Perché Papa Francesco è andato a Temuco…
mercoledì, 17 Gennaio, 2018LA LEZIONE DI TEMUCO
Papa Francesco è andato a Temuco, 600 km a sud di Santiago in Cile, per incontrare i Mapuche, il popolo originario di quelle terre del Sud del mondo. L’incontro è avvenuto in un areodromo, quello di Maquehue, che fu usato per la carovana della morte e per l’eliminazione dei “desaparecidos” cileni…Come Omar Venturelli, le cui ultime tracce sono proprio in quell’aerodromo…
Forse Bergoglio è andato a Temuco proprio per Omar Venturelli. E’ un nome che gli è stato ricordato non molto tempo fa dalla figlia del “desaparecido”, Maria Paz, durante una delle udienze papali del mercoledì. Maria Paz quel giorno sul sagrato di San Pietro a Roma (la prima a destra nella foto dei familiari dei desaparecidos all’udienza papale) riassunse in pochi minuti, il tempo strettissimo delle udienze, la storia di suo padre…
Omar Venturelli, “desaparecido”, era un “prete” di origine italiana (la famiglia proveniva da Pavullo, nel modenese) che stava dalla parte dei Mapuche, così la Chiesa lo spretò poco prima che la destra golpista scatenasse il golpe dell’11 settembre del 1973.
Il vescovo che gli tolse i sacramenti si chiama Piñera, come il prossimo presidente cileno che subentra alla Bachelet e che è un industriale di destra.
Quel vescovo venne a Roma per testimoniare a favore dell’avvocato Alfonso Podlech, il pm militare sotto il quale Venturelli è scomparso nel sistema carcerario in cui era stato inghiottito da una ventina di giorni in quell’ottobre del 1973.
Il vecchio vescovo, compromesso col regime di Pinochet e con i suoi sgherri, venne a dire fesserie nell’aula della Corte d’Assise a Roma. E del resto quel processo si chiuse poi con un pugno di mosche, assolvendo per insufficienza di prove (art 530 del nuovo codice) l’ex Fiscal Alfonso Podlech Michaud accusato di omicidio (qui nella foto).
Da Temuco erano venuti a Roma parecchi testimoni, militanti sopravvissuti alle torture dei militari golpisti di Pinochet. Succedeva pochi anni fa.
Ad ascoltare le udienze la vedova Fresia che poi è morta e la figlia Maria Paz che aveva solo 3 anni quando il padre era stato sequestrato dai golpisti (sotto in Vaticano e durante un’udienza del processo).
Durante il processo Podlech, che non ha mai mostrato l’ombra di un minimo pentimento, lui avvocato dei terratenientes prima e poi esecutore del terrore pinochettista, arrivò a dire: “Voi in Europa non avete mai capito cosa è successo da noi in Cile…”.
Già.
Del delitto Venturelli si è poi tornati a parlare, per fortuna, dentro il processo per il Piano Condor e in quella sede il governatore militare della regione di Temuco, Ramirez Ramirez, imputato in contumacia, è stato condannato all’ergastolo. Succedeva poco tempo fa.
Al tempo del primo processo poi capitò un momento in cui bisognava protestare contro un alto prelato cileno che andava chiedendo in Cile un’impossibile amnistia con cui liquidare gli orrori del passato. Maria Paz Venturelli scrisse allora al Papa, non era ancora Bergoglio sul trono di San Pietro, e l’accompagnai a consegnare alla Sala Stampa vaticana in via della Conciliazione quella lettera di protesta con cui si denunciava un volgare tentativo di negazionismo nei confronti dei dolori infiniti irrisolti del passato. Quando torna a Roma Papa Bergoglio se la faccia recapitare, ci leggerà le ragioni di una sofferenza che è ancora non sanata…
Perché ricordare queste cose?
Perché Omar Venturelli era dalla parte dei Mapuche. Cioè del popolo originario dell’Araucania che continua a considerare “la terra” come un bene comune di tutti e non vede neanche di buon occhio il sistema dei confini, nonostante le Ande, coltivando l’idea bellissima di un paese sostanzialmente indiviso.
Combattuti dagli “europei” di Argentina e Cile i Mapuche continuano ad essere perseguitati dal Cile moderno, anche dal Cile della Bachelet che si è ben guardata dall’impedire che contro i Mapuche si continui ad usare la micidiale legge antiterrorismo. Una legge con cui i carabineros cileni ne combinano di ogni colore usando spesso le armi e la violenza come meccanismo di controllo, in quelle lontane lande dell’Araucania.
Il Papa che si schiera dalla parte dei Mapuche, denunciando quella violenza che nega loro i diritti umani, è un buon segno. Va da sé che invitare i Mapuche ad evitare a loro volta la violenza – sistema di cui sono le prime vittime e i primi bersagli – suona come un aggiustamento interlocutorio di cui poteva fare a meno.
A Temuco oggi si è tentata comunque una prima riparazione a favore del popolo Mapuche, da sempre attaccato e colpito dalle oligarchie e dai latifondisti che ricordiamo hanno nel cono sud dell’America Latina possedimenti sterminati e spropositati con milioni di ettari come sappiamo anche per una delle più note case venete di abbigliamento.
Una cosa avrebbe potuto aggiungere Papa Bergoglio. Avrebbe potuto chiedere la cessazione dell’utilizzo dell’infame legge antiterrorista con cui si cerca di liquidare ciò che resta dei poveri Mapuche.
Un’altra cosa il Papa dovrebbe poi ottenere dalla Chiesa di Temuco, depositaria probabilmente di tanti segreti compresi quelli dei resti dei poveri “desaparecidos”: farsi dire quello che le gerarchie cattoliche sanno e non dicono.
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