Rodolfo Graziani, il criminale di guerra che Affile onora
mercoledì, 10 Aprile, 2013Immirù Hailè Sellasse (generale di Hailè Selassiè): “Fu uno spettacolo terrificante… Era la mattina del 23 dicembre 1936, avevo da poco attraversato il Tacazzè quando comparvero nel cielo alcuni aeroplani… quel mattino non lanciarono bombe ma strani fusti che si rompevano non appena toccavano il suolo o l’acqua del fiume e proiettavano intorno un liquido incolore… alcune centinaia dei miei uomini erano rimasti colpiti… e urlavano per il dolore, mentre i loro piedi nudi, le loro mani, i loro volti si coprivano di vesciche.”
Iprite: contravvenendo al Protocollo di Ginevra del 17 giugno 1925, sottoscritto anche dall’Italia all’aviazione italiana fu quindi ordinato di utilizzare su larga scala il terribile gas, che, irrorato dagli aerei in volo a bassa quota, sia sui soldati che sui civili, venne usato con la precisa finalità di terrorizzare la popolazione abissina e piegarne ogni resistenza.
Contemporaneamente (15 dicembre del 1936), anche Rodolfo Graziani ottenne dal Capo del governo Mussolini l’autorizzazione all’uso delle armi chimiche. Graziani fu autorizzato “per supreme ragioni di difesa”. L’uso fu effettuato a partire dal 23 dicembre sulla località di Areri, presidiata da Ras Destà, da parte di tre aerei Caproni 101 bis. Gli attacchi furono ripetuti in date 25, 28, 30 e 31 dicembre, per un totale di 125 bombe complessivamente lanciate.
Il 15 aprile Graziani aveva dato inizio all’offensiva su Harar dopo aver gasato e bombardato per un mese la difesa etiope iniziando così l’attacco da terra. Il vescovo cattolico di Harar scrisse ai suoi superiori in Francia: “Il bombardamento che gli italiani hanno fatto contro la città è un atto barbaro che merita la maledizione del Cielo”.
Rodolfo Graziani (Filettino, 11 agosto 1882 – Roma, 11 gennaio 1955) è stato un generale italiano il cui nome è ststo inserito dalle Nazioni Unite, su istanza dell’Etiopia, nella lista dei criminali di guerra.
Graziani fu impiegato nel Regio esercito italiano durante la prima e seconda guerra mondiale. Fu uno dei più importanti gerarchi del fascismo italiano.
Operò nella guerre coloniali italiane: nella “riconquista” della Libia (1921–1931) e durante la Guerra d’Etiopia e nella successiva repressione della guerriglia abissina (1935–1937). Durante la seconda guerra mondiale divenne governatore e comandante superiore in Libia ma venne duramente sconfitto dall’esercito britannico (1940–1941) e sostituito. Dopo un periodo di ritiro accettò da Mussolini l’incarico, nella costituenda Repubblica Sociale Italiana, di Ministro della Guerra che mantenne fino al crollo finale del 1945, prendendo parte alla lotta contro la Resistenza italiana ed ai tentativi di ricostituire un nuovo esercito italiano filo-nazista nell’ambito della RSI.
Venne inserito dalle Nazioni Unite nella lista dei criminali di guerra (per l’uso di gas tossici e per i bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa) su richiesta dell’Etiopia, ma non venne mai processato. Fu invece processato e condannato a 19 anni di carcere per collaborazionismo, ma scontati quattro mesi fu scarcerato.
Ecco il personaggio che ad Affile è stato onorato di un sacrario costruito con soldi pubblici, oltre 130 mila euro forniti dalla Giunta regionale Lazio guidata da Renata Polverini.
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