno opposto, appunto a Riace. Non più paese dei bronzi, ma oggi luogo per eccellenza di accoglienza di immigrati. La storia dunque è quella di un piccola paese della Calabria reggina jonica, spopolato ormai dall’emigrazione in cui alla fine degli anni ’90 – per l’esattezza nel 1998 – si riaccende una fiammella grazie a un barcone di trecento curdi approdato sotto il villaggio. “Sembravano un regalo venuto dal mare – spiega Mimmo Lucano, all’epoca quarantenne insegnante in un’istituto tecnico industriale, reduce da una ricerca condotta con un amico sull’emigrazione subita da Riace -. Eravamo freschi di dinamiche d’emigrazione, in un paese in cui ormai era tutto chiuso, scuola, bar, esercizi commerciali. Ci eravamo immersi nel mondo dei nostri compaesani finiti a Buenos Aires, in Canada, a New York, in Australia e poi negli ultimi quarant’anni a Torino, alla Fiat. Ci guardavamo intorno,  chiedendoci che fare…Ed ecco questi trecento profughi che sbarcano. Ho pensato: che coraggio, attrraversare tutto questo mare per cercarsi una nuova vita,  rischiare la morte per crearsi un minimo di futuro, ecco esistenze straordinarie da aiutare…”. E’ così che è nato un progetto di lungo respiro che ha visto transitare da Riace oltre cinquemila migranti, a ondate alterne compresa l’ultima dal Nordafrica e dalla Libia. All’inizio erano curdi, poi afgani, eritrei, somali, nigeriani, palestinesi…

Mimmo Lucano ha subito pensato a quel palazzo disabitato in pieno paese, palazzo Pinnaro: lì sono nati i primi servizi, la scuola. E poi c’erano tante case ormai abbandonate: gli uomini si sono messi a risistemarle, le donne hanno avviato lavori di artigianato, il paese ha cominciato a rifiorire, si sono riaperti alcuni esercizi commerciali. Per sostenere questo processo Lucano ha fondato l’associazione “Fare futuro – Don Puglisi”, poi ha coinvolto una serie di residenti nell’ospitalità agli immigrati riuscendo alla fine a spuntare dalla Protezione Civile una somma di venti euro al giorno ad immigrato accolto, somma che promessa è stata a lungo poi non garantita. Dal 2001 il comune aderisce al Piano nazionale di accoglienza e si fa carico di richiedenti asilo che arrivano dai centri di Lampedusa o di Crotone. E così intanto era riuscito a riaprire la scuola…

Lucano a capo di una lista civica si è ritrovato sindaco nel 2004 ed è stato riconfermato nel 2009. Non tutti ovviamente erano d’accordo con lui, qualcuno glielo ha ricordato con qualche colpo di pistola nelle saracinesche del paese, un paio di cani del figlio sono morti avvelenati. Lucano preferisce non parlarne. Riace però è diventato un esempio, un altro paese che l’ha imitato è Acquaformosa, un paese arberesh, sono una quarantina i comuni che man mano nel calabrese si sono in seguito accodati. Modello, integrazione e convivenza. Oggi a Riace i migranti sono duecento, i problemi più grossi sono venuti nel 2012 con i fondi della Protezione Civile, promessi e poi non elargiti finché non ne è nato uno sciopero della fame del sindaco seguito da proteste degli stessi migranti sulla statale jonica. Ai primi di settembre sono finalmente arrivati 600 mila euro, dei due milioni preventivati, una boccata d’ossigeno per Riace solidale.

“La nostra è stata un’esperienza senza progetti, senza economia, un atto di speranza – spiega Lucano -. Il paese non c’era più, ridotto a 500 abitanti dai tremila dell’immediato dopoguerra, e con il grosso spostato a Riace Marina, ora è tornato a vivere. Siamo come una Lampedusa sulla costa. Riace è un luogo di emigrazione, un luogo di incertezza…”.

Wim Wenders gli ha dedicato un’opera delle sue, si chiama “Il volo”, 32 minuti in 3d tra Riace e Caulonia. A Berlino presentandolo si è spinto a dire¨ “La vera utopia non è nella caduta del muro di Berlino, è in Calabria a Riace…”. A Roma alla Casa del Cinema Wenders ha poi aggiunto: “Tutti siamo abituati al fatto che buona parte della realtà che abbiamo di fronte agli occhi è francamente piuttosto brutta, che induce al pessimismo, specie se guardiamo molto la televisione e invece a me è piaciuta l’idea di montare su questo schermo qualche cosa che è bello e che è quasi utopico ma calato in un paesaggio che ultimamente (come vogliamo dire) non gode molto di buona stampa, non godono di buona stampa gli immigrati, non godono di buona stampa i poveri. Il problema della povertà, della miseria, non gode di grande popolarità sul pianeta, quindi alle volte occorre soltanto un semino di utopia per vedere le cose con occhio diverso. Spero davvero moltissimo che quel granello di utopia che abbiamo visto tutti quanti lì a Riace possa crescere, diventare una cosa più grande, qualche cosa che ci indica il cammino che ci porterà a vedere gli immigrati non più un problema ma come una soluzione”. Da Lampedusa l’eco si queste parole è accolta dal nuovo sindaco Giusi Maria Nicolini, che subentrata da poco a un’amministrazione più allarmista sta facendo del suo meglio per mostrare un volto di accoglienza ai profughi che continuano ad arrivare dal mare in mezzo a morti e tragedie che si ripetono.

 

 

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